venerdì 4 dicembre 2009

A scuola di economia dal Prof. Sciascia

La lezione economica di Sciascia
Quell'inutile balletto sull'andamento del Pil


di Andrea Lanza

Nel ventesimo anniversario della morte di Leonardo Sciascia, occorre riscoprire la lezione di economia del maestro di Racalmuto, in modo da non illuderci troppo con le previsioni sull’andamento del Pil.

Ma procediamo con ordine, contestualizzando lo Sciascia economista e l’inutile balletto sull’andamento del Pil. In molte delle sue opere (ne cito solo due: Il giorno della Civetta e A ciascuno il suo, ma l’elenco potrebbe essere lungo), infatti, Sciascia racconta storie di corruzione e di malfunzionamento delle istituzioni. Certo, egli segue il registro della creazione letteraria, ma dalla sua prosa asciutta sgorgano concetti economici. Di più, l’opera di Sciascia scorre in parallelo con (e in qualche misura anticipa) le ricerche condotte da diversi economisti che hanno, negli stessi anni e anche più recentemente, vinto il Nobel per aver dimostrato gli effetti e i nessi causali di quanto Sciascia aveva scritto e detto.

Ma su cosa vertono le lezioni economiche di Sciascia? E che legame hanno con l’inutile balletto sull’andamento atteso del Pil e con la crescita economica sostenibile? Se fossi un giornalista azzarderei una metafora, quella del paziente afflitto da un cancro allo stomaco, a cui si cura una pur grave, ma non mortale, patologia cardiocircolatoria. Ma giornalista non sono e, quindi, procedo con il linguaggio tecnico e forse arido dell’economia.

Sciascia ha lucida consapevolezza che le istituzioni sono le regole del gioco e che buone istituzioni producono bel gioco. Così, nella sua opera egli denuncia, letterariamente, come i cartelli collusivi ostacolino la concorrenza e portino al peggioramento della qualità in molti settori dell’economia, con danno evidente per tutti; mette in risalto, letterariamente, come il cattivo funzionamento delle istituzioni produca cattivi comportamenti negli imprenditori e nei cittadini, aumentando notevolmente i costi di transazione e peggiorando l’efficienza e l’efficacia nella realizzazione delle opere pubbliche e delle attività produttive; sviscera, letterariamente, l’importanza della trasparenza nell’accesso all’informazione e ne evidenzia i danni quando ciò viene a mancare, in termini di assenza di certezze giuridiche e tutele per imprenditori e dipendenti. Si potrebbe proseguire e il corso con le lezioni economiche di Sciascia coprirebbe più di un semestre universitario.

Però, in estrema sintesi, dobbiamo pur dire che Sciascia fa emergere molto chiaramente come il male sistemico che affligge il Sud sia rappresentato dalla sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e la conseguente ricerca di personalizzazione dei rapporti tra essi e chi in queste opera, e che tale personalizzazione sia all’origine del malfunzionamento delle istituzioni e costituisca il cancro della società meridionale, il vero artefice della mancata crescita del Sud, e quindi del nostro paese in aggregato.

E allora possiamo amaramente osservare come dalle lezioni di Sciascia si sia tratto a livello di paese poco, o nullo, profitto. Il balletto delle previsioni sulla crescita dell’economia italiana di questi giorni lo testimonia. Siamo in presenza di un incremento atteso, +0,6 quest’anno e forse +1,1 il prossimo, che non cambierà nulla nello scenario economico del nostro paese. Non creerà nuovi posti di lavoro al Sud, se non in misura trascurabile e precaria, e molto probabilmente non inciderà sulla propensione al consumo delle famiglie.

Il motivo è lampante: nei contesti in ritardo di crescita, la dinamica dello sviluppo si avvia attraendo investimenti privati importanti, specie se si tratta di attività che operano su scala globale e in regime concorrenziale. Anche perché un corollario importante di tale aspetto è rappresentato dalla capacità di attrarre il capitale umano qualificato, che a sua volta innesca un suo, autonomo, circolo virtuoso.

Il Sud, purtroppo, difficilmente potrà attrarre investimenti virtuosi, almeno fino a quando le istituzioni e i cittadini non dimostreranno di avere imparato la lezione di Sciascia. E il saldo rischia di essere ancora più negativo, perché in un contesto del genere il capitale umano qualificato, la meglio gioventù, deve cercare in altri contesti la propria realizzazione professionale.

da FfWEBMAGAZINE periodico della Fondazione FAREFUTURO

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