giovedì 25 febbraio 2010

Le " azzeccagarbugliate del MESSERE". Seconda puntata

da http://www.paconline.it/2010/02/04/castelli-romani-e-scontro-tra-parco-e-montecompatri/

04.02.2010
Castelli Romani: è scontro tra Parco e Montecompatri


Speculatori in campagna elettorale
A qualcuno piacerebbe cambiare le regole a suon di chiacchiere



Un articolo su un giornale locale, qualche dichiarazione e il Piano di Assetto del Parco dei Castelli Romani sarebbe liquidato. Ancora una volta qualche politico di quarta fila, che ammanta le proprie panzane di un tecnicismo da azzeccagarbugli, cerca di agitare le acque. Le elezioni regionali sono vicine e con la scusa della caccia si riaffaccia l’ombra di una politica che vorrebbe edificare tutto, in particolare la zona dei boschi dell’Artemisio nel comune di Velletri. Questi signori parlano a nome “dei cittadini dell’intera area”, pre­supponendo che tutti la pensino come loro. Autocitano se stessi credendo che tanto basti per dare spes­sore alle loro ragioni.

La verità è esattamente opposta, non è basata sulle posizioni del Parco, ma su quello che a più riprese hanno stabilito numerose sentenze del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale), più tutti gli organi, a qualsiasi livello, che hanno voce in capitolo sulla gestione territoriale dei Castelli Romani.

Del resto che il confine del Parco fosse definito da oltre un decennio è cosa nota e fuori discus­sione. Quello che invece dà fastidio è forse l’attivismo del Parco, che negli ultimi anni è diventato sempre più un soggetto propositivo, che, quando occorre, attua le proprie pre­rogative di controllo. Evidentemente è proprio questo che non va bene: che il Parco valuti ipotesi di trasformazione edilizia più volte annunciate. Le esigenze della caccia coprono poco e male questi obiettivi, a cui è rimasto quasi solo il Parco a fare da argine.


Per il Piano di Assetto del Parco non è decaduta alcuna delibera, semplicemente perché, come noto anche agli studenti di giurisprudenza, le delibere non decadono. Per superare tutte le logorroiche dis­sertazione di questi dilettanti della normativa, basta citare l’ultima sentenza su questo tema (Tar Lazio, sezione 2° bis, R.G. 4906/2008, pubblicata il 21 ottobre 2009): “appare indiscusso (…) che l’Ente di gestione del Parco dei Castelli Romani con propria delibera del Commis­sario Straordinario n. 1/179 del 31.3.1998 ha adottato il proprio Piano di Assetto (…) che estende l’area del parco anche a quella oggetto di esame, imponendo le misure di salvaguardia di cui all’art. 8 della L.R. del 1984 anche su tale perimetro integrato più ampio. In tal senso depone anche il contenuto della sentenza di questa sezione n. 49 del 2000, che ha dichiarato la legittimità di tale delibera e di quanto dalla stessa disposto”.


Perimetro certo quindi e strumenti amministrativi in piena efficienza — ricorda il pre­sidente del Parco Gianluigi Peduto — grazie ai quali pos­siamo agire sul territorio esercitando i compiti di tutela che la legge gli assegna, senza neces­sità di ulteriori leggi.







Piano d’assetto, la replica di De Carolis


Il Sindaco di Monte Compatri: “Il linguaggio utilizzato nel comunicato stampa di risposta da parte del Parco risulta più da sala bar che istituzionale. Noi non diciamo “panzane”.


In questi giorni è decaduta la delibera sul nuovo piano d’assetto del Parco Regionale dei Castelli Romani. La proposta di variante Ravaldini, che riproponeva i perimetri di un documento del 1997, già esso disconosciuto in quanto violava la legge regionale sui para­metri di calcolo di superficie, per essere legittima doveva essere promulgata con legge regionale.

Innanzitutto una pre­messa – spiega il Sindaco di Monte Compatri, Marco De Carolis. – Il linguaggio utilizzato nel comunicato stampa inoltrato dal Parco dei Castelli Romani rappresenta quello che politici ed Enti non dovrebbero mai fare: infuocare e avvelenare il clima elettorale con frasi ed epiteti più da sala bar che da luoghi istituzionali.

Voglio pre­cisare alcuni punti, infine, che risultano essere fuori ogni rigor di logica. Pre­liminarmente voglio ricordare che la famosa variante Ravaldini fu ufficialmente disconosciuta dallo stesso ente Parco con delibera commis­sariale n°63 del 31/10/2003, su conforme parere della Regione Lazio giusta nota prot. d2/2a/01/153041 del 10/10/2003 a firma del dott. Raniero Filippis, per cui è del tutto infondata l’affermazione che i confini della proposta Ravaldini sono vigenti da oltre 10 anni”.

In realtà il Parco, nel comunicato stampa apparso su alcune testate locali e nazionali, aveva dichiarato che il confine del Parco fosse definito da oltre un decennio e questa affermazione fosse cosa nota e fuori discus­sione. In realtà la carta tecnica regionale dei vincoli, per quanto concerne i perimetri del Parco, indica correttamente quelli determinati dalla Legge Regionale 64/84, disconoscendo ufficialmente la variante Ravaldini mai tramutata in legge.

A noi azzeccacarbugli e dilettanti della normativa – continua il Sindaco De Carolis, – risulta anche che il Parco non approva nes­sun Piano di assetto ma semplicemente lo adotta in quanto ai sensi della Legge Regionale n°29/97 spetta al consiglio regionale, se condivide le proposte del parco, approvare con legge regionale. Soltanto allora i perimetri proposti diventano definitivi ed assumono autorevolezza giuridica”.


Ma allora perché la variante Ravaldini e l’ultimo piano d’assetto si assomigliano e, di fatto, non hanno pos­sibilità di attuazione?

“È il caso di ricordare – conclude il primo cittadino di Monte Compatri – che l’Art. 11, comma 1 della Legge Regionale n°17/95 dispone che la superficie di vincolo calcolata su base provinciale non può superare il 30% di superficie vincolata. Risulta, invece, certificato, che la superficie vincolata al momento della redazione della variante Ravaldini era del 31%, quindi, contro legge. Ed è proprio questo il motivo giuridico fondamentale per il quale la variante Ravaldini non è mai stata tramutata in Legge. Il piano di assetto adottato nel 2009 dall’Ente Parco ripete “consapevolmente” l’errore commesso in pre­cedenza decretandone automaticamente il fallimento. Desidero ringraziare il Consigliere Comunale di Velletri, Francesco Nardini, per l’approfondita disamina della questione “Piano d’Assetto” dal 1997 ai giorni nostri. Un esempio di come la verità si trovi ben lontana da “logorroiche dis­sertazioni di dilettanti della normativa”.

Continua.

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