venerdì 26 febbraio 2010

Raramente un’iniziativa pubblica raggiungerà vette più alte d’ipocrisia.

“Chiudiamo le città alle auto” dicono la Moratti e Chiamparino. E si legge, chiudiamo i centri storici alle auto.

Sembra una serata sureralista degli anni 20 del secolo passato. E, invece, è realtà.
Viviamo immersi in una coltre di smog, d’inquinamento causato da almeno 60 anni di scientifica pianificazione territoriale basata sulle teorie dello zoning e cosa facciamo? Chiudiamo i centri storici.



Cioè, abbiamo costruito un’enorme periferia sub-urbana assolutamente e scientificamente dipendente dall’automobile. Abbiamo disperso case, stecche e grattacielozzi dapertutto nelle nostre campagne. Abbiamo creato un territorio cancerogeno dove la natura è stata violentata per dare spazio a patetiche “lottizzazioni” sub-urbane e, spesso, sub-umane, e cosa facciamo il 28 febbraio?
Chiudiamo i nostri centri storici.

Difficile raggiungere vette più alte d’ipocrisia.

Il 28 febbraio, mentre i nostri centri storici saranno chiusi e i poveri residenti si arrangeranno nonsisacome, sperando di non sentirsi male, di non avere bisogno di andare all’ospedale, di dover visitare un anziano, quel meraviglioso giorno, mentre il centro sarà chiuso alle auto…la periferia sarà meravigliosamente aperta al traffico e gli immensi parcheggi delle migliaia d’ipermercati, outlet e mall della pianura padana si appresteranno a fare festa in vista di una giornata memorabile di guadagni.

Un vero giorno di festa all’IKEA !

Pensate, centri chiusi e, invece sono aperti IPERCOOP, Esselunga, Comet, Media-World, Conad, Leclerc, Castorama, Pittarello, Carrefour, Euronics, IKEA, Le Roi Merlin, Famila, in tutte le città della meravigliosa Pianura Padana, senza offesa per le catene di grandi superfici che abbiamo dimenticato.

Possibile che un sindaco in cerca di 5 minuti di popolarità non si accorga che le decine di migliaia di automobili che ogni ora entrano ed escono dagli ipermercati e dagli outlet sparsi con cura in tutta la pianura inquinino 100 volte più delle poche auto che entrano ed escono ogni giorno dai nostri centri storici per permettere agli abitanti di adempiere a uno dei fondamentali diritti della Costituzione: vivere?

Non se accorgono i nostri meravigliosi sindaci in cerca di popolarità o, invece, più o meno consciamente, desiderano fare un favore alle grandi catene che stanno già uccidendo la rete del commercio di vicinato e inquinando le nostre città?

Leggendo le notizie di questi giorni, come diceva Andreotti, viene da pensare male, ma, forse, si tratta solo di un deficit d’intelligenza e di conoscenza dei reali fattori dell’inquinamento.
Oppure, di un tentativo artistico di realizzare una vera giornata surrealista.

Prof. Gabriel Tagliavento

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