domenica 6 giugno 2010

Oh Cultura Cultura......quanti sprechi benedetti in nome tuo e battezzati dalla spocchia !!!!!!


Ecco l'Auditorium degli sprechi che lega Di Pietro alla cricca
di Paolo Bracalini

da IL GIORNALE


Nel 2007 il comitato interministeriale di cui faceva parte il leader Idv inserì l’opera di Isernia tra quelle previste per l’Unità d’Italia. Costi lievitati da 5 milioni a 56


Isernia, 21mila abitanti. E un Auditorium che, partito con una gara da 5 milioni di euro, potrebbe finire per costarne 56 di milioni, nemmeno fosse il Metropolitan di New York. Miracoli della cricca, la banda di costruttori e dirigenti pubblici esperti nella lievitazione dei costi, ben introdotta anche in Molise grazie alla compiacenza dei ministri del governo. Quello Berlusconi? No, quello Prodi.

L’organismo governativo da cui parte l’infinito cantiere ancora del tutto in fieri nella piccola cittadina molisana, e che dovrebbe portare (ma gli esperti lo escludono) a inaugurare il nuovo teatro nel marzo del 2011, è la famosa Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, costituita con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri il 15 giugno del 2007, dunque in piena stagione Prodi (premier), Rutelli (Beni culturali), Di Pietro (Infrastrutture), tutti membri della suddetta Struttura. Sul cartellone esposto in prossimità del cantiere a Isernia, si leggono chiaramente i nomi di due protagonisti della cricca: dott. ing. Mauro Della Giovampaola, coordinatore dei lavori, e dott. ing. Riccardo Miccichè, responsabile del procedimento. Sì, proprio l’«ingegnere-parrucchiere» per cui è stato messo sulla graticola Bondi, in base a dei sospetti sui lavori agli Uffizi. Invece eccolo qui, il parrucchiere-edile Miccichè, già all’opera come responsabile dei lavori all’Auditorium di Isernia, grazie al via libera del governo Prodi, comunicato da un esultante ministro e vicepremier Rutelli il 29 dicembre del 2007.

L’architetto Zampolini, un altro professionista della compagnia di giro, ha tirato in ballo, per questo appalto, l’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Inizialmente, ha raccontato Zampolini ai magistrati, Tonino «osteggiava gli appalti che erano stati programmati per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Erano lavori fortemente voluti da Romano Prodi e da Francesco Rutelli, mentre lui era contrario. Si convinse soltanto quando nel programma dei lavori fu inserito l’Auditorium di Isernia, per il quale erano stanziati oltre 20 milioni di euro. Appena fu approvato il progetto lui concesse il via libera anche a tutte le altre opere». Il leader Idv ha negato qualsiasi interessamento, facendo capire di non saperne nulla, anche se di solito Di Pietro è molto attento e informato su quanto succede nel suo Molise. Quel che è certo è che il ministro Di Pietro segnalò ai colleghi della Struttura, con una lettera del dicembre 2007, il rischio di anomalie nell’assegnazione degli appalti per le celebrazioni dei 150 anni, indicando in particolare due casi sospetti di lievitazione dei costi: l’appalto a Firenze per il nuovo Parco della cultura e della musica e il nuovo Palazzo del cinema di Venezia. Nessun appello, invece, per quanto stava succedendo nella «sua» Isernia. Anche se l’Oice (l’Associazione che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica) proprio pochi giorni prima aveva messo in guardia il ministro Di Pietro, con una lettera datata 25 novembre, per contestare alcuni dei bandi di gara tra cui proprio quello dell’Auditorium di Isernia. Di Pietro però non rilevò particolari anomalie in quell’appalto. I molisani, invece, ne hanno scoperte e ne stanno scoprendo ancora molte di anomalie, e l’inchiesta sulla cricca ha solo confermato delle certezze sugli sprechi in atto in quel cantiere. Su PrimapaginaMolise, quotidiano di inchieste on line, un esperto del ramo, l’architetto Franco Valente, ha ricostruito l’incredibile iter dell’appalto. Iniziato nel 2005 con un bando pubblico del Comune di Isernia, che prevedeva la realizzazione dell’opera per un costo massimo di 5 milioni di euro. Incredibilmente, dopo l’individuazione di un vincitore della gara, l’Ufficio tecnico comunale fa lievitare il preventivo da 5 a 42 milioni, in parte finanziati dalla Regione. Poi, per vie tortuose e sommamente opache, l’affare finisce a Roma, nelle nebbie della Struttura, e il costo - grazie a una perizia di variante - schizza a 56 milioni di euro (almeno fino a che i magistrati non hanno scoperto il trucco). Per farsi un’idea, l’architetto Valente ha fatto un calcolo semplice: 56 milioni, diviso 700 posti... fa 80mila euro a sedia.

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