giovedì 26 maggio 2011

Italy is " too big to fail ". Allora diamoci alla guerra !


Si diceva tempo fa che, dovendo restituire cento milioni di lire ad una banca, tu avessi un grande problema. Ma se la somma da restituire fosse stata di un miliardo di lire il problema era della banca.

In questi giorni di fine maggio la stampa sciorina a tutta pagina le valutazioni delle società di rating sui debiti sovrani. Revisioni al ribasso, outlook negativi, richiesta di manovre di stabilizzazione, re-profiling del debito sono termini ormai noti anche ai meno addentrati nelle scienze economiche. E, sempre in questi giorni di fine maggio, il focus sembra spostarsi sull'Italia; il problema è sempre quel debito pubblico monstre ereditato dalla politica degli anni 75/95.

A cosa possa condurre un debito fuori controllo è sotto gli occhi di tutti: la Grecia ha dovuto mettere in vendita il PORTO del PIREO ed altre attività ancora. In pratica si parla di attenuazione della sovranità nazionale.

In questo quadro, l'Italia gode di molteplici vantaggi sfuggiti soltanto alla società di revisione Standard & Poors e non alle altre due regine del settore : ben il 53% circa del debito italiano è detenuto entro i confini nazionali da cittadini titolari, inoltre, di buona liquidità e per l'82% proprietari del patrimonio immobiliare abitativo.

E' giusto quindi chiedersi se i due parametri pubblici, PIL e Valore del debito in assoluto, siano di per se sufficienti per ponderare realmente la solidità finanziaria di un sistema-paese. Non sarebbe forse meglio estendere, per avere una visione più d’orizzonte, a questi concetti anche la dimensione del debito privato, suddiviso per la fetta di debito accumulato da imprese e famiglie? Sommando questi tre elementi, certo, emergono spunti di interesse. E si arriva a un’idea più completa della leva che un determinato sistema-paese utilizza per sostenersi.

Utilizzando questa nuova classifica i parametri sono in molti casi ribaltati.

L’Inghilterra, considerata l’economia più forte dell’Europa continentale, è al terzo posto fra i paesi complessivamente più "in rosso" (debito pubblico + debito delle imprese + debito delle famiglie) con un livello di indebitamento pari al 245% del Pil. Per la stessa classifica la maglia nera in Europa è l’Irlanda con un debito pari al 286% del Prodotto interno lordo (ottenuto sommando il 66% del debito governativo, il 133% di quello delle aziende e l'87% sul groppone delle famiglie). In seconda posizione, il Portogallo con una leva finanziaria del 250% (77% governo, 87% imprese, 86% famiglie), di poco superiore al Regno Unito (245%) che precede la Spagna (231%), in piena regola con Maastricht (il rapporto debito/pubblico sul Pil è del 54%) ma, nel complesso, decisamente a leva. Anche in Olanda l'indebitamento di aziende e famiglie supera quello delle finanze statali collocando i Paesi Bassi al quinto posto di questa graduatoria con un mix del debito complessivo pari al 230% del Prodotto interno lordo.

Non parliamo degli STATI UNITI D'AMERICA che oggi, con un debito federale di 14.260 miliardi di dollari è già al 100% del PIL; non dispongo del debito delle famiglie e dei singoli stati federali per disegnare compiutamente l'albero della cuccagna a stelle e striscie.

Rimane quindi la constatazione che il 47% del debito italiano in mano a cittadini ed istituzioni estere, cifrato a spanne in circa 855 miliardi di euro, è un boccone troppo grande da digerire.

NON CI RIMANE CHE LA GUERRA.

Non bastasse il vento di libertà che soffia sul bacino mediterraneo e in Medio Oriente, apprendo oggi 26 maggio, che un focolaio sta riattizzandosi in SERBIA. Il motivo del contendere è il riconoscimento del COSSOVO come stato quale condizione per l'ingresso della Serbia nella UE.

Nello YEMEN, invece, siamo allo scambio di fucilate per le strade.

Qualcuno ritiene, io dico a torto, che il Presidente degli Stati Uniti d'America sia l'uomo più potente del mondo. In realtà il vero potere negli USA è detenuto dall'industria militare, dall'industria farmaceutica e dalla finanza che di queste è il braccio operativo. Sta di fatto che, sempre oggi, filtra la notizia che gli USA forniranno sistemi d'arma agli oppositori di Gheddafi. Missili aria-terra e terra-terra verranno forniti dall'industria bellica statunitense agli alleati nell'impresa; con quello che questi giocattoli costano, un 200 miliardi di dollari di fornitura su 14.000 miliardi di PIL corrispondono ad un 1%/ 1,50% dello stesso.

E LE CHIAMANO GUERRE UMANITARIE ! E C'E' PURE CHI CI CREDE !

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