venerdì 10 febbraio 2012

Grande distribuzione: per Paolo Pellicciari è l'ammazza-tradizioni

Contenti e Contanti

Il “motto” della grande distribuzione.

Ormai abitualmente andiamo al supermercato come si entrasse in un mercato rionale. Purtroppo il “vecchio” mercato rionale non è più, i tempi cambiano e con loro cambiato abitudini. L'insalata sta in una busta di plastica invece che sul banco dell'ortolano e così tutti gli altri alimenti con una piccola differenza; non si sa la provenienza. Le etichette di difficile lettura e così via. Entrando in un supermercato non ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con la diramazione di un colosso multinazionale della distribuzione di mostruose proporzioni che genera disoccupati. Infatti ogni assunto da un supermercato genera sette disoccupati.

Le multinazionali della distribuzione, smerciano quantità enormi di prodotti coltivati o fabbricati in paesi terzi, con costi di produzione bassi o irrisori confrontati con quelli praticati nel mondo occidentale.

In codeste realtà, non esiste la figura dell’imprenditore, identificato con una società commerciale, invece, viene gestito da manager attraverso organismi societari, che hanno l’unico obiettivo di fare profitto. Detti manager non sono legati al territorio, alla storia dell’azienda e quindi non hanno remore mentali e affettive che li possano frenare o deviare dall’obiettivo del guadagno.

La grande distribuzione a livello mondiale fattura circa “Sei Milioni di Miliardi di Dollari, con un incremento medio de 10% annuo, riferito alle prime 100 catene distributive. (ndr)

Non c'è dubbio che oggi le multinazionali della distribuzione si sono accaparrate la gran parte delle quote del mercato in tante parti del mondo, sia come vendita che come produzione. Come ho già scritto hanno creato un sorta di quadrilatero economico costituito da Megastore, Centri Commeriali supermercati Discount e Outlet. Un sistema che copre tutti i settori della distribuzione che attrae clienti sotto diverse forme promozionali. E' difficile pensare che non ci sia il “connubio” con la politica visto i trattati internazionale e le normative europee. Queste catene distributive realizzano il massimo profitto, con una buona organizzazione della distribuzione e dell’approvvigionamento dei prodotti ma, soprattutto, minimizzando i costi di acquisto e massimizzando quelli di vendita. La strategia è quella di produrre e comprare a basso prezzo e vendere nelle aree con elevata disponibilità di denaro e propensione al consumo. Per fare ciò, hanno ormai miriadi di agenti a loro collegati, che girano tutte le aree del globo, per cercare il luogo dove c’è chi potrebbe produrre o andare a produrre prodotti a costo sempre più basso. Poi ci domandiamo perché Veronesi ci dice che i tumori vengono per quel che mangiamo.

La Grande Distribuzione è così potente, sul piano finanziario, per il flusso giornaliero di denaro contante, come si dice al mio paese i “soldi mandano l'acqua per insù” Tanto sono “potenti” che ormai riescono a condizionare il potere decisionale sovranazionale facendo legiferare a loro favore, Alcune norme europee “tutelano” sostanzialmente la loro “attività” Anche la Corte di Giustizia Europea si è espressa sull'argomento. La sentenza della Corte ha condannato la Spagna per aver regolamentato l'insediamento dei supermercati, tenendo conto del numero degli abitanti. Ciò a significare che ormai molte decisioni, non competono più agli stati nazionali ma sovranazionali i vari trattati internazionali in modo subdolo ci hanno ridotto democrazia e sovranità nazionale.

Non c'è dubbio che le quantità di merci distribuite e raggiungono proporzioni inimmaginabili, In un processo produttivo globalizzato dove i rifornimenti provengono da paesi che producono a basso costo, c'è poco da stare allegri. Le colture e gli allevamenti occidentali dovrebbero competere con paesi dove i costi di produzione sono la metà della metà. Da qui la crisi irreversibile dell'agricoltura nazionale che non riesce a competere con i paesi suddetti.

Gli stati occidentali non riescono o non vogliono mantenere il tessuto agricolo disattendendo le esigenze stratagico-alimentare per garantire generi di prima necessità i caso di “crisi”. Se pensiamo che anche il Vaticano è autonomo sul piano alimentare grazie all'azienda agricola di Castel Gandolfo. Mi pare di capire che c'è poca lungimiranza.

Tutto questo anche a causa della liberalizzazione dei commerci internazionali a seguito delle regole del WTO. Le liberalizzazioni sono avvenute senza stabilire per i paesi aderenti, analoghe regole e comportamenti da rispettare in materia di libera circolazione dei capitali e delle merci. I nostri statisti ( si fa per dire) non hanno capito che la feroce concorrenza sta impoverendo sempre di più i cittadini del mondo, con la scusa dell'economia globale. Non si riesce a fare contratti di lavoro a valenza europea, figuriamoci se possiamo farli a livello globalizzato. Ciò significa che avremo un impoverimento costante, per essere concorrenti con i paesi terzi, cosiddetti emergenti. Purtroppo la nostra classe politica non si è resa conto che sono “emersi” e che stiamo trasferendo economia con la scusa della mancanza di competitività.

C'è qualche cosa che non suona, Non faccio peccato ad immaginare che i poteri forti sono mimetizzati da partiti politici con diramazioni nelle strutture sindacali che condizionano le rappresentatività se non “soffocano” iniziative di protesta in senso “ipotetico”. Però c'è da tener presente le rappresentatività di categoria. Un'organizzazione rappresentativa degli agricoltori facesse parte di un'organizzazione politica dove all'interno convive con una catena di supermercati quanto è credibile la difesa dei suoi associati? La nomina di Monti al governo è un “bomba” al sistema politico-costituzionale, la deflagrazione avrà sicuramente causerà la scomposizione del sistema politico, gli imprenditori, nella fattispecie agricoli, dovranno trovare altre forme di rappresentatività, per non farsi travolgere da un sistema senza “connotati” ma oppressivo per salvaguardare le nostre eccellenze alimentari e vinicole.

Paolo Pellicciari

07/02/12

3 commenti:

  1. Odeos197510.2.12

    Se non fosse per la grande distribuzione, gli outlet e i supermercati discaunt saremmo andati a bagno da tempo. Eppoi c'è da dire che i commercianti evadono le tasse. Per la grande distribuzione è più difficile.

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  2. Anonimo10.2.12

    Nelle città mancano i parcheggi. Nei supermercati è la prima cosa che viene considerata. E i prezzi ? vogliamo parlare dei prezzi? Venite al mercatino rionale di San Giovanni, prendete nota dei prezzi e poi andate in un supermercato.
    Al mercatino tutto + 20% +30%

    Venghino venghino signori

    Sandra Libonati

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  3. Vede sig.ra Sandra, Al mercatino se trova prodotti italiani è ovvio che sono più cari Con le giuste lotte sindacali l'economia italiana ha un valore aggiunto pià alto magari di paesi tezi dove sono costretti a lavorare pire i bambini. Per qiuanto riguarda il fisco, vi risulta che alla cassa ci danno lo scontrino fiscale? Lo "scontrino" è solo un "pezzo di carta" con l'elenco degli acquisti e della spesa. L'Italia è il paese con la pressome fiscale più alta al mondo, hai voglia a contenere i prezzi.

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