sabato 12 dicembre 2015

BANCHE IN MANO AD AVVENTURIERI SENZA SCRUPOLI


SALTA IL TAPPO DELL' OMERTA'


Le banche sono cambiate. Non sono più quelle che ho conosciuto nel millennio passato. Per carità, non che allora fossero tutte mammole; i pescecani c'erano già allora, ma erano poca cosa.
Oggi è diverso al pari della politica. Stuoli di " banchieri improvvisati ", spesso sostenuti da " improvvisati politicanti " danno l'assalto a quei luoghi dove si concentra il flusso del denaro:
le casse pubbliche e, appunto, la finanza.

Una volta, quando l'erogazione del credito era decentrata, quando, specialmente nei piccoli centri, la nomenclatura era rappresentata dal farmacista, dal parroco, dal comandante della Stazione dei Carabinieri e dal direttore della banca c'erano si le simpatie e qualche camarilla, ma tutto si riduceva a poca cosa. L'avvicendamento al vertice, ogni 4 anni al massimo, era poi un efficace antidoto al formarsi di pericolose incrostazioni.

Io ricordo le raccomandazioni che un dirigente responsabile del credito teneva nei primi convegni degli anni 80. Era napoletano, lo soprannominavano DUDU', come il cane di Berlusconi.

" Guaglio' - diceva nei suoi sermoni - diffidate del cliente che vi porta a fare colazione al bar e poi vi chiede un prestito di 5 milioni di lire. Quello prima o poi vi frega ! "

Quel " sistema " della gestione del credito fece si che le sofferenze fossero numerose ma di tenue entità. Anche perchè " i poteri di delega "  erano commisurati alla grandezza delle filiali, come pure gli incarichi a dirigerle non potevano prescindere da capacità in buona parte presenti. C'erano poi i Consigli di Amministrazione delle varie banche a decidere sul " credito pesante " da concedere alla grandi aziende e, anche allora, " agli amici degli amici ". Il 
" sistema " tutto sommato reggeva se una banca come la  
CASSA DI RISPARMIO DI ROMA
permetteva di affermare al suo Direttore Generale , dinanzi agli scioperi massicci dei primi anni 70, che la banca, in barba alle agitazioni, era talmente ricca da potersi permettere di tenere tutti i dipendenti a casa e pagare loro lo stipendio.


POI ARRIVARONO I SOCIALISTI

Quando sulla metà degli anni 70 i socialisti si affacciarono nelle stanza dei bottoni si vide subito che la musica era cambiata. Fu il periodo d'oro delle sigle sindacali, delle carriere costruite con l'appoggio del sindacato e l'inizio del finanziamento ai partiti, per favorire il quale dovevi avere i tuoi uomini nelle posizioni decisorie. Quando la banca divenne più sofisticata, con l'introduzione dei computers a metà degli anni 80, quando le procedure divennero elettroniche e i crediti incagliati e le sofferenze gestite in tal guisa, la lista di queste ultime evidenziava l'elenco di società per i più insignificanti. Ma scavando solo un pò negli elenchi di pertinenza delle Sedi Centrali nel Lazio ( tutte affaccianti su VIA DEL CORSO a Roma ) non era difficile riferirle a questa o a quell'altra confraternita politica o confraternita d' affari.
Allora, un dipendente non poteva trovarsi in situazione debitoria con l' Istituto se non per un mutuo fondiario o un piccolo prestito massimo quinquennale. Fu salutata con una ovazione la convenzione con un altro istituto per la concessione di uno scoperto di conto rapportato all'anzianità di servizio.


POI VENNERO I GRANDI MANAGERS


Con l'arrivo dei GRANDI MANAGERS la musica cambiò in peggio. Questi s'accorsero che la gestione del credito era un'arma potentissima, specialmente se a battere cassa era la politica.
Avvenne nei primi anni 90 la sottomissione della politica alla finanza; sottomissione che, dopo Mani Pulite, diventerà vieppiù appecoronamento. A quel punto, con la gestione del credito in base ai ratios predeterminati dal centro, è una macchinetta che approva o boccia una pratica di richiesta fido. Per avere conferma di ciò basta entrare in una banca. Puoi comprarvi il frigorifero, il telefonino, il computer, puoi assicurare casa e l'auto.

Questa diversa impostazione operativa, tuttavia, non giustifica minimamente la razzia avvenuta alla BANCA ETRUSCA dove Sindaci e Consiglieri di Amministrazione avevano inteso la banca come un'acquasantiera. 360 miliardi di lire di finanziamenti, in gran parte non restituiti non hanno nulla a che vedere con i prestiti bancari; si chiamano RAPINE IN BANCA.

Non c'è da stupirsi, quindi, di quanto è accaduto all' ETRURIA dove, come in ogni banca, i manichini allo sportello debbono vendere quel che il convento passa per vedere qualche euro in più sugli ormai magri stipendi. E non mi meraviglio delle dichiarazioni rilasciate in modo più o meno anonimo da diversi dipendenti etruschi : 
o vendevamo o rischiavamo il licenziamento.

Un giorno uno sfortunato " controllore " fece dalla Filiale Capogruppo un cazziatone telefonico ad una mia collaboratrice rea, secondo lui, di non rispettare i budgets assegnati. Quando me la vidi dinanzi in lacrime non ci vidi più. Saltai in macchina e, raggiunta la Filiale Capogruppo, presi il malcapitato per il collo; me lo tolsero dalle mani con fatica ! La cosa sollevò clamore, ma non ci furono conseguenze. Qualche giorno dopo mi spedirono a vendere quella merda chiamata " derivati ". Il giorno successivo le mie dimissioni erano sul tavolo del DIRETTORE MEGAGALATTICO. E' vero, io ero nelle condizioni di anzianità di servizio per  poterlo fare; tanti di questi poveracci invece debbono subire questi banditi improvvisatisi banchieri da strapazzo.

MA QUESTO  ISIS  FINANZIARIO VA STRONCATO  


LO SCANDALO

Le dichiarazioni choc di un ex di Banca Etruria 
“Ho Luigino sulla coscienza, ma la banca…”



“Avevamo l’ordine di convincere quanti più clienti possibili, ogni settimana dovevamo presentare i report per vedere se raggiungevamo gli obiettivi fissati”. Le obbligazioni non erano un investimento adatto a gente “abituata” ai Bot. Ma la direzione pressava i propri funzionari, bisognava vendere quanti più titoli tossici nel minor tempo possibile.


1 commento:

  1. Anonimo12.12.15

    la situazione è tragica. sapessi in toscana dove ignari impiegati sono accusati di cose assurde

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