giovedì 7 dicembre 2017

NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI LE PARTECIPAZIONI DEI COMUNI


Referto su “Gli organismi partecipati degli enti territoriali" 



Con il referto 2017 su “Gli organismi partecipati degli enti territoriali”, la Sezione delle autonomie della Corte prosegue nell’impegno di monitorare le partecipazioni societarie, anche alla luce della riforma attuata con d.lgs. n. 175/2016. Nella relazione sono esaminati i risultati delle gestioni delle partecipate, anche in rapporto con i flussi finanziari (entrate e spese) intercorrenti con gli enti territoriali, per mettere in luce la proficuità delle aziende pubbliche e le ricadute complessive sulla finanza territoriale. 
Con la riforma del 2016 si conferma il ruolo cruciale delle Sezioni regionali di controllo nel monitoraggio delle principali scelte organizzative/gestionali inerenti alle società pubbliche, tra cui le operazioni di revisione periodica e straordinaria delle partecipazioni. 
Le Sezioni, in attuazione dell’art. 1, commi 611 e 612, l. n. 190/2014, hanno già verificato i piani di razionalizzazione presentati da oltre l’80% degli enti. 
Dalle informazioni presenti nella banca dati MEF-Corte dei conti, non risulta in possesso di partecipazioni solo il 14,26% dei comuni, pari al 7,11% della popolazione nazionale. 
Dei 7.315 organismi rilevati alla data dell’11 settembre 2017, per 5.869 sono disponibili i dati di bilancio civilistico 2015. 
Gli organismi operanti nei servizi pubblici locali sono soltanto il 34,62% del totale, pur rappresentando il 71,30% del valore della produzione complessivo. Il maggior numero (65,38%) rientra nel novero di quelli che svolgono servizi c.d. “strumentali”. 
Si conferma la prevalenza degli affidamenti diretti: nonostante la rigidità dei presupposti per derogare ai principi della concorrenza, su un totale di 14.941 affidamenti, le gare con impresa terza sono soltanto 800 e gli affidamenti a società mista, con gara a doppio oggetto, 139. 
L’indagine mette a confronto i risultati conseguiti dagli organismi interamente pubblici (n. 1.948) con quelli del totale esaminato (n. 5.869). A livello aggregato, si registra una netta prevalenza degli organismi in utile ma, in alcune regioni, le perdite d’esercizio risultano in larga misura superiori, soprattutto in quelli a partecipazione totalitaria. 
La gestione finanziaria dimostra una netta prevalenza dei debiti sui crediti in tutti gli organismi esaminati. Nel complesso, i debiti ammontano a 108,25 miliardi, di cui circa un terzo è attribuibile, in sostanza, alle partecipazioni totalitarie. 
È di interesse constatare che dal rapporto crediti/debiti verso partecipanti/controllanti, nelle pubbliche al 100%, si rileva la preminenza dei crediti, sintomo della spiccata dipendenza di tali partecipazioni dagli enti controllanti, pur in presenza di un rilevante indebitamento verso terzi. 
L’analisi si completa con l’esame dei flussi di entrata e di spesa tra enti territoriali ed organismi partecipati. Nei limiti della presente indagine, risulta che degli oltre 2 miliardi complessivamente accertati/riscossi, solo un quarto proviene dai dividendi, un 10% deriva dalla cessione di quote e la parte prevalente è imputabile ad “Altre entrate”. 
Come flussi di spesa si considerano tutte le tipologie di erogazione che trovano giustificazione causale nell’affidamento dei servizi (oneri per i contratti di servizio), ma anche in ulteriori trasferimenti (per copertura perdite, acquisizione di quote societarie, concessione di crediti, garanzie ed escussioni). 
L’incidenza dei contratti di servizio e delle altre tipologie di erogazione nella formazione del fatturato contribuisce ad evidenziare l’impatto delle esternalizzazioni sui bilanci degli enti soci, che assume proporzioni rilevanti nelle partecipazioni totalitarie (67,01%, laddove l’i ncidenza degli impegni nel totale degli organismi osservati si riduce al 37,06%). 
Dall’analisi di dettaglio degli organismi partecipati in via totalitaria da un unico socio emerge, anzi, la sostanziale coincidenza delle risorse complessivamente impegnate e pagate dagli enti territoriali con la somma dei valori della produzione di tali organismi. Infatti, nei soggetti che “vivono” delle risorse del pubblico, è improbabile la formazione del fatturato con risorse provenienti da terzi (fatti salvi i servizi a tariffa). 
Meritano attenzione le situazioni di eccedenza delle erogazioni rispetto al valore della produzione, maggiorato dell’imposta sul valore aggiunto; situazioni che appaiono fisiologiche in caso di risultati di esercizio negativi (da cui scaturiscono oneri per copertura perdite o per ricapitalizzazioni), mentre risultano poco comprensibili se associate a bilanci in utile. 

Corte dei conti 
Ufficio stampa

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