martedì 7 ottobre 2025

UNO SGUARDO SULLA POLITICA A GROTTAFERRATA

 

NE HO LETTE TANTE


E non tutte mi piacciono !

Sarà l'età, sarà stata l'educazione ( io che avevo un padre liberal-democristiano ed uno zio segretario del PCI-Frascati e ricordo i banchetti familiari di Natale, Pasqua e compleanni di mia nonna paterna finiti sempre con accese discussioni politiche ), ma la politica dei nostri tempi proprio non mi appassiona.

Ho visto troppa gente passare da uno schieramento all' altro, addirittura tuffi carpiati con 3/4 avvitamenti nel giro di 1/2 anni.


Quello che mi lascia perplesso è la disponibilità di certi partiti nell'accogliere i transfughi; non si chiede un pedigree ideologico, ma quanti voti porti.

Il Sindaco di Grottaferrata guida una Giunta di Sinistra, cioè di quell' assetto politico che è stato responsabile a Frascati di un corale fallimento finanziario e dell'attuale degrado civico: posso essere oggettivamente incazzato ?

Ma da osservatore dei fatti, dopo aver testato personalmente 3/4 volte questo Sindaco limitrofo, debbo dire di nutrire stima per
MIRKO DI BERNARDO

Dicono " ma erano progetti pregressi " !

Rispondo : " già ma lui li realizza " !

A Grottaferrata ho passato la mia giovinezza calcistica; qui avevo tanti compagni di scuola e quando i discorsi diventano " ti ricordi " questi sono amori che non finiscono mai.

Ecco perchè, raccontati in poche righe i motivi dell' attenzione, ho voluto vederci chiaro sugli ultimi accadimenti. 

A QUATTROCCHI COL SINDACO DI BERNARDO

Quello che osservo recandomi a Frascati





In effetti sono preoccupato per la solidità della Giunta 
DI BERNARDO

A ben vedere, la scelta di Gianni SELVIDI
CANDIDATO SINDACO A FRASCATI
deriva dall'assunto che difficilmente ci sarebbero poche chances di vittoria contro l'attuale Sindaco


HO ESPRESSO LE MIE PREOCCUPAZIONI ALSINDACO DI BERNARDO





lunedì 6 ottobre 2025

GIANNI SELVIDI CONTINUA NEL CONTROLLO DEL TERRITORIO

 

L' ISPEZIONE AL LELE BISTROT



In effetti il manufatto è sito in territorio di Grottaferrata, ma fu spesso mio obiettivo in quanto, lasciato nel più completo abbandono, somigliava più ad una serpara che ad un prato !

Qui il CANDIDATO SINDACO A FRASCATI ha voluto far tappa per sorbire un bicchiere d'acqua, ed è accaduto che..... 



ISPEZIONE AL LELE BISTROT
Da una serpara un angolo di paradiso. Il CANDIDATO SINDACO A FRASCATI propone LELE per un riconoscimento



mercoledì 1 ottobre 2025

GIANNI SELVIDI LO AVEVA DETTO : IO FACCIO MIRACOLI !

 

IL CANDIDATO SINDACO A FRASCATI E I MIRACOLI A COCCIANO


In tanti rilasciano interviste !

Solo chiacchiere e pochi fatti !

Lui è l'uomo del fare e, anche se non c'è, fà !


Ricordate i tanti " gallinari " da lui denunciati nel corso delle sue ispezioni sul territorio ?

Stamattina, giorno di mercato, come per incanto spariti  !

E quando ho chiesto ai vari commercianti tutti ripetevano
MIRACOLO !  MIRACOLO !






I MIRACOLI DI GIANNI SELVIDI A COCCIANO




martedì 30 settembre 2025

OGGI GIANNI SELVIDI HA ISPEZIONATO I CANTIERI IN VIA CANINA

 

SARA' UN SINDACO PRESENTE


Altro che rinchiuso nel PALAZZO

Sinceramente mi sta sfibrando: mi telefona, mi manda messaggi su messenger e su whattsapp.

Fosse per lui la giornata sarebbe di 48 ore, al punto che mi sono chiesto ma il suo TEAM

GLI ANGELI DALLA FACCIA SPORCA


ma non potrebbe chiamare anche loro ?

Mi racconta che per Lui hanno lasciato tutto, il lavoro, la famiglia, le precedenti casacche: hanno giurato fedeltà e dedizione assoluta quel giorno che dichiararono :

" S'E' RIUNITO IL CENTRODESTRA AI MASSIMI LIVELLI

😂😁😇😅😂😂😭


GIANNI SELVIDI ISPEZIONA I LAVORI A VIA CANINA

Nun l'areggo più ...... vò tutti i giorni anna' pè cantieri

https://youtu.be/qHGZwI-c4ug

https://www.facebook.com/100067223032210/videos/786901103938612

https://www.tiktok.com/@awerakanaka/video/7555792654596918550


IL PRECEDENTE CONTROLLO DI CANTIERE


domenica 28 settembre 2025

ISPEZIONE DI GIANNI SELVIDI AL CANTIERE DELLA STAZIONE FFSS


 

lunedì 29 settembre 2025

RICEVO DA LUMINA QUESTO REPORT SULLA RUSSIA

 


🇷🇺 Lo stato dell’economia russa

La resilienza economica di Mosca; 

iscriviti alla lista di attesa del corso 

di geopolitica di Aliseo

 
READ IN APP
 

🇷🇺 L’economia russa è in crisi?

Category:Economy of Russia - Wikimedia Commons

di Simone Mesisca

Le recenti schermaglie diplomatiche 

intercorse fra Washington e Mosca 

hanno nuovamente posto sotto

 l’attenzione dei media lo stato 

dell’economia russa.

Martedì 23 settembre, poco dopo

 la fine del suo discorso presso

 l’Assemblea Generale delle Nazioni 

Unite, il Presidente americano Donald 

Trump ha pubblicato un messaggio sui 

social in cui affermava che «dopo aver 

conosciuto e compreso appieno la 

situazione militare ed economica 

dell’Ucraina e della Russia e 

dopo aver visto i problemi 

economici che sta causando 

alla Russia, penso che l’Ucraina, 

con il sostegno dell’Unione Europea,

 sia in grado di combattere e 

riconquistare tutta l’Ucraina nella sua

 forma originale».

Il Presidente americano ha anche fatto 

riferimento alle «lunghe code che rendono 

impossibile fare benzina», e a come 

«tutti i soldi dei cittadini vengano spesi 

nella guerra contro l’Ucraina».

Rispondendo a questa e ad altre 

affermazioni, il portavoce del Presidente russo, 

Dmitri Peskov, ha sottolineato che nonostante 

alcuni «punti di tensione» 

associati alle sanzioni, «la Russia mantiene 

la sua resilienza e la sua stabilità macro-

economica».

Più duro l’ex Presidente, nonché vicepresidente 

del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Dmitri 

Medvedev, che ha accusato Trump di 

«vagare in una realtà alternativa», in cui 

c’è «la vittoria definitiva di Kiev, il ritorno 

ai confini precedenti, l’economia militare fallimentare 

della Russia, le code per la 

benzina e le ‘tigri di carta’».

A più di tre anni e mezzo dall’inizio 

della guerra in Ucraina sorge quindi 

spontanea la domanda sullo stato 

dell’economia russa. Il conflitto 

prolungato e le sanzioni sempre più 

stringenti hanno messo in ginocchio

 il Cremlino, o a ragione Peskov e la

 Russia «mantiene la sua resilienza 

e stabilità»? E se sì, per quanto ancora?

Lo stato dell’economia russa

L’analisi dei principali indicatori macro-

economici russi per il 2025 rivela un’

economia che mostra ormai 

chiaramente i segni di un rallentamento

 significativo della crescita rispetto 

agli ottimi risultati dei due anni precedenti, 

con un’inflazione che, seppur in diminuzione, 

rimane ancora molto alta.

Ciononostante, alcuni indicatori, come il 

deficit di budget e il debito pubblico

mostrano una Russia molto più in salute 

rispetto alla maggior parte dei Paesi occidentali.

La crescita del Pil, che aveva registrato un robusto 

4,3% nel 2024, si è drasticamente ridotta nell’anno

 corrente. Il Ministero dell’Economia ha rivisto al 

ribasso le previsioni di crescita per il 2025 dal 2,5% 

inizialmente previsto all’1,5%, mentre i dati trimestrali 

confermano questa tendenza negativa, con una 

crescita dell’1,4% nel primo trimestre e dell’1,1% 

nel secondo.

L’inflazione rappresenta ormai dal 2022 uno dei 

problemi più pressanti per l’economia russa

Anche se i picchi dell’aprile 2022, quando raggiunse

 il 22% sono ormai lontani, nel 2025 l’inflazione è 

scesa raggiungendo l’8,1% in agosto, rimanendo però ben al 

di sopra del target del 4% fissato dalla Banca Centrale.

Il Ministero dell’Economia ha rivisto al ribasso le previsioni inflazionistiche per la fine del 2025 al 6,8%, rispetto al 

7,6% previsto ad aprile, mentre si attende il ritorno 

al target del 4% solo nel 2026.

Questa persistente pressione inflazionistica ha costretto 

la Banca Centrale a mantenere una politica monetaria 

restrittiva, con conseguente contrazione della crescita

 economica. Il tasso di riferimento, dopo aver raggiunto il livello record del 21% nell’ottobre 2024, è stato 

gradualmente ridotto al 17% nel settembre 2025,

 rappresentando comunque uno dei tassi più 

elevati al mondo tra 

le maggiori economie.

Il deficit di bilancio federale ha raggiunto i 4,19

 trilioni di rubli (42,7 miliardi di euro) nei primi otto

 mesi del 2025, pari all’1,9% del Pil, superando

 ampiamente l’obiettivo rivisto dell’1,7% per 

l’intero anno. Le proiezioni per il 2025 indicano 

un deterioramento del deficit al 2,6% del Pil, il 

livello più alto dall’inizio del conflitto, con una 

spesa pubblica aumentata del 21,1% rispetto 

all’anno precedente mentre le entrate sono 

cresciute solo del 3%.

Seppure in peggioramento, questi numeri non 

devono trarre in inganno, basti pensare che nel 2024

 il deficit di bilancio dei più importanti Paesi europei

come Germania, Francia, Italia e Polonia, è stato

 rispettivamente del -2,8%, -5,8%, -3,4% e -6,6%.

Anche il debito pubblico russo rimane molto 

contenuto, attestandosi al 16,4% del Pil nel 2024, 

uno dei livelli più bassi tra le economie sviluppate,

 seppur con previsioni di incremento al 19% nel 2025 

(per confronto, il livello più basso di indebitamento 

nell’Ue è dell’Estonia, al 23,6% del Pil).

La spesa militare costituisce la principale voce 

di bilancio e la causa primaria degli squilibri fiscali.

 Nel 2025, la spesa per la difesa nazionale è stata

 fissata a 13,5 trilioni di rubli (137 miliardi di euro), 

pari a circa il 6,9% del Pil, rappresentando la quota 

più elevata dalla fine della Guerra Fredda.

Le stime dello Stockholm International Peace 

Research Institute valutano la spesa militare totale 

russa, includendo voci nascoste in altri capitoli 

di bilancio, a 15,5 trilioni di rubli, equivalenti al 7,2% 

del Pil. Anche per questo, il budget militare per il 2026

 è previsto in leggera diminuzione a 12,6 trilioni di 

rubli (128 miliardi di euro).

Per far fronte alle crescenti pressioni fiscali, il

 governo russo ha annunciato una serie di misure 

fiscali, La più rilevante delle quali è l’aumento 

dell’Iva dal 20% al 22% a partire dal 1° gennaio 

2026. Una decisione che dovrebbe generare circa 

1 trilione di rubli aggiuntivi annualmente 

(10 miliardi di euro). L’aliquota agevolata del 10% 

per i beni di prima necessità come cibo, medicinali

 e prodotti per l’infanzia rimarrà invariata.

Uno problema sorto negli ultimi mesi riguarda la “crisi” nella distribuzione del carburante. Dal 28 luglio al 

22 settembre 2025, il numero di stazioni di servizio 

che vendono benzina è diminuito del 2,6% a livello 

nazionale, in particolar modo quelle indipendenti non 

legate ai colossi statali del petrolio, con riduzioni 

particolarmente severe nel Sud del Paese (-14,2%) 

e in Crimea, dove addirittura la metà delle stazioni 

di servizio ha smesso di vendere carburante.

Questa situazione è attribuibile alla riduzione della 

produzione di benzina di circa il 10% a causa di 

manutenzioni programmate e soprattutto degli 

attacchi dei droni ucraini negli impianti di 

raffinazione.

Secondo il quotidiano russo Kommersant, la 

produzione media giornaliera di benzina a gennaio 

è stata di 123.600 tonnellate, nei primi 19 giorni di 

agosto è stata di 102.200 tonnellate e nella prima 

metà di settembre è stata di 110-112 mila tonnellate.

undefined
La sede della Banca centrale russa

L’economia russa sarà sufficientemente resiliente?

L’outlook economico della Russia per i prossimi anni 

è di difficile previsione. Il Ministero dell’Economia russo indica una crescita del Pil limitata all’1,3% nel 

2026, seguita da una graduale accelerazione al 2,8% 

nel 2027.

Tuttavia, questa ripresa  dipende criticamente dalla normalizzazione della

 politica monetaria (ovvero dall’abbassamento 

dei tassi d’interesse), a sua volta subordinata al 

rallentamento dell’inflazione.

D’altra parte, un deterioramento della crisi nel 

settore della distribuzione di carburanti potrebbe avere conseguenze significative sull’economia

 russa. Se gli attacchi alle raffinerie dovessero 

intensificarsi, la conseguente interruzione 

prolungata delle forniture di carburante 

potrebbe compromettere i trasporti commerciali,

 l’agricoltura e l’industria manifatturiera.

C’è poi l’incognita dell’introduzione di sanzioni

 secondarie da parte degli Stati Uniti e dell’Europa.

 L’applicazione di tariffe elevate da parte di Washington

 e Bruxelles sui beni provenienti da Paesi che continuano

 ad acquistare petrolio russo potrebbe costringere i principali partner commerciali di Mosca a riconsiderare

 i propri rapporti con il Cremlino.

La Cina, che è diventata il principale importatore di

 petrolio russo con acquisti record nel 2023, e l’India,

 che ha aumentato le proprie importazioni di petrolio russo

 di 19 volte dal 2021 al 2024, rappresentano mercati 

cruciali per le entrate energetiche russe (circa un quarto delle entrate totali).

Se questi Paesi dovessero ridurre significativamente i 

loro acquisti per evitare le sanzioni secondarie, la Russia potrebbe perdere fino a 5 milioni di barili al giorno di

 capacità di esportazione, con un impatto devastante

 sulle entrate fiscali di Mosca.

Tuttavia, l’implementazione di sanzioni secondarie comporterebbe costi significativi anche per l’Occidente. L’imposizione di tariffe sui prodotti cinesi e indiani 

potrebbe provocare un’escalation delle tensioni commerciali, aumentare i prezzi dell’energia e l’inflazione nei Paesi 

occidentali e 

generare un periodo di forte stagflazione in 

tutta l’Europa.

Al momento, dunque, le affermazioni di Peskov in 

merito alla «resilienza» e alla «relativa stabilità

 macroeconomica» sembrano confermate, ma 

pericoli sono dietro l’angolo: un aggravarsi della

 crisi nella distribuzione dei carburanti, il fallimento

 nel controllo dell’inflazione, o l’imposizione di alte 

tariffe secondarie, e le “crepe economiche” potrebbero notevolmente aggravarsi, mettendo a rischio la 

tenuta del sistema.