22 marzo 2017
COMUNICATO
STAMPA
Immobili
abusivi realizzati nel comprensorio della Procura della Repubblica di Velletri.
Esecuzione delle sentenze passate in giudicato.
Giovedì
16 marzo, organizzato dal Comitato Equi Diritti, si è svolto a Rocca Priora l’incontro-convegno
in tema di abusivismo edilizio ed esecuzione delle relative sentenze.
Lo
scrivente ex Sindaco di Grottaferrata, ha partecipato su invito del Comitato anche
in virtù delle attività svolte durante l’esercizio della carica elettiva.
Positiva,
anche se minima, la presenza di alcuni rappresentanti delle Istituzioni. Interessante
ascoltare le diverse posizioni in campo. Sostanzialmente, gli interventi hanno
ribadito che il principio di legalità non è discussione, la casa è un bene
primario, la materia è complessa ed articolata ed i potenziali rischi in
termini sociali ed economici sono alti, occorre intervenire, ecc. Cose ovvie e
condivisibili ma, trascorsi oramai 14 mesi dalla comunicazione del Procuratore
di Velletri ai Sindaci (novembre 2015), di fatti o impegni concreti non vi è
traccia, e la riunione, purtroppo, lo ha confermato.
Ovviamente,
trattandosi di problematica molto complessa, non è affatto semplice venire a
capo della vicenda. Questo, però, non giustifica la perdurante stasi, oltre le mere
dichiarazioni di principio.
Nel
mio intervento, ho confermato come si potrebbe affrontare la materia, fermo
restando il principio di legalità (l’abuso edilizio è un reato, quale che sia
la motivazione alla sua origine o la natura dello stesso) e l’assunto per cui
la casa è un bene primario.
Posto
ciò, ho altresì evidenziato le palesi contraddizioni di fondo che investono
l’intera materia. Vale a dire: la Procura di Velletri ha agito mentre altre, come
quella di Roma dove si conterebbero oltre 300mila abusi, non ha avviato analoga
attività; le Procure hanno uffici dedicati alla verifica dell’esecuzione delle
sentenze, perché si è chiesto ai Sindaci ciò che la Procura dovrebbe già
conoscere ? I Comuni, in molti casi, hanno riscosso e continuano a riscuotere i
tributi dalle persone che risultano anagraficamente residenti negli immobili
sentenziati da abbattere e le stesse case hanno utenze allacciate regolarmente;
in taluni casi, si è addirittura in presenza di nuovi proprietari, ossia chi ha
commesso l’abuso in origine ha venduto la casa abusiva ad altri (con il
benestare di notai compiacenti, agenzie immobiliari e quanti altri); si vocifera
addirittura di situazioni in cui l’immobile abusivo sarebbe stato addirittura
accatastato; in molte situazioni i Comuni hanno riscosso gli oneri e le
oblazioni per sanatorie ancora pendenti (soprattutto sul terzo condono del
2003).
Non
parliamo poi della strisciante crisi socio-economico che affligge il Paese e
della percezione che la gente ha sul rispetto della legalità, dei principi
etici e morali e di quant’altro ancora: in una Società-giungla che fa acqua da
tutte le parti, in cui l’area della povertà è in aumento e le conseguenze dell’immigrazione incontrollata
(nuove aperture di SPRAR e CAS per migranti anche ai Castelli Romani) si
riverberano, anche psicologicamente, sulle Famiglie italiane, specie quelle in
difficoltà, i Sindaci (perché a loro il “cerino” è stato lasciato in mano…)
devono far eseguire le sentenze passate in giudicato e far abbattere gli
immobili abusivi. Se non lo fanno, incorrono nel reato di abuso d’ufficio (art.
323 c.p.) e/o omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.). Quindi, per chiarire
definitivamente, i Sindaci non hanno la facoltà di decidere se e cosa fare:
devono procedere, punto.
A
mio avviso, come ho dichiarato nell’intervento del 16 marzo, tutto ciò appare
assurdo oltre che ingiusto. E mi spiego: se uno o più Comuni, in alcuni casi
per decenni, non hanno vigilato sull’esecuzione delle sentenze e gli abusi sono
rimasti tali, ciò è sbagliato. Se però, adesso e all’improvviso, in un caos
sociale crescente si dice a un Sindaco di abbattere le case altrimenti viene
denunciato, persino invitandolo ad incrementare il debito del Comune se non ha
i fondi necessari per le demolizioni (il protocollo Regione Lazio-Procura di
Velletri prevede il prestito ai Comuni dei fondi per le demolizioni), questo è
altrettanto assurdo perché non tiene conto della realtà.
La
demolizione degli immobili abusivi, qualora realizzata e con l’aumento
dell’indebitamento dei Comuni, comporta, come ovvio, che alcune Famiglie si
ritrovino per strada e ciò, in termini di impatto sociale nella grave
congiuntura che viviamo, rischierebbe di far saltare una polveriera già
innescata. Ribadisco: non si deve tollerare l’abusivismo e fare fessi coloro
che hanno sempre rispettato le regole. Vuol dire, come ho ricordato alla
riunione di Equi Diritti, che si deve procedere con razionalità, ingegno e
senso di responsabilità, coinvolgendo formalmente ed immediatamente il Governo
sulla delicatissima materia, cosa che sinora non è avvenuta. Le Regioni,
infatti, non possono modificare leggi nazionali, né possono adottare
provvedimenti ad hoc in casi
emergenziali, come ritengo sia la vicenda delle demolizioni delle case abusive
nei Castelli Romani.
Nella
mia lettera aperta al Comitato, del 2 febbraio scorso, ho riepilogato le
proposte di soluzione, ribadite nell’intervento del 16 marzo: il Presidente
della Regione Lazio, che col Protocollo d’Intesa ha accelerato la vicenda, dovrebbe
chiedere la convocazione urgente di una Conferenza Stato-Regioni per discutere
col Governo se/quali provvedimenti adottare, tra cui una moratoria speciale che
sospenda le demolizioni per un arco temporale utile a modificare la normativa
nazionale, ad avviare Piani di Edilizia economico-popolare e/o Housing sociale ed a consentire ai
Sindaci di poter gestire questa emergenza sociale, anziché dover agire sotto la
pressione di commettere reati di abuso/omissione. Chiaramente distinguendo, per
quanto possibile, gli abusi edilizi realizzati per necessità da quelli
effettuati con fini speculativi e tutte le altre eccezioni del caso, specie di
natura sociale ed economica.
Contestualmente,
come ha ricordato il Consigliere comunale di Velletri CERINI durante
l’incontro-convegno, è possibile, da subito, apportare modifiche alla legge
regionale che risolverebbero almeno l’80% delle sanatorie ancora pendenti,
oltre ad adottare ulteriori accorgimenti nell’applicazione della vigente
normativa che darebbero respiro ai Sindaci nell’affrontare il problema.
Parimenti, il Consiglio regionale che sta esaminando il nuovo Piano Territoriale
Paesistico Regionale (PTPR), dovrebbe modificare i vincoli che gravano sulle
aree in cui il fenomeno dell’abusivismo è risultato maggiore.
Una
spedita approvazione delle previste Varianti Speciali per le Perimetrazioni dei
nuclei edilizi spontanei, unitamente ad una maggiore ed incisiva opera di
controllo/repressione degli abusi edilizi a 360° rafforzerebbero, da ultimo, il
senso civico e di legalità nei Cittadini interessati.
Tutto
ciò, a mio avviso, si può e si deve realizzare attraverso il coinvolgimento
diretto dei 30 Sindaci del comprensorio della Procura di Velletri, col sostegno
dell’ANCI regionale, presieduta dal Sindaco di Velletri, e di tutte le altre
Istituzioni del territorio che possono/vogliono rafforzare il messaggio da far
pervenire, con immediatezza, al Presidente Zingaretti.
I
tavoli tecnici, i convegni e tutte le altre iniziative, seppur utili a
mantenere l’attenzione (anche mediatica) sull’argomento, servono a poco (vds.
il caso di Artena, dove il Sindaco è dovuto intervenire per sospendere la
demolizione della casa di una donna in stato di gravidanza).
Occorre
agire e subito. Per questo ho redatto e consegnato al Comitato Equi Diritti,
come anticipato nelle dichiarazioni all’incontro di Rocca Priora, un documento da
sottoporre ai Sindaci, all’ANCI e agli altri attori istituzionali, per il
successivo invio alla Regione Lazio e che allego al presente comunicato
confermando la mia consueta disponibilità.
Giampiero FONTANA
BOZZA DI LAVORO
Al Presidente della Regione Lazio
e, p.c.:
Al Presidente del Consiglio
Regionale del Lazio
Ai Presidenti dei Gruppi consiliari
regionali
OGGETTO: Definizione dei procedimenti interessati
da sentenze penali di condanna per abusi edilizi passate in giudicato.
I
sottoscritti……………………..
PREMESSO
CHE
la
Regione Lazio (di seguito: Regione) e la Procura della Repubblica presso il
Tribunale di Velletri (di seguito: Procura), con protocollo d’intesa siglato il
25 giugno 2015, hanno individuato le procedure congiunte per agevolare
l’esecuzione delle Sentenze e dei decreti penali di condanna che abbiano
ordinato la demolizione dei manufatti abusivi, nei casi in cui la Procura
ritenga di coinvolgere nell’intervento di demolizione e/o ripristino, a titolo
di collaborazione, l’amministrazione comunale nel cui territorio dev’essere
eseguito l’intervento;
la
Procura, nel novembre del 2015, ha fornito nuovo impulso all’attività di
eliminazione delle conseguenze degli interventi edilizi abusivi, sollecitando
ai Sindaci dei Comuni interessati la definizione dei procedimenti in oggetto;
con
lettera prot. n. __________ del ____________ il Presidente dell’XI Comunità
Montana ed i Sindaci dei Comuni di Rocca Priora, Rocca di Papa, Monte Porzio
Catone e Colonna, hanno inviato alla Regione alcune considerazioni/ipotesi di
intervento rispetto alla specifica questione, chiedendo un incontro volto ad
inquadrare l’argomento in un ambito normativo funzionale ad affrontare la
problematica, tutelare il territorio ed auspicabilmente mitigare il clima di
grande agitazione sociale che promana dai Cittadini interessati;
il
Comitato Equi Diritti ha recentemente inviato al Consiglio Regionale una
proposta di modifica legislativa per il superamento delle problematiche il
recupero dei nuclei abitativi sorti spontaneamente nell’area dei Castelli
Romani;
la
problematica di cui all’oggetto è nota ed ha prodotto grande risalto mediatico,
in molti casi distorcendo i reali contenuti della materia;
l’impatto
in termini sociali ed economici della questione è rilevante e lo sarà ancora di
più se non si individua un percorso che consenta ai Sindaci, oggi obbligati, in
virtù degli artt. 323 e 328 del c.p. invocati dalla Procura, a procedere nelle
demolizioni sollecitate;
il
principio di legalità e quello che inquadra la casa come bene primario non sono
in discussione ma, tuttavia, in una congiuntura storica come quella attuale,
pervasa da una prolungata crisi che spinge sempre più le Famiglie italiane al
di sotto della soglia di povertà, non si può non tener conto delle conseguenze
derivanti dalle demolizioni effettuate tout
court e, pertanto, occorre che i Sindaci abbiano la possibilità di
contemperare legalità e sostegno sociale;
il
Procollo prevede, tra l’altro, che i fondi stanziati per le demolizioni siano
resi disponibili ai Comuni sotto forma di prestito, con l’obbligo di successiva
restituzione da parte degli stessi enti locali;
la
situazione economico-finanziaria dei Comuni interessati, in molti casi, è già
fortemente critica ed un ulteriore aggravio di indebitamento rischierebbe,
oltre potenziali default, di sottrarre risorse indispensabili per garantire i
servizi primari ai Cittadini.
CONSIDERATO CHE
il
fenomeno dell’abusivismo edilizio riguarda, purtroppo, molte Regioni italiane e
non solo l’ambito dei Castelli Romani;
i
3 condoni edilizi succedutisi nel tempo, in molti casi (specie relativamente al
condono 2003) risultano ancora pendenti;
per
affrontare in modo organico la complessa e delicata materia, facendo salvi i
due principi (legalità e casa=bene primario), è imprescindibile un intervento
legislativo di respiro nazionale che, a cascata, permetta a Regioni e Comuni di
affrontare la vicenda nei tempi e nei modi minimi necessari, con razionalità e
senso di responsabilità, in modo da non aumentare la già di per sé tesa
situazione socio-economica delle Famiglie interessate;
l’ambito
in cui discutere la delicata problematica e l’eventuale citato intervento
legislativo è la Conferenza Unificata Stato-Regioni istituita dal d.lgs. 28 agosto 1997, n. 281, di cui il
Presidente della Regione Lazio è membro;
la competente VI Commissione del Consiglio
regionale, dal 29 settembre 2016, sta esaminando il Piano
Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), licenziato dalla Giunta regionale a
marzo;
gran
parte degli abusi contestati sono legati anche a taluni vincoli (od alla
sovrapposizione degli stessi) che gravano nelle aree a più alto impatto del
fenomeno dell’edilizia spontanea,
TUTTO
QUANTO CIO’ PREMESSO E CONSIDERATO
i
sottoscritti chiedono al Presidente della Giunta della Regione Lazio, On.
Nicola ZINGARETTI:
- di attivare (da solo/di
concerto con altri Presidenti di Regione) le procedure formali per
chiedere l’iscrizione della tematica all’ordine del giorno dei lavori
della Conferenza Stato-Regioni, nell’ambito della quale valutare
l’eventuale approvazione di norme di legge per la migliore soluzione della
complessa e delicata problematica:
- di fornire, nel contempo,
gli opportuni indirizzi all’Assessore competente ed ai Gruppi politici e
civici presenti in Consiglio regionale, rispetto all’approvazione del
Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), affinché il documento possa
“rivisitare” i vincoli esistenti nelle aree dove maggiore è/è stata
l’incidenza dell’abusivismo edilizio, con particolare riferimento al
comprensorio dei Castelli Romani, come noto ulteriormente vincolato dalle
limitazioni imposte dal Piano di Assetto del Parco Regionale;
- di prendere in considerazione ogni altro
elemento, incluse le modifiche alla vigente legislazione regionale, utile
a fornire soluzioni immediate e concrete rispetto alla questione degli
abusi edilizi insistenti sul comprensorio regionale e, in particolare, in
quello dei Castelli Romani.
FIRMATO:
Il Presidente
dell’ANCI regionale
I Sindaci dei Comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea,
Ariccia, Artena, Carpineto Romano, Castel Gandolfo, Ciampino, Colleferro,
Colonna, Frascati, Gavignano, Genzano di Roma, Gorga, Grottaferrata, Labico,
Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Montelanico,
Nemi, Nettuno, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priora, Segni, Valmontone,
Velletri.
Altri attori istituzionali.