lunedì 31 ottobre 2011

Perde i pezzi la CASTA di " abbiamo una banca ?". Poi arriverà l'ora dei PICCOLI MANDARINI di ventesimo ordine.




Fazio, tre anni e sei mesi. Per non dimenticar


Lunedì, 31 ottobre 2011 - 13:37:46
di Angelo Maria Perrino ( da AFFARITALIANI.it )


Tre anni e sei mesi, una botta mica da poco per l'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio.

Il cattolico, il pio, l'uomo della provincia laziale tutto casa e chiesa. Per la scalata alla Bnl, argomento stranoto e ormai archiviato, come si dirà su due piedi, sbadigliando ormai assuefatti a ben altro: dov'è la notizia? E invece merita ripensarlo, il caso Fazio.

Per non dimenticare, per non vivere solo in questo eterno presente, che ignora il passato e non contempla più il futuro di una volta. Il passato aiuta a capire. A capire meglio, in questi mesi di aneliti alla palingenesi da un tanto al chilo. Ci consegna un'istantanea di che cos'è quest'Italia e quale sia il grado di incoerenze e contaminazioni, intrecci, incesti e conflitti di interesse nei quali siamo sprofondati. Specie (ma non solo, perché la mitica società civile non brilla per spirito civico) nel Palazzo, come Pierpaolo Pasolini chiamava il fortilizio della Kasta.

Vale dunque riflettere su chi siamo e che cosa vogliamo nel giorno in cui si ha conferma che il trenta per cento dei giovani non ha lavoro e che il differenziale dei nostri titoli di Stato verso quelli tedeschi riprende a correre, insensibile ai moniti un po' scalcinati dei vertici istituzionali italiani ed europei e alle manovre economiche, evidentemente inadeguate rispetto al male profondo e diffuso da curare.

Val la pena riflettere nei giorni in cui, a fronte della richiesta di una maggiore apertura del mercato del lavoro come premessa di un maggior dinamismo economico e sociale, la sinistra, politica e sindacale, che dovrebbe rappresentare il sol dell'avvenire, sa solo dire sciopero generale, scendendo in piazza in difesa dei garantiti che il lavoro e la pensione ce l'hanno (e magari la casa al mare, due auto e il week end), ignorando del tutto i giovani senza futuro e i loro talenti da selezionare e incentivare.

Giovani che sono la linfa vitale di ogni società ma di cui nessuno si occupa e che nessuno si incarica di rappresentare, sicchè poi esausti e sfiduciati finiscono col calarsi il passamontagna e spaccare auto e negozi nel centro della città...


Parliamo, dunque, di quel che significa la condanna a Fazio, il governatore della mitica Banca d'Italia, l'archetipica fucina di premier e capi di Stato e di civil servant. Il successore di Einaudi e di Ciampi (e di Draghi, che è trendy) l'uomo più volte indicato, anche dalla sinistra (D'Alema, rimembri ancor?) come premier del sempiterno governo dei tecnici, coperta di linus ricorrente per tutte le stagioni e per tutti i fallimenti della politica... finisce nell'ignominia per aver brigato, dall'alto del suo pulpito non proprio lindo e asettico, con lobbisti e faccendieri di terz'ordine per favorire un network lobbistico di interessi a discapito di un altro nel determinare i destini proprietari di primari istituti di credito nazionali.

Con tanti saluti per l'indipendenza, la terzietà, l'autorevolezza dell'istituto indegnamente rappresentato.


Ma questa è l'Italia di oggi, quella che Berlusconi, facendo da parafulmine di tutti i mali e da alibi di tutte le inerzie, ci consente di nascondere e non vedere.

E se il Belpaese, tra il ritorno della Iuve e il boom del sempreverde Grande Fratello, sprofonda come le Cinque Terre e come la Grecia, è anche perché nel tuorlo protetto della sua classe dirigente trasversale la gente come l'ex governatore Fazio prospera e inciucia, vivendo e lottando insieme a noi. Ai convegni e ai talk show (tutti de sinistra), dove predica l'etica e si scaglia col ditino alzato contro l'avversario, frequenta i salotti buoni dei poteri forti (tutt'altro che morti), briga e scambia per confermarsi il posto al sole.

Facendo, come disse icasticamente e in modo mirabilmente ineguagliato l'aspirante finanziere odontotecnico Ricucci, "i froci col culo degli altri".

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