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Spariti 26 milioni dalle casse di An: finiani e colonnelli PdL ai ferri corti
Roma - Dopo lo scandalo Lusi - Margherita, un altro buco nelle casse di un partito finisce nei titoli di testa dei media e nel dettaglio nella prima pagina del Fatto Quotidiano.
L'ammanco di 26 milioni di euro nel patrimonio di Alleanza Nazionale, partito defunto che non c'e' piu', ha messo ai ferri corti finiani, ora componenti di Futuro e Liberta', ed ex compagni di partito ora membri del Popolo delle Liberta'.
La Fondazione che ha subito la presunta sparizione illecita dei fondi e' nata nel congresso che nel 2009 vide lo scioglimento del gruppo politico nato dalle ceneri di Msi e la confluenza nel PdL.
L'eredita' complessa e' costituita di un tesoretto che comprende denaro liquido per 80 milioni di euro, ma anche beni immobili e societari, nonche' donazioni varie, la proprieta' del quotidiano il Secolo d'Italia e lo stesso simbolo del partito. Nel mucchio c'era anche la (tristemente famosa per Fini) casa di Montecarlo donata dalla Contessa Colleoni e poi venduta.
Sulla sottrazione ancora inspiegabile dal bottino dei finanziamenti al partito sta indagando la procura di Roma. Il primo a occuparsi del caso e' stato il tribunale civile, a cui venne chiesto il pronunciamento in merito alla dissoluzione di An.
Dopo aver accertato l'irregolarita' il giudice, incapace di dirimere la matassa da solo, ha nominato un collegio di commissari che avrebbe dovuto mandare in porto la liquidazione del patrimonio.
A portare il caso in procura e' stata Rita Marino, storica segretaria di Gianfranco Fini, che un paio di mesi fa denuncio' "distrazioni di denaro' destinate a un giro di rimborsi e consulenze". Trattandosi di soldi pubblici ecco che scatta l'ipotesi di reato.
da WSI
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