domenica 8 dicembre 2013

MONTE CASSINO : 70 ANNI FA UNA INUTILE BATTAGLIA


LA STORIA LA SCRIVONO I VINCITORI. MA LA VERITA' PRIMA O POI VIENE A GALLA


Nel 70° anniversario di quella battaglia, ho voluto percorrere quei luoghi che videro tanto sangue e tante giovani vite stroncate. Il numero delle salme che riposano nei vari sacrari ( italiano, francese, inglese, tedesco ) non è definito. Ancora oggi, durante il disboscamento delle colline, emergono resti di militari caduti, reperti bellici ed altro. 1.051 salme riposano nel Sacrario Polacco, 20.129 nel Sacrario tedesco, 945 nel Sacrario italiano di Monte Lungo. Non tutti i caduti persero la vita in questi luoghi, perchè qui affluirono le salme di quanti persero la vita fino ai campi di battaglia dell'Adriatico. Ma la cosa evidente, confermata da più fonti interpellate, è il fatto che, anche a seguito del volantino in incipit pubblicato, sulla collina di Monte Cassino di tedeschi ce ne fossero assai pochi. Postazioni di artiglieria erano situate sulle colline a corona della valle; ancorchè le comunicazioni all'epoca non fossero quelle che conosciamo ai nostri giorni, il bombardamento dell'Abbazia ,e del paese che era arroccato ai piedi della collina, fu un inutile atto bellico. Per non parlare di Sant'Angelo, rasa al suolo per un errore nell'individuazione dell'obbiettivo. Per non parlare dei carri armati finiti nel fiume GARI nel corso dell'attraversamento. Si riteneva che il fiume avesse una profondità di un paio di metri e si ritrovarono sommersi in 10 metri di acqua sotto il fuoco nemico !


LE 2 BATTAGLIE DI MONTE LUNGO




SACRARIO DI MONTE LUNGO 041 

SACRARIO POLACCO A MONTE CASSINO 025 

Le 2 battaglie di Monte Lungo si svolsero l'8 e il 16 dicembre 1943.  Il 22 gennaio 1944 le  truppe alleate sbarcarono ad Anzio con l'obiettivo di aggirare la Linea Gustav . Sappiamo oggi che, consolidata la testa di ponte nel giro di qualche giorno, giungere a Roma sarebbe stata una questione di poche ore.

Come potrete leggere nelle sottostanti recensioni, tratte da WIKIPEDIA, tutto conferma che altrove si sarebbe potuto agire con migliore esito,, stringendo i limitati contingenti tedeschi in un cul de sac nella VALLE ed evitando inutili distruzioni. Io credo che nella circostanza, come in altre, sia prevalsa la logica americana secondo la quale per costruire una bomba occorrono 5 minuti, per fare un soldato occorrono 20 anni. Per cui bombe a volontà. Alla prova dei fatti non è proprio andata così !


ABBAZIA DI MONTE CASSINO: UNO SGUARDO SUL PASSATO 019 


ABBAZIA DI MONTECASSINO - LA RICOSTRUZIONE DELLA CRIPTA 014 





DA WIKIPEDIA

Seconda battaglia (il bombardamento di Monte Cassino)

Essa fu, di fatto, la continuazione della prima, ma dalle posizioni avanzate appena sotto il Monastero e alla periferia della cittadina di Cassino. Il piano consisteva in una manovra a tenaglia da nord e da sud della città, essa doveva coinvolgere i corpi neozelandesi e indiani. Gli indiani, molto più abituati ai terreni pesanti degli americani, trovarono pure infinite difficoltà ad avanzare sulla montagna e di fatto si bloccarono ai piedi dell'abbazia. I comandi alleati si resero conto dell'impossibilità di prendere il Monastero in quelle condizioni. In questo contesto, tra il 5 e il 15 febbraio maturò una delle decisioni più controverse dell'intero conflitto: il "bombardamento di Montecassino", suggerito dal comandante della 4ª divisione indiana Francis Tuker.

La cittadina di Cassino sotto i bombardamenti Alleati (15 febbraio)
La questione chiave, a cui gli alleati risposero affermativamente era se il Monastero fosse, o no, occupato dai tedeschi. In effetti non lo era,[5] ma questo lo si scoprì solo dopo. Lo stesso Generale Mark Wayne Clark, che dette l'ordine, a posteriori ammette che fu un tragico errore di tattica militare - oltre che una vergogna dal punto di vista morale - che rese poi tutto il lavoro più difficile. Infatti, come fece notare, in una sua monografia, lo storico di Harvard Herbert Bloch, il bombardamento non fu solo un'operazione inutile ma anche estremamente dannosa dal punto di vista strategico: Bloch sosteneva che le macerie del bombardamento, occupate subito dai tedeschi, avevano offerto un prezioso riparo, che consentì loro di tenere a lungo quella posizione, dalla quale poterono bersagliare le truppe alleate, infliggendo gravissime perdite a chiunque tentasse di superare la linea Gustav[6].
Tra l'altro, fra le autorità ecclesiastiche e quelle italo-tedesche vi fu un accordo secondo cui i soldati avrebbero potuto stare all'esterno dell'Abbazia, ma nessuno sarebbe potuto entrare. Infatti, i soldati che stavano nel perimetro non erano lì a far la guardia a un'eventuale guarnigione all'interno della struttura, ma sorvegliavano affinché nessun militare facesse l'errore di entrare all'interno del Monastero, oltre che coadiuvare il lavoro di messa in sicurezza dei beni artistici.

Paracadutisti tedeschi all'interno del chiostro dopo la distruzione del monastero
Il 15 febbraio l'aviazione rase al suolo Montecassino in un bombardamento che durò per tutta la mattinata. In questo bombardamento trovarono la morte numerosi civili che avevano cercato rifugio all'interno dell'abbazia, mentre all'esterno furono uccisi dalle bombe numerosi soldati tedeschi e quaranta soldati della divisione indiana.[7]. Inoltre all'operazione, che avrebbe dovuto vedere in azione pochi bombardieri, come richiesto da Clark, parteciparono invece più di duecento velivoli per l'intenzione dei Comandi Alleati di approfittare dell'occasione per sperimentare una nuova strategia di bombardamento con mezzi ad alta quota su di un obiettivo puntiforme.
Il giorno dopo, nonostante la distruzione, gli attacchi dei neozelandesi e degli indiani fallirono per via di alcuni errori. Prima di tutto il raid aereo, previsto per il 16 ma anticipato al 15 di febbraio per il miglioramento delle condizioni meteorologiche, non venne loro riportato, causando rallentamenti nella loro entrata in azione. In secondo luogo, quando gli indiani entrarono nella zona di combattimento di prima linea, dando il cambio agli americani, si resero conto che la collina Quota 593, soprannominata Monte Calvario, che distava poco più di un chilometro dall'Abbazia, non era in mano alleata come invece avevano riferito gli americani, bensì saldamente presidiata dai tedeschi, che potevano dunque controllare le vie per raggiungere Montecassino e respingere l'avanzata delle truppe alleate. Ciò permise ai reparti tedeschi di impadronirsi delle rovine dell'Abbazia, che offrivano un riparo perfetto (dato che l'Abbazia era rasa al suolo, l'accordo di fatto aveva perso d'efficacia). Infatti qualsiasi esperto di guerra urbana può confermare come una casa, o una struttura in generale, può rivelarsi una trappola, mentre le sue macerie costituiscono un riparo ideale.
Un analogo attacco portato in serata dal 28º battaglione contro la città di Cassino riuscì a penetrare fino a conquistare la stazione ferroviaria, ma il giorno dopo i soldati furono respinti sulle posizioni precedenti da un contrattacco tedesco.
La "seconda battaglia di Montecassino" era finita.

LA TERZA BATTAGLIA

A partire dalle 8,30 del 15 marzo 1944, ondate di bombardieri alleati rasero completamente al suolo la cittadina di Cassino, che era già stata gravemente danneggiata dai precedenti combattimenti: 575 bombardieri pesanti e medi e 200 cacciabombardieri scaricarono 1.250 tonnellate di bombe sull'abitato. Anche questa volta la precisione dell'aviazione alleata lasciò a desiderare: alcune bombe vennero lanciate sul Quartier generale dell'Ottava Armata inglese e sull'artiglieria neozelandese causando 75 morti e 250 feriti; senza contare le perdite tra la popolazione civile italiana. Inoltre sempre nello stesso giorno prima di bombardare Cassino e l'abbazia, gli alleati bombardarono la città di Venafro per un fatale errore che costò la vita a centinaia di persone, tra civili e soldati anche alleati.

LO SBARCO AD ANZIO
I tedeschi, colti di sorpresa, iniziarono a reagire energicamente solo tre giorni dopo l'inizio dell'azione, quando si era già costituita una solida testa di ponte attorno ad Anzio, Nettuno e nelle zone limitrofe. Purtuttavia l'obiettivo di una rapida conquista della vicina capitale, che aveva spinto gli Alleati a progettare lo sbarco, non venne raggiunto. Roma, situata a soli cinquanta chilometri di distanza, o poco più, venne infatti liberata solo quattro mesi e mezzo più tardi, il 4 giugno 1944.

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