Costi della politica. Così la Regione Lazio versa ai partiti quattro volte più di Montecitorio
Contributi ai gruppi consiliari: il confronto con la Camera.
Da destra a sinistra non c'è chi non abbia invocato più trasparenza sui soldi pubblici destinati alla politica. Ma di passare ai fatti non se ne parla proprio. Se si eccettuano, naturalmente, alcune meritorie iniziative purtroppo isolate.
Qualche settimana fa il gruppo radicale al Consiglio regionale del Lazio presieduto dall'avvocato Giuseppe Rossodivita ha pubblicato sul sito internet il proprio bilancio. Un documento impressionante, che illumina un angolo del capitolo costi della politica finora tenuto accuratamente all'oscuro. Ovvero, i contributi che le Regioni erogano ai gruppi «consiliari».
Nel 2011 il Consiglio regionale del Lazio ha versato al gruppo radicale, composto da due persone, 422.128 euro. Dividendo a metà questa somma si può dedurre che ogni singolo consigliere abbia avuto lo scorso anno a disposizione 211.064 euro. Oltre, naturalmente, a stipendio, diaria, annessi e connessi. Un paragone con i contributi ai gruppi parlamentari della Camera rende bene l'idea delle dimensioni.
Nel 2011 sono stati pari a 36 milioni 250 mila euro, cifra che divisa per i 630 onorevoli dà 57.539 euro. Morale: i gruppi politici del Consiglio regionale del Lazio incassano contributi quasi quadrupli rispetto a quelli di Montecitorio. Proiettando i 211.064 euro procapite sulla platea dei 71 consiglieri, si ha la strabiliante somma di 15 milioni. Esattamente 14 milioni 985.544 euro. L'anno, e per una sola delle 20 Regioni italiane. Questo, almeno, dicono i numeri.
Anche quei denari, come i rimborsi elettorali, possono essere considerati parte integrante del finanziamento pubblico ai partiti. Ma con una differenza non da poco: la loro entità è pressoché sconosciuta. Intanto ci sono Consigli regionali che non pubblicano nemmeno il bilancio. Nel Lazio, poi, c'è l'abitudine delle cosiddette «manovre d'Aula». Che però, pur chiamandosi così, formalmente per «l'Aula» non passano affatto. Si tratta infatti di semplici delibere dell' Ufficio di presidenza del Consiglio regionale adottate in momenti particolari. Per esempio a ridosso dell'approvazione di bilanci regionali particolarmente rognosi e dove bisogna evitare al massimo il rischio dei franchi tiratori.
In questa legislatura ne è già stata fatta una che stanzia 3 mila euro al mese procapite. E dato che i consiglieri sono 71, considerando anche la presidente Renata Polverini, quella «manovra d'Aula» ha determinato un introito annuale aggiuntivo per i gruppi «consiliari» di oltre due milioni e mezzo. Ma a che cosa servono quei soldi in più?
Il conguaglio è giustificato con l'esigenza di pagare altri collaboratori. In realtà quei denari possono venire utilizzati con discrezionalità assoluta. Anche perché i collaboratori sono l'unica cosa che davvero non manca. Il Consiglio regionale del Lazio, da questo punto di vista, non teme confronti. In un'assemblea di 71 componenti, i gruppi «consiliari» sono ben 17: cinque di questi sono stati costituiti durante la legislatura, grazie al fatto che esiste un limite minimo. È ammesso, cioè, anche un gruppo composto da una sola persona. Diciamo subito che è una pessima abitudine in voga in quasi tutte le Regioni. Tanto che di «monogruppi» se ne contano 75 in tutta Italia.
Soltanto nel Lazio ne esistono ben otto: e sorvoliamo sulla definizione grottesca di uno di essi, il «gruppo misto» presieduto e composto dall'unico consigliere Antonio Paris. Il presidente di se stesso ha diritto a una indennità aggiuntiva di 891 euro netti mensili, e in quanto titolare di un «gruppo», può avvalersi di alcuni collaboratori. Sette, per l'esattezza: due laureati, due diplomati, una segretaria, un addetto stampa e un responsabile della struttura. Ma per i «gruppi» più numerosi si può arrivare fino a 24 dipendenti. Secondo le tabelle, il numero dei collaboratori dei politici nel consiglio regionale del Lazio potrebbero arrivare a 201.
Sarà questa l'impellente motivazione per cui la superficie della sede di via della Pisana ha bisogno di un ulteriore rilevante espansione? Lo prevede un bando da poco pubblicato sul sito internet del Consiglio, nel quale si spiega che «l'ampliamento consta nella realizzazione di n. 2 palazzine definite da tre livelli fuori terra più un piano interrato e un corpo centrale». Base d'asta, 8 milioni 259.750 euro e 49 centesimi. Iva esclusa. Questo per la serie: «riduzione dei costi della politica».
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