venerdì 26 febbraio 2010
Secondo il RITO AMBROSIANO la Giunta Di Tommaso sarebbe da condannare come GOOGLE
Il RITO AMBROSIANO rischia il declassamento del DIRITTO ROMANO
La RETE è ormai un PATRIMONIO dell'UMANITA' o se preferite un VESSILLO di LIBERTA'.
La COMMON LAW la considera una autostrada della conoscenza dove, al pari di una normale autostrada , ognuno è responsabile dei personali comportamenti.
Non così per il RITO AMBROSIANO che, nel tempo, ha elaborato teorie e teoremi di varia natura.
Per il RITO AMBROSIANO la rete è a tutti gli effetti un giornale.
Ne discende il TEOREMA che il DIRETTORE sia responsabile del comportamento dei singoli, che sulla rete immettono notizie, filmati e quant'altro.
Sarà! Se lo dicono a Milano !
Mutatis mutandi, penso ai muri pubblici della nostra città ed in particolare dei DUE MURI DELLA VERGOGNA:
IL MURO dell' OSPEDALE SAN SEBASTIANO MARTIRE
LA BIGLIETTERIA dello STADIO 8 SETTEMBRE
Tralascio il resto
Secondo il RITO AMBROSIANO l'AMMINISTRAZIONE TUSCOLANA, GIUNTA e DIRIGENTI di SETTORE, sarebbe responsabile di ciò che su quei muri viene pubblicato.
Vuoi vedere che la REPUBBLICA di FRASCATI è regolata dalla COMMON LAW ?
NON CI CREDERETE...... anche BEPPE GRILLO CONCORDA !
Bullismo senza privacy
Il fatto:
un bambino autistico viene seviziato nel 2006 in un istituto tecnico di Torino da alcuni compagni, il resto della classe non interviene e osserva con indifferenza come se fosse un fatto abituale. Il pestaggio viene filmato e messo su YouTube. E' visto 5.500 volte e poi rimosso in seguito a una segnalazione. YouTube è di proprietà di Google a cui viene imputata la violazione della privacy. Tre dirigenti di Google sono stati condannati a sei mesi dal tribunale di Milano per non aver impedito la pubblicazione del video. La condanna è avvenuta nonostante fosse stata ritirata la querela dai legali del ragazzo.
Le considerazioni:
Internet consente la pubblicazione di contenuti su diverse piattaforme. YouTube è una di queste, come Vimeo, Facebook, Flickr e molte altre. La responsabilità del contenuto è di chi pubblica, non del gestore della piattaforma. Se OGNI contenuto dovesse essere controllato dal punto di vista legale prima di essere messo on line, Internet dovrebbe chiudere i battenti.
Se viene scritto su un muro un insulto diffamatorio, non si può condannare il proprietario dello stabile per averlo permesso o non averlo cancellato immediatamente. Se si usa il telefono per diffondere notizie che dovrebbero essere protette dalla privacy non si denuncia la compagnia telefonica.
Senza il video il bambino sarebbe ancora vittima dei suoi seviziatori, lo scandalo è scoppiato solo grazie alla visibilità data da YouTube. I colpevoli sono nell'ordine: gli insegnanti e il preside che non hanno vigilato, i compagni che lo picchiavano abitualmente, i compagni che assistevano senza muovere un dito, coloro che sapevano e non hanno sporto denuncia.
YouTube ha reso pubblico un reato. Qualcuno è stato punito per quel reato? Si è punito chi ha rivelato uno spaccato delle scuole italiane e del bullismo da quattro soldi con genitori assenti o complici del comportamento dei loro figli. I dirigenti di Google non solo sono innocenti, ma dovrebbero ricevere una medaglia. La sentenza è un monito: i disabili nelle scuole italiane si possono pestare, ma in incognito. E', come chiunque può capire, un problema di privacy.
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