domenica 27 febbraio 2011

Crisi dell'edilizia. L'Italia come il Giappone ?

Il cemento continua l'invasione. In molti rimarranno sotto le macerie.




Qualcuno ha dimenticato la follia giapponese ? Sul finire degli anni 80 un metro quadrato al centro di Tokio veniva acquistato a 50 milioni di lire ovvero 25.000 euro odierni. La borsa di Tokio, il Kabutocho, tirava a mille fino a raggiungere quota 40.000. Le banche prestavano soldi a destra e a manca, bastava avere 30 metri quadrati di casa!

Il 10 aprile del 1992 Il Corriere della Sera scriveva :

L' Orso di Tokio graffia ancora: il Kabutocho perde il 3, 36 per cento
i grandi investitori giapponesi ritirano i capitali all' estero per fronteggiare la crisi interna, crollano i bancari, tengono gli industriali


I grandi investitori nipponici ritirano i capitali all' estero per fronteggiare la crisi interna, crollano i bancari, tengono gli industriali TITOLO: E l' Orso di Tokio graffia ancora: il Kabutocho perde il 3,36%
NOSTRO SERVIZIO TOKIO . Un' altra giornata da dimenticare. Con l' ultimo ribasso del 3,36% incassato ieri, il profondo rosso dall' inizio del ' 92 e' ormai arrivato al 28,6%. Dal gennaio del 1990 la perdita sfiora addirittura il 60%. Il conto e' pesante. Nei 27 mesi del grande crollo la Borsa giapponese ha divorato 3.000.000 di miliardi di lire, quindici volte la capitalizzazione di Piazza Affari. Un periodo cosi' teso non lo si viveva dall' ottobre ' 87. Il timore di un nuovo, devastante crac e' palpabile.

Kabutocho, la borsa di Tokio

Quando il castello di carta venne giù causò danni che il Giappone ancora paga con quasi 20 anni di stagnazione. Fra alti e bassi, ricordo la crisi edilizia del 99/2001, è stata quindi la volta della crisi che ancora viviamo. Negli Stati Uniti la bolla fu di origine finanziaria è vero, ma sempre incentrata sul mattone. Il potere politico perseguì con Clinton l'idea di rendere gli statunitensi proprietari di casa. Le banche non ci pensarono un attimo ad inventare tutti i marchingegni possibili pur di far credito. Ci hanno " pappato " tutti : notai, consulenti immobiliari, intermediari, avvocati, banchieri e costruttori. Quando una banca presta soldi ad un " incapiente ", solo confidando nel fatto che l'immobile debba aumentare di valore ogni giorno, e con esso la garanzia del bene posto a salvaguardia del finanziamento, vuol dire che la fine è prossima. Mi ricorda, per simmetria concettuale, un vecchio adagio di borsa : " quando la massaia parla di azioni col tuo barbiere, dattela a gambe chè la fine è dietro l'angolo ".
Se servisse la controprova, la si può trovare a qualche migliaio di chilometri da qui, in Spagna. Altra economia costruita sul mattone ! Qualche anno fa si discuteva se la Spagna fosse avanti o dietro l'Italia quanto a PIL. Intorno al 2005 Barcellona era tutta un cantiere. Oggi se compri una casa te ne regalano anche una al mare o in montagna pur di vendere.

Ora leggo di una richiesta della FEDILTER tendente ad ottenere l'esenzione ICI sulle case invendute. Così, dopo aver speculato sui terreni, dopo aver devastato il territorio, dopo aver pagato poco o nulla di tasse, dopo aver fatto soldi a palate, i PALAZZINARI vorrebbero anche l'esenzione dall'ICI. Non scherziamo. L'edilizia è una nube opaca nell'economia. Lavoro nero, sfruttamento, corruzione ed evasione fiscale nel settore sono, purtroppo, un giorno si e l'altro pure sulle pagine dei giornali. Semmai, andrebbe rispolverato dagli archivi quel provvedimento che nel dopoguerra consentì il decollo dell'economia italiana. L'esenzione venticinquennale da ogni tributo presente e futuro per chi acquista, TARSU compresa. Questo si che sarebbe un provvedimento capace, pur in un diverso contesto dagli anni 50/60, di dare un certo sprint al settore senza favorire i soliti noti. Da parte loro i PALAZZINARI dovrebbero metterci un bel taglio del 25/30% degli attuali prezzi di vendita ed un bel tributo in alberi da piantare, nel rapporto di un albero per ogni vano edificato. Ed è meglio che lo facciano subito loro, prima che lo decida il mercato !

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