Una realtà destinata a sparire ?
IL FRASCATI DALLE TAVOLE DEL MONDO ALLE COOP
(www.enopress.it). Straordinario mondo quello dell’economia globalizzata all’italiana –
Un governo di sinistra vanta importanti privatizzazioni quali le autostrade (mentre paesi come la Spagna le realizzano con il contributo UE e le offrono senza pedaggio agli utenti) e il governo di destra, anche a livello regionale, cavalca formule di pubblicizzazione dell’imprenditoria – Come? Una delle formule è quella che abbiamo sentito illustrata in un incontro organizzato dal Consorzio del Frascati e dall’ Associazione Cooperative Consumatori della Coop, ovvero il finanziamento da parte della Regione del progetto Frascati.
Suscita non poca perplessità la ricerca di interventi pubblici, soprattutto nella considerazione che questi travalichino quelli indirizzati alla promozione del territorio. In passato si è infatti verificato che alcuni interventi mascherati da promozionali siano stati indirizzati, invece, a sostegno dei prezzi artificialmente bassi praticati dalla grande distribuzione.
Preoccupazione in tal senso viene da altre categorie del commercio vinicolo, pure interessati alla vendita del Frascati, quali le enoteche, i negozi specializzati e la ristorazione che pure contribuiscono in maniera determinante alla più qualificata affermazione dei prodotti.
Stupisce, inoltre, un indirizzo che non potrebbe non apparire discriminatorio sul piano del libero mercato e della concorrenza, da un lato, e contro-tendenza dal momento che mentre si rincorre la privatizzazione dell'acqua potabile (ci auguriamo sia bloccata dal referendum recentemente ammesso), per il vino si rincorre l'aiuto pubblico, un intervento che contraddice due termini del progetto: il 'brand' storico Frascati che ha un potenziale di ben 15 milioni di bottiglie (come da nota distribuita del Consorzio di Tutela) un gruppo della grande distribuzione, dalle dimensioni come la Coop che pietiscano forme di intervento pubblico per organizzare le vendite sul mercato regionale e, soprattutto, su Roma città di grande flussi turistici e mercato tradizionale del vino Frascati e dei Castelli.
Un tal fatto progetto si collocherebbe sui più recenti indirizzi di un'enogastronomia 'a km.zero' e potrebbe avvalersi di una rivisitazione storico culturali che ben pochi vini al mondo possono vantare come i vini del Lazio, i cui litorali pontini hanno visto millenni fa l'approdo di Enea e della viticoltura (con la stessa nascita di Roma) e, più a nord, nell'Etruria meridionale culla di una vitticoltura antichissima trasmessaci dal lontano Caucaso.
Come riferito giorni fa da Enopress, il Consorzio dei Vini Tipici del Frascati appare interessato ad affidarsi in qualche modo alla COOP Tirreno (?) , ma al momento si è presentata all’incontro l’Ass. Cooperative Consumatori, Distretto Tirrenico filiazione di Coop e Legacoop, nella persona del Dr. Massimo Pelosi delle Relazioni istituzionali e territoriali per la Campania ed il Lazio (una specie di ministero per gli affari regionali dell’Organizzazione)
L’incontro si è tenuto per risolvere la crisi di immagine e di vendite del più noto vino del Lazio, il Frascati. ed hanno aderito esponenti dell'industria vinicola, delle aziende vitivinicole e i viticoltori. Hanno preso parte attiva all’approfondimento delle tematiche: il Commissario Straordinario dell' ARSIAL, Erder Mazzocchi; il presidente della Commissione Agricoltura della Regione Lazio, Francesco Battistoni; Sergio Urilli, Consigliere provinciale di Roma; i sindaci dell'area del Consorzio Stefano Di Tommaso Sindaco di Frascati; Mario Gori sindaco di Monteporzio
A quale prezzo?
La presentazione dell’iniziativa è stata affidata al rappresentante dell’ Associazione Coop che ha illustrato una serie di ipotesi di lavoro dirette a inserire il Frascati nella rete dei supermercati di appartenenza.
Ma qualcuno in platea ha avuto l’impressione che il relatore abbia messo al centro del problema la ricerca di risorse per uno studio finalizzato a valutare la possibilità d'inserimento del vino sugli scaffali dei supermercati. Ma "a quale prezzo?" si sono chiesti.
Sull’iniziativa gravava, con inaudito tempismo, la nota pubblicata da Il Corriere Vinicolo del 24 gennaio scorso che, senza mezzi termini, titolava
Fine della telenovela - IMBOTTIGLIAMENTO FRASCATI: IL TAR LAZIO DÀ RAGIONE ALLE AZIENDE FUORI ZONA a firma di Duilio Cortassa, di cui ricordiamo, qui di seguito, i passi salienti.
"Quella che da molti era stata definita "guerra del Frascati", scrive Cortassa, sembra essere giunta alla fine con due sentenze del Tar del Lazio del 29 novembre scorso, che decidono un lungo contenzioso che ha visto negli anni contrapposte alcune aziende imbottigliatrici nelle province di Bolzano, Cuneo, Latina, Pisa e Lecco alle ragioni del Consorzio tutela Frascati.
L’oggetto della disputa riguardava l'interpretazione del dm 31 luglio 2003 che, prima dell'entrata in vigore del dlgs 61/2010, che ha riformato la legge 164, dettava le regole generali in materia di imbottigliamento fuori zona dei vini a Do. Secondo il Tar, mentre l'art. 3 si riferiva ai casi in cui i disciplinari di produzione (in vigore al 31 luglio 2003) già prevedessero un divieto d'imbottigliamento fuori zona pur rimanendo valide le disposizioni e le prassi vigenti a quella data, il successivo art. 4 ammetteva una disciplina transitoria (un'autorizzazione di cinque anni rinnovabili) nel caso in cui, dopo quella data, fossero stati adottati disciplinari di produzione che introducessero limiti alla zona di imbottigliamento prima non previsti."
La recente decisione del Tar ha riportato indietro quella che Il Corriere Vinicolo ha definito la "telenovela" di oltre un decennio. Da notare che l’incontro è stato moderato dal giornalista de Il Messaggero, Luigi Jovino che all'imbottigliamento in zona, nel lontano 22 dicembre 2000, sul quotidiano romano aveva dedicato l’articolo "Frascati. Allarme del consorzio: si teme una produzione sottobanco o una rinuncia a continuare la commercializzazione. Fuga in massa dal Frascati doc"
"La legge dell'imbottigliamento in zona - scriveva Jovino - non porta alle aziende castellane gli effetti desiderati. Infatti a tre mesi dall'entrata in del decreto, firmato da Alfonso Pecoraro Scanio, ministro delle Politiche agricole, risulta che una sola azienda con stabilimenti fuori dalla zona di produzione, abbia iniziato le procedure per continuare a produrre il Frascati.. Si ricorda che erano state almeno una trentina le aziende italiane, con sede giuridica fuori dalla zona dei Castelli, ad opporsi strenuamente, al decreto sull'imbottigliamento in zona, denunciando che c'erano contratti da onorare e tradizioni commerciali da rispettare.
Adesso neanche queste aziende hanno fatto richiesta al Comitato nazionale vini per continuare la produzione. Le ipotesi che circolano sono due: o in barba a decreti e ordinamenti ancora si continua ad imbottigliare il Frascati in ogni parte d'Italia, oppure, molte società italiane hanno definitivamente rinunciato a commercializzare il famoso vino castellano. Prova a dare una risposta Davide Gaeta, consigliere delegato dell'Unione Italiani vini, associazione che in ogni modo ha cercato di contrastare il decreto. "C'era da aspettarselo - dice-. Dopo il decreto, voluto dalle aziende castellane, il marchio Frascati Doc ha avuto più problemi che vantaggi. Contesto l'ipotesi che ancora si possa imbottigliare Frascati fuori dalla zona di produzione. La verità è che molte società italiane hanno rinunciato al Frascati per la difficoltà di produrre la documentazione molto onerosa. In ogni caso, però, è giusto sapere che almeno 5 aziende stanno preparando la domanda presso il Comitato vini per imbottigliare il Frascati ed almeno altre 10 potrebbero presentarla in tempi brevi".
Secondo il dirigente dell'Unione vini, che apprezza gli sforzi fatti dai produttori castellani nel campo della qualità, "andava fatto un lavoro congiunto tra produttori in zona e quelli fuori zona per innovare le politiche di marca e di marketing, piuttosto che schierarsi su fronti contrapposti". "Le difficoltà dei produttori castellani sono contingenti - dice Alberto Benedetti delle cantine Santa Benedetta -. Molte aziende locali che prima vendevano il vino sfuso, adesso si stanno riorganizzando per imbottigliare in zona ed in questo periodo di transizione è quasi normale che ci sia un poco di confusione. Non so se altre aziende italiane e straniere stiano continuando ad imbottigliare il nostro vino, ma sicuramente non è il caso di rimmetere in discussione il decreto sull'imbottigliamento in zona".
"Dopo la legge sull'imbottigliamento in zona del 1997 -aggiunge Maurizio Tamburrano, direttore del Consorzio tutela vino Frascati Doc - le giacenze del nostro vino si ridussero enormemente ed il prezzo delle uve toccò il massimo storico. Il nuovo decreto, invece, ha lasciato tutto invariato. Non vogliamo accusare nessuno, ma ci limitiamo a chiedere più controlli sul rispetto del decreto, perché alcuni aspetti della vicenda sono molto oscuri".
Un viticoltore presente ha così commentato il dibattito:
"Il relatore in rappresentanza della COOP ha illustrato con una serie di argomenti per inserire il Frascati nella rete dei supermercati di appartenenza. In sintesi il relatore ci ha dato la sensazione di mettere al centro del problema la ricerca di risorse per uno studio finalizzato a valutare la possibilità d'inserimento del nostro vino sugli scaffali dei supermercati COOP. Ma a quale prezzo? Credo che per avere le idee chiare bastava fare due telefonate ai responsabili delle COOP, una all'ufficio acquisti e un'altr all'ufficio vendite, per sapere a che prezzo viene acquistato e venduto. Quello che mi sconcerta è che di "rimando" il Consorzio auspicava finanziamenti da parte dell'ARSIAL a sostegno dei "danni" causati, a loro dire, dalla crisi. Questa è nelle mani delle ormai note aziende vinicole. Aziende vinicole che non sono riuscite ad aggiornare e rilanciare un prodotto vinicolo che viene da lontano. Un'evoluzione vinicola ferma ai concetti della prima DOC d'Italia, senza sviluppare metodiche e strategie commerciali di adeguamento ai tempi. Non solo, hanno perso tutti i ricorsi per l'imbottigliamento in zona, mettendo fine ad una telenovella come l'ha
definita "Il Corriere Vinicolo". L'immobilismo, e gli errori strategico-commerciali hanno creato danni enormi all'attività viticola del Frascati. Diversi viticoltori tanno estirpando i vigneti, tanto, che da voci non controllate, sembrerebbe che circa trecento viticoltori non hannopresentato la denuncia delle uve per la vendemmia 2010, non c'è da evidenziare i danni riflessi che passano dalla devalorizzazione dei terreni, la perdita di personale qualificato, con tutto quel che ne consegue.
Danni incalcolabili. C'è da porsi una domanda. Questo stato di cose dipende solo dalla crisi? Leggiamo i numeri.
Secondo un recente comunicato stampa emanato dal Consorzio, per la vendemmia 2009, ci fa sapere che si sono prodotti 160.000 quintali di uva e 115.000 ettolitri di vino di cui il 75% venduto all’estero, mentre il 25% viene distribuito in Italia di cui l’11% viene venduto a Roma. A leggere questi dati si rileva che tutta la produzione del Frascati risulterebbe venduta. Ma, udite udite, la vendemmia 2010 a causa della peronospora si sono prodotti 130.000 ql di uva e 90.000 Hl di vino, 25000 hl di vino in meno. Qualcuno obbietterebbe, che il prezzo delle uve avrebbe avuto un balzo in alto. No il prezzo delle uve invariato da anni. Dove si vanno a prendere il vino per aprire il mercato delle COOP? E il vino per nuovi mercati come quello di Abu Dhabi? Con un calo di produzione così evidente, quali mercati rimarranno "scoperti"?
Una risposta ad alcuni interrogativi si trova nelle ormai storiche affermazioni del direttore Tamburrano che, nel affermare "Dopo la legge sull'imbottigliamento in zona del 1997, le giacenze del nostro vino si ridussero enormemente ed il prezzo delle uve toccò il massimo storico. Il nuovo decreto, invece, ha lasciato tutto invariato." E aggiungeva."alcuni aspetti della vicenda sono molto oscuri".
L'opinione di Giulio Santarelli
Sull’incontro abbiamo ricevuto un’autorevole valutazione, quella di Giulio Santarelli, produttore e già Sottosegretario alle Politiche Agricole che riportiamo qui appresso.
"L'incontro tra i produttori del Frascati doc ,dei Sindaci dei Comuni dell'area del consorzio, degli operatori commerciali della Coop e della doc Roma può rappresentare una utile occasione per dare un concreto impulso alle vendite del nostro prestigioso marchio. La grande distribuzione oggi consente di rendere disponibile anche i vini pregiati ad una platea più vasta di quella tradizionale.
"Debbo rilevare che la illustrazione che ci è stata fatta dal rappresentante della Coop prevede un percorso preliminare comprensivo di una serie di rilevazioni ed eventi promozionali articolate nei prossimi quattro mesi. Solo a partire da giugno, se tutto va bene, si può iniziare a parlare di inserimento del Frascati sugli scaffali dei supermercati.
"E mia convinzione che se la Coop considerava necessario azioni divulgative e promozionali, avrebbe dovuto farle prima di questo incontro. I produttori venendo qui credevano di trovarsi in presenza di richieste di prodotto da avviare subito alla commercializzazione. Cosi non è stato sicchè il dubbio che neppure questa iniziativa sortirà effetti pratici e utili è più che fondato. Purtroppo intorno al capezzale del Frascati anche in questa circostanza, si sono registrate le solite lamentele e le solite litanie e nessuna proposta pratica. Lo stesso consorzio di tutela mostra di essere incapace di esercitare azioni a tutela della qualità. Il mercato continua ad essere oscurato da produzione di bassa qualità a costi fallimentari che, giova ricordalo, rappresentano la causa e l'effetto della crisi.
"Non è un mistero che pochi grossisti dell'area del Frascati si contendono in Italia e all'estero forniture a prezzi che si aggirano a 0,90 centesimi a bottiglia e che contribuiscono in maniera determinante a rovinare l'immagine del Frascati. In questo quadro la produzione di uva della doc Frascati è in costante diminuzione anche a causa dell'abbandono dei vigneti.
"Provincia e Regione fino ad ora hanno saputo soltanto esprimere buone intenzioni e nessun provvedimento concreto. Gli stessi Sindaci dei Castelli Romani, mostrano di non essere in grado neppure di ottenere dai tantissimi ristoranti esistenti l'impegno a privilegiare i vini dei Castelli Romani Le sollecitazioni del Sindaco di Frascati al Sindaco del Comune di Roma che hanno costituito occasione per un convegno in Campidoglio con la presenza dell'Assessore al Commercio Bordoni ancora non riescono a modificare il quadro illustrato dal giovane nuovo Commissario di Arsial Mazzocchi per cui a fronte di un 20% di consumo di vini di altre Regioni il vino dei Castelli Romani si ferma al 6%.
"Purtroppo questo Convegno è stata l'ennesima manifestazione sui mali che affliggono il Frascati e sulla gloria che questo vino ha vissuto in un passato remoto. Una storia che purtroppo non trova alcun riscontro nel presente e meno che mai nel futuro."
Quale impegno per il futuro?
Appare assai grigio e privo di spunti. A questo riguardo vale una notazione di Giulio Santarelli che commenta: "Purtroppo intorno al capezzale del Frascati anche in questa circostanza, si sono registrate le solite lamentele e le solite litanie e nessuna proposta pratica." Nessun riferimento al trascinante 'vino di Roma' e 'vino dei Papi' che aveva fatto del Frascati un vino apprezzato in tutto il mondo. La stoffa c'è tutta, peccato che si navighi a vista.
lunedì 14 febbraio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Da voci non controllate sembra che la Regione stia deliberando 750.000 € di finanziamento per la distillazione del vino giacente. A quanto pare anche l'ARSIAL voglia deliberare un contributo. Perchè i Sindaco non manda l'antifrode per verificae quale vino va in distilleria?
RispondiEliminaE i viticoltori? Stanno a "vangare"!