Il Canellino il vino padre dello Campagne.
E la bontà di questo vino e le bellezze di Frascati sono ben sintetizzate dalla vena romanesca di Francesco Possenti:
" Frascati è un castelluccio che t'incanta
e le bellezze sue ce l'ha da venne
Pe' questo er frascatano se ne vanta.
Torlonia, Lancellotti e Aldobrandini
Ce se fecero fa' ville stupenne
Fra il verde de' le querce e de li pini.
Ce stai da Papa e nun te stanchi mai
De ritornacce e d'assaggià quer vino
Che un antro uguale, ar monno nun ce l'hai.
Pe' benedillo nun ce so' parole;
e sia asciutto, pastoso o cannellino,
pare de beve ner bicchiere er sole!"
Questo il vino e la cittadina castellana di allora. Ma accanto alle ville stupende di un tempo, cemento e costruzioni dei nostri giorni hanno conteso i terreni alle vigne e al verde. Di pari passo si è appannato quel 'sole' nel bicchiere che aveva entusiasmato anche il celebre Dalmasso. Questi, nella sua "Storia della vite e del vino in Italia", ricordava oramai molti anni fa come il medico di Sisto V, Andrea Bacci, autore di uno dei primi trattati sui vini d'Italia, avesse definito Frascati "luogo di delizie, generoso di uve e di vari frutti", mettendo in evidenza che quegli industri coltivatori avevano propagato nelle loro vigne le viti più elette d'Italia" dalle quali si ottenevano vini che venivano forniti "ai conviti principeschi , nonché alle mense borghesi di Roma".
Sfatiamo una leggenda
Paolo Pellicciari che così si presenta. "Per la mia "cultura" vinicola, ho frequentato l’università di mio "Nonno" Sono frascatano da generazioni. Come tutti i frascatani possessori di vigna più o meno grande, per cui da bambino il mio parco giochi era la vigna, d’estate e il tinello d’inverno. Ancora oggi continuo a mandare avanti i vigneti per quanto tempo ancora? Sarò l’ultima generazione. ( che tristezza ).Tutto quello che so sul vino e la storia di Frascati mi è stato insegnato da mio nonno e da mio padre. Se avrò ancora occasione racconterò la vita, e i personaggi che ruotavano nella viticoltura frascatana".
Paolo Pellicciari
Tra i 'frascatani' è uno scomodo e ribelle depositario della memoria di Frascati e del suo vino. Custode di mille ricordi, conoscitore dei moderni protagonisti del Frascati come il Campilli di Valle Vermiglia, dei Micara dell'enogastronomia e della Curia vaticana; proprietario di una ‘vigna più o meno piccola’, di una 'Fraschetta' e della grotta di famiglia; contestatore e 'notaro' a suo modo della storia di questo vino. La sua conoscenza del Frascati è frutto di una passione senza limiti, come traspare dalle notazioni che ha inviato via mail a Enopress, e che volentieri pubblichiamo, quale contributo alla conoscenza e stimolo per un dibattito. Perchè dai ricordi numerosi e disordinati si passi alla progettualità e al rinnovamento. Ricordi e ipotesi che testimoniano tuttavia dell'importanza di un passato.
"Sfatiamo una leggenda" si propone Paolo Pellicciari e scrive: "Da più parti si attribuisce la scoperta dello "Champagne" a Dom Perignon benedettino allievo dei Gesuiti del convento di Chalons sur Marme."Invece, per Pellicciari "tutto nasce dal fatto che la sorella Paolina, il fratello, e la madre hanno soggiornato per diversi anni a Frascati. Paolina a Palazzo Borghese poi Micara, mentre il fratello e la madre a Villa Rufinella, oggi Villa Tuscolana. Non potevano mancare di far assaggiare a Napoleone il vino delle "campagne" di Frascati.
Il vino di Frascati per antonomasia era il Cannellino. Un vitigno generato dopo una lunghissima e travagliata selezione. Un vitigno delicato facile alle malattie tipiche della vite necessario di notevoli cure ma tanta fatica veniva premiata da un vino di eccezionale particolarità chiamato "Cannellino" che sgorgava dalla cannella della cupella a cui si beveva. Un vino che per la delicatezza si teneva in piccoli tini e forse da qui l’adagio "dentro la botte piccola c’è il vino buono"
La particolare caratteristica del Cannellino ne faceva un vino anomalo nel contesto vinicolo dell’epoca , esso si beveva soprattutto d’estate, in quanto la variazione di temperatura dalla grotta a 12° in superficie a 25 – 30 ° il rifermentava creando bollicine di anidride carbonica dall’effetto frizzante con un gusto leggermente dolciastro, un vino dalla tipicità unica, che il "mondo" è venuto a gustarlo, per la particolarità e dando al contempo fama e prestigio al vino di Frascati. Questo perché era intrasportabile: come veniva portato a Roma per esempio, perdeva le sue particolari caratteristiche.
Da questo tipo di vino nasce "zinzeru" dopo chiamato "Romanella".
La Romanella era la perpetua del Cardinale Ferdinando Taverna 1558 – 1619, al secolo (sembra ) Giovanna Rinaldi. Una romana minuta nella statura, vestita senza eccessi che faceva di sicuro tenerezza ai Frascatani dell’epoca tanto da appellarla con il nomignolo di Romanella. Cosicchè oggi, con il termine Romanella sono definite cose semplici, veloci, senza importanza.
Ritorniamo ai fatti: i vignaioli frascatani dell’epoca cominciavano a consegnare il vino per la stagione estiva ai nobili romani che risiedevano nel periodo estivo a Frascati tra cui il celeberrimo Card. Ferdinando Taverna (nei giorni nostri Villa Taverna, a Roma, è la munifica residenza dell' ambasciatore americano). Purtroppo il Cardinale dovette interrompere le vacanze e ripartire per Viterbo. Con le vacanze successive si preoccupò di consumare il vino della stagione precedente. La Sig.ra Rinaldi andò a prendere in vino, allora contenuto in un' anfora porcellanata e, non appena tolto il tappo d’abete, il vino ne fuoriuscì spumeggiando.
Cosa era successo? Come tutti sanno il vino e la vite "viaggiano" insieme, fiorisce la vite e fermenta il vino, si vendemmia e fermenta il vino per cui il vino del Cardinale aveva subito tre fermentazioni, da qui la generazione di anidride carbonica e la conseguente azione frizzante. Ecco "zinzeru" il primo nome del vino frizzante naturale.
Scoperto l’arcano delle fermentazioni a Frascati si comincia a produrre il vino "scoperto" dalla "Romanella" e da qui il nome definitivo di "Romanella"
All’epoca non esistevano ancora la bottiglie in uso oggi, si usavano anfore porcellanate contenenti circa due litri di vino tappate con tappi d’abete con base a cono per poterle impilare in tavole forate e sovrapposte una su l’altra.
"Lo Champagne dalle Campagne di Frascati"
"Dom Perignon conduceva i vigneti del convento e il vino per ragioni geografiche era basso di gradazione doveva sicuramente additivare il vino con sostanze zuccherine o derivati. Così fino all’arrivo di Napoleone, dopo una vacanza frascatana, a Chalons sur Marme per preparare la battagia contro i Prussiani. A Frascati, Napoleone aveva bevuto e gli era piaciuto, il Vino delle Campagne di Frascati. Tanto gli era piaciuto che prese i vitigni e li fece piantare nella vigna già gestita da Dom Perignon, Da qui il nome di "Champagne", dalle "campagne" di Frascati. E nel 1998 Chalons sur Marne viene ribattezzata Chalon en Champagne.
Francesi e piemontesi allievi dei frascatani?
"Sulle orme del frizzante vino di Frascati, anche in Italia si comincia ad apprezzare il vino spumeggiante, tanto che con l’unità d’Italia arrivano a Frascati i piemontesi prendono i vitigni e comincia la produzione di Asti, Una nota casa di Spumanti quando fa la pubblicità a ridosso di Natale evidenzia che dal 1850 che producono spumante. Poi viene la Franciacorta. La stessa procedura per la "Romanella", a differenza che noi poniamo in fermentazione la bottiglia dritta al contrario di Franciacorta che la colloca capovolta. A noi frascatani non ci devono insegnare, niente peccato che a Frascati è amministrata da persone più dedite al cemento che alla cultura vinicola.
Gli errori in viticoltura
Tornando al vitigno "padre" dei vini frizzanti, una sciagurata quanto mai imprevedibile innesto con il "ceppo" americano ci ha privato per sempre del Cannellino. Subito dopo la seconda guerra mondiale i viticultori frascatani furono costretti ad innestare il ceppo americano pensando ad un rimedio per contrastare la delicatezza del vitigno del Cannellino. Ma non fu cosi, l’innesto con il ceppo più "forte" ha annullato quello più debole: un errore fatale per il Cannellino che non esiste più. Oggi sulle tavole c’è un altro Cannellino. E un’altro Frascati."
Si piatu e "romanelle" pe l’utemu dell’anno? Mio padre: va pià a u tinellu e romanelle che stasera brinnemo.
E ricordo mio nonno ogni volta che si parlava del Cannellino piangeva.
Per visionare il filmato copiare la stringa ed impostare la ricerca su internet
http://www.youreporter.it/video_11_aprile_2011_fra_le_vigne_frascatane_con_l_esperto_1
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Ottimo signor Pellicciari
RispondiEliminaGiuliana