ALLA FINE SARA' LA GRANDE GERMANIA A TORNARE AL MARCO
L'EUROPA mai nata sta vivendo i suoi ultimi giorni. L'agonia potrà durare un anno, forse tre, forse cinque anni, ma il destino è segnato. La causa principale sta nel differenziale qualitativo fra la POLITICA che la concepì e che ne mosse le prime sequenze ideologiche e l'attuale politica chiamata a definirla come sistema. A parte questa determinante ragione, è il progetto perseguito a fare acqua. Il voler comporre un unicum di realtà così diverse per tradizioni, singola forza economica, religioni, storia e senso filosofico dello stato, con l'aggiunta della scarsa qualità dei panettieri non può che produrre qualcosa di difficilmente commestibile. Date le premesse, voglio esaminare alcuni accadimenti.
La caduta del MURO DI BERLINO, da tutti salutata come una radiosa primavera ( vedremo a breve i risultati delle primavere nord-africane), ed il successivo default politico ed economico dell'URSS si sono poi rivelati come la caduta dell'ultima malta che teneva assieme le singolarità statali europee ed occidentali.
Io ricordo bene quei primi anni 90 in cui anche i piccoli imprenditori di paese volavano a Mosca per fare affari. Le immense distese arboree in primis erano il nuovo ELDORADO verso il quale guardare; complici , secundis, i piaceri collaterali che un paese ridotto allo stremo poteva lautamente offrire. I paesi dell'est europeo offrivano già allora manodopera ad un decimo del costo italiano, senza i vincoli italiani sulla fiscalità e sui diritti dei lavoratori. Qualche imprenditore più avveduto mi parlava delle sue visite in quelle realtà, delle infrastrutture carenti, delle linee elettriche inconsistenti e quindi incapaci di servire una industrializzazione dei luoghi. Paesi da evitare.Tale era il divario oggettivo dopo 50 anni dalla fine dell'ultimo conflitto bellico che molti si ritrassero, magari dopo qualche truffa subita.
Diverso il discorso per la GRANDE GERMANIA. Ancorchè distrutta più della RUSSIA e dell'ITALIA, ancorchè vessata dalle riparazioni belliche verso i vincitori, la GERMANIA rimise subito in esercizio la sua potenza industriale. E di questa diversa impostazione genetica si ebbe evidenza alla caduta del MURO di BERLINO, quando ai tedeschi occidentali fu evidente cosa fosse stato il comunismo. Visitando oggi Berlino, la BERLINO unificata, non si può che essere colpiti dallo status attuale dei luoghi; luoghi che le molte foto di 20 anni fa ora esposte nei vari musei del ricordo mostravano tali e quali alle foto di 30 anni prima. Tale era Berlino est nel 1989, quasi uguale alla Berlino del 1950 .
Si potrà anche dire che ricostruire sulle macerie è facile. Che non avendo una storia come ROMA o FIRENZE o come altre mille città italiane è pressochè raro imbattersi nei tesori storici di cui l'Italia è depositaria. Tutto vero; BERLINO ma anche il resto della Germania è stata ridisegnata su un foglio bianco. Quindi strade larghe, piazze ariose, alberi, parchi e quant'altro.
Di questo status i tedeschi hanno consapevolezza come pure della forza del loro lavoro, della qualità dei loro prodotti, del senso delle istituzioni e della consapevolezza di essere UN POPOLO
Certo, anche a loro può accadere d'imbattersi in una guida incerta ed ondivaga come ANGELA MERKEL; non sarebbe la prima volta, ma non sarebbero neppure gli unici ! Nel Parlamento tedesco però, e nelle istituzioni, non albergano indagati, rinviati a giudizio e truffatori; lì ci si dimette per un compito copiato. E questo conta e fa differenza.
EURO BENE/MALEDETTO
Sotto un profilo strettamente industriale l'introduzione dell'euro come moneta unica dell'area è stato motivo di grande soddisfazione. Eliminando il rischio valutario piccole e grandi imprese, importatori di materie prime ed esportatori di manufatti hanno avuto la certezza di fondamentali componenti economiche di costo e di ricavo. Tralascio la comodità per i singoli cittadini dell'uso di una comune moneta e la caduta delle frontiere doganali.
Le BANCHE, al contrario, se hanno potuto per un verso contare su una più stabile capacità previsionale dei costi produttivi dei loro clienti affidati, hanno visto per altro verso prosciugata una fonte di commissioni; quelle appunto derivanti dalle negoziazione sui cambi. Questo è stato uno dei driver più potenti per accelerare la globalizzazione, ma anche per la ricerca di altre fonti di profitto come le armi di distruzione finanziaria di massa : I DERIVATI. E che le modalità di questa accelerazione, che il modus di accedere a nuovi mercati per paesi emergenti sia avvenuto in maniera assurda questo non è altro che un errore politico dei guidatori.
E parlo delle modalità che hanno aperto le porte dell'EUROPA e del mondo occidentale alla CINA, all'INDIA, in genere ai paesi dell'estremo oriente senza alcun vaglio ammessi a scaricare merci sui nostri mercati. Nessuno ha pensato ai divari esistenti, alla vistosa disparità dei vincoli economici e fiscali presenti nel mondo occidentale, dei diritti esistenti per quella componente essenziale del processo produttivo : IL LAVORO.
In questo contesto, in EUROPA a parità di valuta corrente ed in presenza di regole più o meno simili, la sfida e la vittoria hanno un solo nome : PRODUTTIVITA'
Ma la PRODUTTIVITA' altro non è che una sommatoria di componenti attinenti alla produzione. Vi concorrono le infrastrutture, la burocrazia, il sistema giudiziario, la certezza del diritto, la leggerezza o la voracità fiscale, il costo dello STATO. Un sistema gravato da complessità parassitarie che si scaricano sulla fiscalità conduce alla necessità di richiedere continui aumenti delle buste paga. Questo nell' Italia degli anni 70 fu risolto con la scala mobile; meccanismo che se da una parte assicurava alla forza lavoro il mantenimento del potere d'acquisto e quindi il sostegno al consumo dei beni prodotti, dall'altra parte, in assenza di virtuosismo nella gestione della finanza pubblica, poneva le basi per la perdita di competitività.
Una volta a ciò si poneva rimedio con la svalutazione della moneta. I prezzi delle merci da esportare divenivano nuovamente competitivi, le fabbriche continuavano a produrre, licenziamenti e chiusure di aziende erano fatti di poco conto, quasi fisiologici.
L'EURO OGGI E' UNA CATENA di cui beneficia solo lo stato che ha in se, nel suo sistema, una forte PRODUTTIVITA'. Oggi l'unico stato che in ciò eccelle è la GERMANIA. La sua durezza e la sua prepotenza le permettono di vendere armi alla GRECIA FALLITA e d'imporre norme di bilancio a stati che vivono nella illegalità diffusa ed istituzionale come l'Italia. Tutto ciò, entro certi limiti, è corretto. Ma il modus ed il quantum sono importanti. Attuare politiche economiche restrittive in tempi di recessione è semplicemente da pazzi. Se la MERKEL fosse stata una statista e non fosse stata, al contrario, in cerca di rivincite verso madre natura, avrebbe chiesto tagli della spesa pubblica, snellimento della burocrazia e facezie simili. Per avere esempio dei danni provocati dalle impostazioni economiche berlinesi basta osservare cosa avviene in Grecia ed è in fieri in Italia. Lì la rivoluzione è realtà, qui MESSER MONTI e la sua banda ci stanno regalando miseria, chiusura delle fabbiche e terrorismo.
Questo stato dell'arte però ha permesso alla GERMANIA, e a chi da dietro le quinte dirige l'orchestra, di crescere mentre gli altri retrocedevano; di fare lo shopping delle migliori aziende europee disponibili. Ma per quanto ancora ? Il vento sta cambiando anche se FRAU ANGELA non se n'è ancora accorta. Se ne sono accorti i tedeschi che su 11 consultazioni elettorali l'hanno bocciata 11 volte. Quando di si dice un popolo consapevole e quando invece si ha di fronte un POPOLO BUE !
Menti raffinate sono al lavoro. Alla fine la GRECIA resterà nell'euro, insieme al resto della truppa, a fare da zavorra e ad affondare l'EUROPA.
Ad uscire, questo è il piano, sarà la GRANDE GERMANIA. E col SUPER MARCO farà shopping alla grande. Altro che le dracme, alla DEUTCHBANK stanno stampando i marchi. Nel mentre, i politicanti decadenti hanno altro cui pensare. Loro pensano al bottino da spartire, il POPOLO BUE pensa alle poesie e al campionato di calcio; entrambi non s'accorgono che stanno precipitando nel burrone.
Nessun commento:
Posta un commento