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I marò e i proiettili della morte. "Usati dai militari dello Sri Lanka"
Roma, 13 settembre 2015 - "IN QUELL’AREA i pirati somali e la guardia costiera dello Sri Lanka usano proiettili come quello trovato nel capo del timoniere del Saint Antony, Valentine Jelestine». Non esita un attimo Luigi Di Stefano, 63 anni, romano, consulente per l’Itavia nella lunga inchiesta sull’aereo abbattuto nel cielo di Ustica e perito giudiziario per la Procura di Ancona nel 2005, di professione ingegnere ambientale. Sul suo sito on line Seeinside ha condotto una controinchiesta sulla vicenda nella quale sono stati coinvolti Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Nei giorni scorsi è riuscito a farsi mandare gli atti indiani depositati ad Amburgo alla cancelleria del Tribunale internazionale per il diritto del mare.Quale arma spara una pallottola di quelle dimensioni?
"È una cartuccia calibro 7 e 62 x 54 R, molto diffusa in quell’area. È il proiettile dei mitra usati dai pirati della Somalia e dalla guardia costiera dello Sri Lanka sugli Arrow Boat. Gli italiani non hanno armi in grado di sparare pallottole così grosse".Da sempre nello stretto di Palk gli uomini della Guardia costiera delo Sri Lanka combattono lo sconfinamento dei pescatori indiani nelle loro acque territoriali.
"C’è perfino un sito on line il cui titolo è ‘Salvate i pescatori del Tamil Nadu’ (lo stato dell’India che si affaccia sullo stretto di Palk, ndr). Il suo censimento delle vittime è arrivato a 400 nomi".Lei sta facendo questo lavoro certosino senza ricevere nessuna ricompensa?
"Certo. Fu così anche nel caso dell’Itavia. In questo modo si riesce a tutelare una totale libertà di giudizio".Scusi, ma lei di che campa?
"Del mio lavoro. Sono un tecnico del trattamento delle acque, di impianti fotovoltaici e di biomasse".È abituato ai muri di gomma?
"Fino ad ora avevo lavorato sulle fonti aperte. Ora invece posso esaminare documenti che sono entrati nel processo. Cambia tutto".Qual è l’atto più clamoroso?
"L’autopsia del professor Sasikala sul corpo del timoniere. Poi si scopre che il 16 febbraio di fianco alla Enrica Lexie attraccata al porto di Kochi vengono portati un falso Saint Antony e la nave della Guarda Costiera indiana Samar per organizzare riprese ad uso e consumo della comunicazione e dell’accusa".Ha trovato molte porte chiuse?
"La più sorprendente è quella dell’autorità giudiziaria italiana. Per due volte ho chiesto i dati radar della Enrica Lexie. Diciamo che fra Ustica e la perizia per i giudici di Ancona ho accumulato una notevole esperienza. Mi hanno risposto che non sono legittimato ad averli perché non sono una parte in causa".Perché non ha utilizzato il database Ais che registra le rotte delle navi di tutto il mondo?
"Fra lo Sri Lanka e Mumbai il mare è infestato dai pirati. Le navi di solito in quel tratto di Oceano spengono gli apparati per non essere facilmente localizzate dai malintenzionati".- LA GAZZETTA del MEZZOGIORNO.it
- Marò, non hanno sparato loroSui cadaveri altri proiettili
ROMA - L'autopsia eseguita dalle autorità indiane sui corpi dei due pescatori rimasti uccisi il 15 febbraio 2012, per la cui morte sono accusati i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, avrebbe rilevato che i proiettili mortali non erano quelli in dotazione dei due fucilieri di Marina a bordo della Enrica Lexie. Lo scrive Quotidiano nazionale, citando documenti allegati alle «Osservazioni scritte» depositate dall’India al Tribunale sul diritto del mare di Amburgo lo scorso agosto.«Nella seconda pagina dell’Allegato 4, si legge, che il proiettili estratti dalla testa di uno dei pescatori è una pallottola molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò. Sasikala (l'anatomopatologo indiano, ndr) ha misurato un’ogiva lunga 31 millimetri (...). Il proiettile italiano è lungo appena 23 millimetri (...). Il proiettile con tutta evidenza viene da un’arma diversa dai mitra Minimi e Beretta Ar 70/90 dei fucilieri di marina italiani».
Nella ricostruzione delle indagini riportate dalle «Osservazioni scritte» dell’India, cui gli allegati fanno riferimento, si legge tuttavia che «il rapporto dell’esperto balistico (del 4 aprile 2012) conferma che i proiettili recuperati sui corpi delle vittime erano stati sparati da due delle armi sequestrate dall’Enrica Lexie, entrambe fucili Beretta SC AR70/90 di 5,56 mm, fucile d’assalto standard utilizzato dalle forze armate italiane (Allegato 7)».
L’incredibile rivelazione, che potrebbe essere a questo punto determinante per la definizione di un’annosa questione, finalmente devoluta all’arbitrato di un tribunale internazionale come quello di Amburgo, è uno schiaffo in faccia anche alla diplomazia che avrebbe sostanzialmente lavorato per affermare il diritto nei confronti di due persone non solo innocenti, ma addirittura neanche coinvolte nella vicenda per la quale hanno rischiato addirittura la pena di morte. Tale terribile ingiustizia fa commentare sul suo profilo Facebook a Elio Vito, onorevole di Forza Italia: «Oggi sono 1.300 giorni di ingiusta e illegale detenzione da parte dell’India di Latorre Massimiliano e di Salvatore Girone. Una vergogna senza fine alla quale i vari governi italiani che si sono succeduti, da Monti a Renzi non hanno saputo mettere fine. Vergogna! Vergogna! Vergogna! Marò liberi».
In serata, il ministro della Difesa, Paolo Gentiloni, ha dichiarato: «Di errori e ritardi ci interrogheremo quando avremo risolto la questione e i due marò torneranno a casa. Forse in questi anni ci sono stati momenti più complicati. Io comunque, ha sottolineato, ho fatto il possibile». -
MARO' 019 - Dati tecnici sui proiettili
domenica 13 settembre 2015
MARO' - Senatore Centinaio ti affido uno di coccio !
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Pitotti o Pitale ?
RispondiEliminaValerio si prenda della valeriana ed un buon paio di occhiali. Prima però tolga il paraocchi sinistro.
RispondiEliminaSi caro Ministro Gentiloni. Attendiamo che questa pagliacciata abbia fine. Poi regoleremo i conti con il Governo Monti. E mica finisce così !
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