giovedì 26 dicembre 2019

PARTECIPATE DI ENTI TERRITORIALI E SANITARI, C. CONTI: RISULTATI GESTIONALI E COSTI DEL SISTEMA


E' UN MAGNA MAGNA ESTESO A LIVELLO NAZIONALE



Comunicato stampa n. 93 
Referto della Sezione delle Autonomie della Corte dei conti

“Milletrecentosessantasette società degli enti territoriali, pari al 27% del totale, versa in condizioni tali da richiedere interventi di razionalizzazione da parte delle amministrazioni socie. Situazioni di criticità sono state rilevate dalle Sezioni regionali di controllo che hanno, inoltre, evidenziato come la governance non sia sempre esercitata in modo consapevole da parte degli enti proprietari, i quali, talora, hanno spostato il potere decisionale dall’organo politico al sistema delle holding”.
E’ quanto emerge dai dati, aggiornati al 2017, riportati nel referto della Sezione delle Autonomie della Corte dei conti sugli organismi partecipati dagli enti territoriali e, per la prima volta, dagli enti sanitari.
Nel 2017, le società “operanti nei servizi pubblici locali sono numericamente ridotte (il 40,75% del totale), pur rappresentando una parte importante del valore della produzione (il 71,18% dell’importo complessivo). Di queste, solo il 42% è totalmente pubblico, ma occupa circa due terzi degli addetti”. Analoga proporzione si registra per gli enti sanitari.
Nel confronto tra i risultati conseguiti dalle società degli enti territoriali interamente pubbliche (n. 1.804) con il totale esaminato (n. 4.326), sono più frequenti, per le prime, situazioni di prevalenza delle perdite di esercizio sugli utili. Nel complesso, i debiti delle società partecipate ammontano a 91,9 miliardi, di cui quasi il 40% è attribuibile alle partecipazioni totalitarie. 
Nelle partecipate pubbliche al 100% si rileva anche la preminenza dei crediti verso soci sul totale, sintomo della spiccata dipendenza di tali partecipazioni dagli enti controllanti, pur in presenza di un rilevante indebitamento verso terzi. Tale dipendenza è confermata anche da talune situazioni di eccedenza delle erogazioni (tra cui quelle per contratti di servizio) rispetto ai valori della produzione delle società. Tali situazioni che appaiono giustificabili in caso di risultati di esercizio negativi (da cui scaturiscono oneri per copertura perdite o per ricapitalizzazioni), mentre risultano poco comprensibili se associate a bilanci in utile.
Si conferma, inoltre, la prevalenza degli affidamenti diretti: nonostante la rigidità dei presupposti che consentono la deroga, su un totale di 14.626 affidamenti, le gare sono soltanto 878 e gli affidamenti a società mista, con gara a doppio oggetto, 178. Speculari le risultanze per organismi non societari.


Corte dei conti
Ufficio stampa



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