Comunicato del
11 febbraio 2021
(divulghiamo una intervista al Presidente onorario del
Gruppo dei Dodici, Alberto Alberti)
Camminare
nella natura: la Via Francigena la vera filosofia del Cammino.
La pandemia ci ha fermato per lunghi mesi. Oggi sempre più sono quelli che affrontano il
contagio riprendendo a camminare nella
natura, nei sentieri, nei boschi, nelle pianure e sulle sponde del mare e di
laghi. E’ anche un modo di fare riprendere il turismo e sostenere l’economia.
Il cammino migliore è quello su sentieri storici come la VIA FRANCIGENA, un
percorso storico che si svolge in un bellissimo ambiente naturale, ricco di
cultura, valori sociali e,perché no?, scoperte gastronomiche. Un’associazione
senza lucro, il GRUPPO DEI DODICI è impegnata a promuoverla e a svilupparne il
patrimonio culturale e morale. Per mostrare il segno dell’ attività
dell’associazione e ritrovare il vero senso del cammino del pellegrino, abbiamo intervistato il suo Presidente
onorario, Alberto Alberti.
D:
Presidente Alberti, c’è un messaggio del pellegrino?
“Direi che ora lo so. Il nome Hanna è Giovanni in
italiano, John in inglese,Johann in tedesco. Jean in francese, Jens in
norvegese. Lo stesso nome per una sola persona. Me lo disse Hanna, un
pellegrino che avevo incontrato sulla Via Francigena. L’ho riconosciuto come
pellegrino dal grande zaino, dal materassino arrotolato legato sopra e dal
bordone, il bastone da pellegrino, mentre ero in cammino anch’io verso Monte
Sant’Angelo. Passandogli vicino era chiaro dal suo aspetto che veniva dal Medio
Oriente. Alla prima occasione cominciai a parlargli. Volevo sapere qualcosa di
lui. Mi rispose affabile. Mi disse che camminava da Santiago, dalla Spagna.
Veniva dalla Siria e lo si vedeva dalla bandierina attaccata al suo zaino. Mi
raccontò: s’era rifugiato in Europa, quando laggiù volevano arruolarlo. Era
destinato a zone dove imperava la
ferocia dei combattimenti. Allora
preferì l’esilio. Senza mezzi di sussistenza sarebbe stata difficile. Di questo
era consapevole; avrebbe fatto qualunque lavoro gli fosse stato offerto. Non
avrebbe potuto essere un insegnante come era nel suo paese. Però per lui era
sconvolgente che la gente lo guardasse con sospetto, spesso con disprezzo: non
gli veniva riconosciuta la sua dignità di essere umano. Talvolta era in balia
di sfruttatori.”.
D:
Quindi, se Hanna/Giovanni parte da una cesura, dalla scelta di non vivere la
violenza, in realtà non era solo una fuga ma una ricerca, può trovare ciò a cui
aspirava?
“Incontrò dei pellegrini: quello era un mondo diverso.
I pellegrini che incontrava non erano alla ricerca di profitti, di guadagni,
avevano motivazioni diverse e lui le apprezzava tutte. La loro vita era
affrontata con serietà e godevano delle belle cose che vedevano. Erano aperti
agli incontri con altri e si aiutavano fra loro con rispetto per le diversità
culturali e idee religiose. Hanna si accorse che esisteva un mondo in cui anche
lui avrebbe avuto la stessa dignità di tutti e dove sarebbe stato giudicato dal
suo comportamento, senza prevenzioni. Le persone che incontrava formavano un
mondo che non prevaricava gli altri. Hanna decise che avrebbe potuto
riacquistare fede nella società diventando parte di quel mondo…. Il suo sogno
era di riuscire a fare conoscere a tutti che vivere in pace, mantenere ideali
di civiltà ed evitare il rifiuto degli altri era possibile. Lui sosteneva
questo con chiunque incontrasse. Aveva la sensazione di fare qualcosa di
giusto. Hanna diceva che nella Comunità nazionale i pellegrini con il loro
esempio potevano fare avanzare idee di pace verso gli altri e verso se stessi,
di accettazione di culture diverse e religioni, di senso di onestà. La
bandierina sullo zaino era un segno di un paese lontano, la cui amicizia egli
voleva diffondere e diceva a chi la vedeva che era possibile, anzi sarebbe
stato bello vivere in un mondo con tutte le nazioni in amicizia.”.
D:
Un ultimo quesito, percorrere la Via Francigena e in generale essere camminatore
nel mondo, offre dunque la possibilità di tuffarsi in storia, natura, cultura,
riflessione e spiritualità, ma, semplicemente può anche essere un nuovo modo di
vivere l’umanità e il turismo?
“Quando, durante quel percorso ormai ero arrivato,
dovetti lasciare Hanna. Il suo passo era rapido da giovane uomo robusto. Si
allontanava e vidi pian piano sparire la
sua bandierina, un segno debole, ma di alto valore che proclamava che lui, un
rifugiato, si sentiva a casa sua in un mondo di buona volontà”.La lezione è
valida per tutti noi pellegrini.Il cammino è un tentativo di fuga da questo
tempo della tecnica e del denaro, dalla guerra e dall’avidità che la parte
migliore di noi non può accettare né amare, al massimo sopportare. Il cammino
aiuta a spogliare il viandante dall’ipocrisia e dalle ampollosità. Decidere di
camminare significa essere pronti a cambiare la propria vita. Le ragioni per
fare un pellegrinaggio sono tante e diverse come sono diverse le personalità
degli esseri umani nel passato si andava
per: grazia da chiedere, voto da
adempiere, avere indulgenze e remissione dei peccati, istruzione, scontare una
pena, culto delle reliquie, guarire da una malattia. Oggi chi si mette in
cammino lo fa per : parlare con se stesso, allontanarsi dal proprio vissuto,
uscire da schemi di vita angusti, conoscere nuova gente, usi, costumi, lasciare
ruoli sociali codificati. La Via Francigena è il cammino che secondo noi ha le
potenzialità maggiori per una ripresa del turismo lento e consapevole in
Italia. La Francigena è un patrimonio prezioso per l’Italia, che valorizza tesori di storia, spiritualità, d’arte, di cultura, e beni ambientali. E’
anche un valido strumento di promozione turistica eco sostenibile, e con un
effetto di trascinamento del turismo in generale. Un percorso dove il
camminatore, il pellegrino può ritrovare quelle risposte che andava cercando.
Il cammino su lunghi sentieri si
diffonde sempre di più. Se parlerà alla Comunità nazionale il pellegrino sarà
ascoltato e darà un contributo prezioso.”.
Grazie per l'attenzione, MAURIZIO AVERSA
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