giovedì 8 gennaio 2015

A PROPOSITO DI APPROPRIAZIONE INDEBITA


A BUON INTENDITOR POCHE PAROLE




Appropriazione indebita

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Delitto di
Appropriazione indebita
FonteCodice penale italiano
Libro IITitolo XIIICapo II
Disposizioniart. 646
Competenzatribunale monocratico
Procedibilità
Arrestofacoltativo
Fermonon consentito
Penareclusione fino a 3 anni emulta fino a 1 032 euro
L'appropriazione indebita è una fattispecie di reato riconosciuta - con diverse denominazioni - in numerosi sistemi giuridici contemporanei (embezzlement nella Common law britannica, abus de confiance nel sistema giuridico francese, ecc.) con il comune denominatore di appropriazione di beni di cui si sia già in possesso, a differenza del furto che presuppone anche una presa di possesso del bene alienato.
Nell'antichità essa si confondeva nel più generale concetto di "furto". Alcuni casi di appropriazione indebita vengono descritti come furtum nelle leggi delle XII tavole, e tale concezione continua anche nel Digesto. Solo a partire dal tardo medioevo una distinzione tra furtum proprium e furtum improprium (quest'ultimo caratterizzato in genere dal detenere già i beni in proprio possesso) comincia a prevedere una distinzione tra le due fattispecie[1].

Nel diritto penale italiano[modifica | modifica wikitesto]

Nel sistema giuridico italiano, l'appropriazione indebita appartiene alla categoria dei "delitti contro il patrimonio". Il reato viene così descritto dall'art. 646 del Codice Penale:
« Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a € 1.032.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata. Si procede d'ufficio se ricorre la circostanza indicata nel capoverso precedente o taluna delle circostanze indicate nel n. 11 dell'articolo 61. »
Nasce come specificazione del delitto di furto: se questo garantisce la proprietà attraverso la tutela del possesso, l'appropriazione indebita difende i diritti del proprietario quando una violazione del possesso non vi è stata, perché il bene è già nella sfera possessoria del reo e questo gli permette di far la cosa propria senza sottrarla. Il bene giuridico tutelato, un tempo individuato nel generico diritto di proprietà, è oggi identificato nell'interesse di un soggetto diverso dall'autore del fatto, al rispetto dell'originario vincolo di destinazione della cosa, ove però l'origine del vincolo sembra scaturire da qualsiasi fonte, pubblica o privata.

Presupposti[modifica | modifica wikitesto]

Presupposto ovvio per l'integrazione della fattispecie criminosa in esame è dunque il possesso da parte dell'agente, ma secondo la dottrina dominante, il possesso a qualsiasi titolo, così come disciplinato dall'art. 646 c.p., non si identifica con il possesso esercitato animus rem sibi habendi, cioè con l'intenzione di esercitare sulla cosa oggetto dell'appropriazione i poteri riconnessi al diritto di proprietà o altro diritto reale, essendo sufficiente ad attribuire al soggetto la qualità di possessore, la facoltà concessa dal dominus di disporre della cosa al di fuori della sua sfera di sorveglianza (Cass. 17/6/1988 n. 7079). Il possesso viene identificato come un autonomo potere di fatto sulla cosa. Esso può essere fondato su qualsiasi titolo secondo il disposto dell'art. 646 c.p., e cioè su una legge, su un contratto e qualsiasi altra causa.
Un titolo per il possesso della cosa deve comunque sussistere, non potendo per esempio esservi appropriazione di un bene di provenienza illecita. Non ha importanza la natura specifica della fonte, ciò che assume rilievo è che non deve trattarsi di un titolo che ne trasferisca anche la proprietà, perché in tal caso non sarebbe ipotizzabile il reato. Secondo l'opinione dominante, è impossibile assumere a parametro la nozione civilistica di possesso, la quale così escluderebbe il reato di appropriazione in diverse figure, come per esempio nel caso dei soggetti qualificabili civilisticamente come detentori. Bisogna quindi determinare una concezione penalistica del possesso, ricomprendente qualsiasi situazione in cui vi sia una relazione materiale con la cosa, tanto che questa rientri nella sfera di signoria del soggetto non proprietario, accompagnata dalla coscienza e volontà di tale relazione materiale.

Condotta[modifica | modifica wikitesto]

Appropriarsi significa fare propria la cosa altrui di cui si ha il possesso; esige una connotazione di intenzionalità. Tradizionalmente si scompone il concetto in due momenti: l'espropriazione e l'impossessamento. Solo con quest'ultimo avviene la cosiddetta interversione del possesso.

Oggetto[modifica | modifica wikitesto]

Oggetto sono l'altrui denaro o altra cosa mobile. Tra queste rientra ogni cosa avente un valore intrinseco, anche non patrimoniale, ma non le idee.

Pena[modifica | modifica wikitesto]

La pena prevista per siffatta violazione è quella della reclusione sino a 3 anni congiunta alla multa fino a 1.032 €, ma se il fatto è commesso su cose detenute a titolo di deposito, la pena viene aumentata; in quest'ultimo caso e quando il reato è aggravato ai sensi del n. 11 dell'art. 61 c.p., la procedibilità è d'ufficio. In tutti gli altri casi il reato è procedibile a querela di parte.

Rifiuto e omissione di atti d'ufficio

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Nell'Ordinamento giuridico Italiano i reati di rifiuto d'atti d'ufficio e di omissione d'atti d'ufficio sono disciplinati dall'articolo 328 del codice penale, inserito nel libro secondo (rubricato "Dei delitti in particolare"), titolo II (rubricato "Dei delitti contro la pubblica amministrazione"), capo I (rubricato "Dei delitti dei Pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione").
« Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l'atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a euro 1.032. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa. »
(art. 328 c.p.[1])

Rifiuto d'atti d'ufficio[modifica | modifica wikitesto]

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Delitto di
Rifiuto di atti d'ufficio
FonteCodice penale italiano
Libro IITitolo IICapo I
Disposizioniart. 328
Competenzatribunale collegiale
Procedibilitàd'ufficio
Arrestonon consentito
Fermonon consentito
Penareclusione da 6 mesi a 2 anni
La fattispecie incriminatrice in esame include al suo interno due autonome fattispecie di reato(infatti la riforma del 1990 pone fine all'unica fattispecie di reato prevista nel Codice Rocco), al primo comma viene in risalto l'indebito rifiuto delPubblico ufficiale o Incaricato di pubblico servizio a compiere un atto del suo ufficio che per le ragioni previste dall'art. 328 c.p.(Giustizia,sanità,sicurezza e ordine pubblico) deve essere tempestivamente adottato, ciò implica una previa richiesta di adempimento rivolta al pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.
  • Bene giuridico tutelato: ciò che si vuole tutelare con tale reato è il buon andamento della Pubblica Amministrazioneche viene assicurato con la tempestività dell'assolvimento delle pubbliche funzioni.
  • Elemento oggettivo: 1) la doverosità e l'indifferibilità dell'atto d'ufficio,2) le ragioni di giustizia, sicurezza pubblica o di ordine pubblico oppure quelle di igiene e di sanità.
Giustizia: le ragioni di giustizia riguardano tutte le attività connesse al diritto.
Sicurezza Pubblica: le ragioni di sicurezza pubblica sono attività relative alla preservazione dell'integrità della società.
Sanità: le ragioni di sanità riguardano sia la salute fisica che psichica del soggetto.
Ordine pubblico: fa riferimento al mantenimento della quiete e tranquillità pubblica.
Sicurezza pubblica: riguarda l' attività della polizia di sicurezza ossia alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità ed alla tutela della proprietà, all' osservanza delle leggi e dei regolamenti generali e speciali dello Stato, delle Province e dei Comuni, nonché delle ordinanze delle Autorità.
  • Elemento soggettivo: dolo generico l’elemento psicologico viene rappresentato dalla coscienza e dalla volontà di rifiutare l’atto che il pubblico ufficiale sapeva di dover compiere.
  • Tipo di Reato: Reato proprio di pericolo che si perfeziona ogni qual volta venga denegato un atto non ritardabile, incidente su beni di valore primario tutelati dall’ordinamento, indipendentemente dal nocumento che in concreto possa derivarne.
Non è previsto il tentativo di reato poiché il delitto si consuma nel tempo e nel luogo in cui si è verificata l'omissione.
Per tale reato è necessario stabilire da quando cominciano a decorrere i trenta giorni per valutare se la condotta del soggetto attivo integri o meno il delitto di cui al 2°comma art. 328 c.p., a tal fine si è pronunciata la giurisprudenza di legittimità che ha stabilito di dover tenere conto dei termini procedimentali previsti dalla legge n.241/90 art. 2 (procedimento amministrativo)[2], solo una volta trascorsi i termini per la conclusione del procedimento amministrativo cominceranno a decorrere i trenta giorni previsti dalla norma penale previa diffida (con richiesta scritta)del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio da parte del soggetto che vi abbia interesse.
Esempio del reato di omissione d'atti d'ufficio: Integra il reato di cui all’art. 328, comma secondo, c.p., la condotta di un sindaco che omette di rispondere o, comunque, di fornire congrue giustificazioni nel termine di trenta giorni, a seguito della richiesta, avanzata da un dipendente comunale, di rimborso delle spese legali sostenute in un procedimento penale per reati connessi alla sua funzione e dai quali è stato assolto.[3].

Omissione d'atti d'ufficio[modifica | modifica wikitesto]

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Delitto di
Omissione di atti d'ufficio
FonteCodice penale italiano
Libro IITitolo IICapo I
Disposizioniart. 328 c.p.
Competenzatribunale collegiale
Procedibilitàd'ufficio
Arrestonon consentito
Fermonon consentito
Penareclusione fino a un anno o multa fino a 1 032 euro
È la seconda fattispecie incriminatrice dell'art. 328 c.p. prevista dal secondo comma, con tale reato si punisce il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che omettono di compiere l'atto dell'ufficio ovvero non espongono le ragioni del ritardo entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi ha interesse. È necessaria ai fini della punibilità una formale richiesta scritta, da parte di chi vi abbia interesse, all’organo competente a provvedere e l’obbligo corrispondente del funzionario responsabile di pronunciarsi sulla relativa istanza.
  • Bene giuridico tutelato: Buon andamento della Pubblica Amministrazione e l'interesse del privato al compimento dell'atto,il reato è finalizzato in primis alla tutela del cittadino dalla inerzia della pubblica amministrazione.
  • Elemento oggettivo: inoltro di una formale richiesta scritta, da parte di chi vi abbia interesse, all’organo competente a provvedere e l'obbligo per il funzionario di pronunciarsi ,inoltre inadempimento di tale obbligo senza che al richiedente siano state neppure spiegate le ragioni della mancata adozione del provvedimento richiesto ed il decorso del termine di legge.
  • Elemento soggettivo: Dolo Generico, l’elemento psicologico viene rappresentato dalla coscienza e dalla volontà di omettere, di ritardare l’atto che il pubblico ufficiale sapeva di dover compiere e volizione dell’inadempimento e della mancata risposta entro il termine utile di 30 giorni.
  • tipo di reato: reato proprio di danno.
Non è previsto il tentativo di reato poiché il delitto si consuma nel tempo e nel luogo in cui si è verificata l'omissione.
Per tale reato è necessario stabilire da quando cominciano a decorrere i trenta giorni per valutare se la condotta del soggetto attivo integri o meno il delitto di cui al 2°comma art. 328 c.p., a tal fine si è pronunciata la giurisprudenza di legittimità che ha stabilito di dover tenere conto dei termini procedimentali previsti dalla legge n.241/90 art. 2(procedimento amministrativo)[4], solo una volta trascorsi i termini per la conclusione del procedimento amministrativo cominceranno a decorrere i trenta giorni previsti dalla norma penale previa diffida (con richiesta scritta)del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio da parte del soggetto che vi abbia interesse.
Esempio del reato di omissione d'atti d'ufficio: Integra il reato di cui all’art. 328, comma secondo, c.p., la condotta di un sindaco che omette di rispondere o, comunque, di fornire congrue giustificazioni nel termine di trenta giorni, a seguito della richiesta, avanzata da un dipendente comunale, di rimborso delle spese legali sostenute in un procedimento penale per reati connessi alla sua funzione e dai quali è stato assolto.[5].

Ma come è accaduto ? Possibile che se ne siano dimenticati tutti ? Ma lui che ha detto ? Ma il dirigente che dice ? Ma il SuperAssessore che ha fatto ?
Ma l' OPPOSIZIONE e la  MAGGIORANZA
ndò dormeno ?

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