giovedì 14 febbraio 2019

LA POLITICA NON PARLI MAI DI BORSA E DELLA BANCA D' ITALIA


L' INDIPENDENZA DI BANKIT E' UNA GARANZIA IRRINUNCIABILE


In questi giorni, in questi tempi di elezioni in continua, inopinatamente la politica mette bocca sul rinnovo delle cariche in Banca d' Italia. Esercizio stupido e provvido di grandi disgrazie. I recenti rovesci bancari, dalle grandi banche nazionali ( MPS - VENETO BANCA - CARIGE - BANCA ETRURIA - BANCA MARCHE - CARICHIETI - POPOLARE DI VICENZA ) ma anche di tante piccole banche locali messe in mano ad improvvisati bankieri di periferia hanno giustificato un sacrosanto risentimento popolare. I danni sono di duplice natura : oltre alla rovina di tante famiglie c'è un danno sicuramente equivalente rappresentato dall' impunità di bankieri veri e Maghi Silvan da operetta.

E' sempre possibile che situazioni di grave criticità siano state superficialmente valutate in alcuni casi. Non è passato in effetti molto tempo dallo scandalo Parmalat che ha visto banche e società di revisione internazionali non  accorgersi che l' appostazione nell' attivo di bilancio del FONDO BLACK HOLE ( BUCO NERO ) fosse in realtà un falso in bilancio. 
Tuttavia occorre tenere a mente che fra i poteri di BANKIT non c'è la possibilità ex lege di rimuovere bankieri truffaldini. La magistratura ci ha messo del suo. Io ancora ricordo quel magistrato, il dott. ALIBRANDI,  che mise sotto accusa il Governatore BAFFI e il Vice Direttore Generale dott. MARIO SARCINELLI - quest'ultimo addirittura incarcerato con il GOVERNATORE BAFFI che lo accompagnò in auto fino a Regina Coeli, a testimoniare la stima per lo stesso. Inutile dire che furono giudicati innocenti e che nulla pago l' improvvido ALIBRANDI. Non bastasse, non ho notizia sicuramente per mia carenza informativa, di bankieri associati alle patrie galere. La polemica che vede oggi nel focus il dott.  Luca Signorini, anche lui vice direttore generale dell' istituto giunto alla scadenza del mandato, è argomento sul quale la politica dovrebbe tacere. Ancorchè responsabile della Vigilanza nel 2008 ( contrariamente a quanto affermato in intervista dall 'onorevole Fabrizio CICCHITTO ) - ancorchè responsabile del controllo dei GRUPPI BANCARI nel 2009, può senza dubbio essere incorso in errori. Non è tuttavia la tribuna politica il luogo per avanzare richieste assurde.

Signorini (Banca d'Italia): Banche e imprese nella crisi :

Segnalo l'intervento di Luigi Signorini, Direttore centrale per la Vigilanza della Banca d'Italia, alla 44a Giornata del credito, dal titolo Banche e imprese nella crisi. Cito dall'introduzione un passaggio stimolante:



" Passa alla vigilanza bancaria e finanziaria nel 2008, nell'ambito della riforma di quell'area: dapprima come capo del servizio Normativa e politiche di vigilanza, dove segue gli interventi successivi alla crisi e, tra l'altro, dà impulso alla normativa sulla trasparenza bancaria; poi nel servizio Supervisione sui gruppi bancari, che dirige a partire dal 2009. Da marzo 2012 a febbraio 2013 è Funzionario generale preposto all'Area Vigilanza bancaria e finanziaria. "

La politica ha strumenti riservati per sottolineare incongruenze e desiderata; ma la scena pubblica non è il palcoscenico per queste cose.

A PROPOSITO DI ORO

E' una vexata quaestio il fatto della proprietà dell' oro custodito in BANKIT. Di certo c'è la proprietà di BANCA di ITALIA una volta custodita dalle BANCHE di proprietà pubblica. Quando, nel tempo, si provvide alla privatizzazione di CREDIT, COMIT, BNL e via cantando, al problema non fu data soluzione. E fu cosa gravissima, perchè oggi su quelle banche, e non solo su quelle ( MEDIOBANCA, GENERALI e altro, i franzesi hanno messo ipoteca.)  Lascia tuttavia stupefatti la domanda posta dall' On.le Carla Ruocco ( M5S ) nel corso dell' audizione del Governatore Fazio :
Dov'è l' oro della Banca d' Italia ?

Basta leggere !

Il 29 marzo 2018 l'Assemblea ordinaria dei Partecipanti al capitale della Banca d'Italia ha approvato il bilancio 2017. L'attivo è aumentato di 157 miliardi per effetto della crescita delle operazioni di politica monetaria; alla fine dell'anno si è attestato a 931 miliardi.

ATTIVO NOTE Importi in unità di euro 31.12.2017 31.12.2016 
1 ORO E CREDITI IN ORO [1] 85.283.376.219 86.557.643.700 
2 ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO NON RESIDENTI NELL’AREA EURO [1] 40.790.095.316 42.497.728.952 
2.1 crediti verso l’FMI 9.480.776.424 10.163.468.189 
2.2 titoli 27.240.812.570 28.519.589.578 
2.3 conti correnti e depositi 4.012.440.242 
3.315.721.507 
2.4 operazioni temporanee 50.860.314 493.315.420 
2.5 altre attività 5.205.766 5.634.258 

3 ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO RESIDENTI NELL’AREA EURO [1] 809.230.163 1.288.209.172 
3.1 controparti finanziarie 800.754.188 1.288.209.172 3.1.1 titoli 112.256.868 292.835.163 3.1.2 operazioni temporanee – 47.433.830 
3.1.3 altre attività 688.497.320 947.940.179 
3.2 pubbliche amministrazioni 6.794.335 – 
3.3 altre controparti 1.681.640 – 
4 CREDITI VERSO NON RESIDENTI NELL’AREA EURO 1.560.024.080 1.554.356.308 


Oro, attività/passività in valuta, titoli e partecipazioni 

Oro e attività/passività in valuta – le consistenze, incluse quelle rappresentate da titoli in valuta, sono valorizzate applicando, per ciascuna valuta e per l’oro, il criterio del “costo medio netto giornaliero”, determinato secondo le modalità stabilite dalla BCE che richiedono di tener conto anche delle operazioni contrattate nell’esercizio, ma regolate in quello successivo; – l’oro e le attività/passività in valuta sono valutati al prezzo del metallo e ai tassi di cambio di fine esercizio comunicati dalla BCE. Le plusvalenze non realizzate sono imputate al corrispondente conto di rivalutazione, mentre le minusvalenze sono coperte prioritariamente con le pregresse rivalutazioni rilevate sulle medesime valute e per l’eventuale eccedenza sono imputate al conto economico.

Alla fine del 2017 il valore dell’oro era pari a 85.283 milioni di euro. La diminuzione di 1.275 milioni rispetto alla fine dell’esercizio precedente, assorbita per intero dal relativo conto di rivalutazione del passivo, è dovuta esclusivamente alla minore quotazione del metallo; la consistenza è rimasta invariata a 79 milioni di once, pari a 2.452 tonnellate15. Il valore delle attività nette in valuta è diminuito da 35.097 a 33.555 milioni per effetto del deprezzamento di tutte le principali valute rispetto all’euro, in particolare del dollaro statunitense16 che ha più che compensato l’effetto dell’aumento delle relative consistenze.

Profilo Facebook di Giuseppe Vacciano
Oggi ho finalmente un po’ di tempo per proporvi una breve relazione sulla visita che con i colleghi Andrea Cioffi e Francesco Molinari abbiamo effettuato nella giornata di lunedì 31 marzo presso i locali della Banca d’Italia che ospitano la Riserva Aurea nazionale. Putroppo le domande che avremmo voluto fare erano molte, ma il tempo a disposizione poco, dato che l’apertura di locali di sicurezza così delicati avviene entro una finestra temporale molto ristretta, per un periodo non superiore ai 15 minuti e dopo l’espletamento di una serie complessa di procedure di sicurezza (che non possono essere in alcun modo derogate, anche in presenza di rappresentanti delle istituzioni) che coinvolgono un numero consistente di persone.
UN PO’ DI STORIA
Inizialmente ci sono stati forniti alcuni dati riguardanti la genesi della Riserva. In sintesi, ad un iniziale conferimento dell’oro alla neonata Banca d’Italia (1893) da parte della Banca del Regno (78 tonnellate) seguirono quelli del Banco di Napoli e di quello di Sicilia (ulteriori 70 tonnellate). Fino al 1943 la Riserva subi una serie di variazioni che ne portarono la consistenza poco al di sotto delle 120 tonnellate. Nel corso del secondo conflitto mondiale l’oro fu soggetto ad una serie di trasferimenti (Milano, Fortezza) sino ad essere definitivamente trasportato a Berlino. Alla fine della guerra, al momento della restituzione del metallo prezioso alla nostra nazione, risultarono mancanti 25 tonnellate.
Negli anni 50 e 60 la Riserva subi rilevanti movimentazioni che ne portarono la consistenza ai livelli attuali, ovvero 2452 tonnellate complessive, suddivise in lingotti d’oro di peso e forma differenti (il classico lingotto trapezioidale, ma anche dalla forma di mattoncino più o meno stondato) e monete (circa 4 tonnellate).
DOV’È L’ORO (e perché)
Ho già precisato che la Riserva consta di oltre 2.400 tonnellate di metallo prezioso (circa 80.000 lingotti), che la rendono (escludendo il Fondo Monetario Internazionale) la terza riserva al mondo per importanza. Tradotto in Euro, parliamo di un valore di mercato alla fine del 2013 pari a circa 69 miliardi, ma a tale riguardo mensilmente viene pubblicato un documento riassuntivo aggiornato che potete trovare a questo indirizzo: http://www.bancaditalia.it/statistiche/SDDS/stat_rapp_est/ris_liq (a breve saranno disponibili i dati di marzo, mentre a febbraio il controvalore dell’oro si è attestato a circa 75 miliardi).
Come noto, non tutto l’oro è custodito presso la sede di Via Nazionale della Banca d’Italia.
Presso le sacrestie di Palazzo Koch è detenuta circa la metà della Riserva per un peso di 1.199,4 tonnellate, il restante è depositato per la maggior parte presso la Federal Reserve, ma anche presso la Banca d’Inghilterra e la Banca Centrale Svizzera. Per motivi di riservatezza non ci è stata comunicata l’esatta consistenza dei depositi nei diversi Paesi.
La motivazione sottostante a tale suddivisione (operata peraltro da tutte le Banche Centrali Nazionali) è di mera “suddivisione del rischio”. Una dislocazione fisica distribuita della Riserva dovrebbe garantire, in caso di instabilità socio-politica nazionale e internazionale, preservarla almeno in parte. Può sembrare una estrema semplificazione, ma non siamo molto lontani dal concetto che andando in viaggio si cerca di suddividere il contante che ci si porta appresso in più borse o “nascondigli”. A titolo di curiosità: nessun Paese straniero ha deciso di depositare presso di noi parte della propria riserva.
La Banca d’Italia ha inoltre depositato presso la BCE 100 tonnellate d’oro in virtù dell’ appartenenza al sistema delle Banche Centrali. Si tratta tuttavia di un deposito contabile dato che gli 8.000 lingotti di “proprietà BCE” sono fisicamente rimasti nei locali del nostro Istituto. Proprio a tale proposito occorre specificare che anche il metallo depositato presso altre banche in base ad accordi di Safe Keeping Deposit (quindi improduttivo di interessi, si potrebbe fare un paragone con una immensa cassetta di sicurezza), non ha in realtà subito spostamenti “fisici”: è rimasto dove è stato acquisito.
LA DOMANDA DELLE DOMANDE: DI CHI È L’ORO
La risposta a questa domanda è stata netta, senza esitazioni e lo confesso, ci ha lasciato in parte perplessi, perchè avremmo voluto approfondire alcuni scenari che la risposta stessa apre.
L’oro è della Banca d’Italia. Non è dello Stato (e quindi dei cittadini) e tantomeno dei partecipanti privati al capitale, che sulle riserve non possono vantare alcun diritto (cosa che, unico elemento positivo, è stata specificata anche nel discusso decreto IMU – Bankitalia).
Ci è stato specificato che è impossibile per la stessa Banca disporre liberamente della Riserva dato che la stessa costituisce un presidio fondamentale di garanzia per la fiducia nel sistema Paese. Considerando però che la Banca Nazionale fa parte dell’Eurosistema, anche le riserve ne fanno parte e contemporaneamente garantiscono insieme a quelle degli altri Paesi europei il sistema stesso. 
Ci è stato quindi detto che allo stato attuale la Riserva è INTOCCABILE e INUTILIZZABILE, quindi le ipotesi di vendita o quelle di utilizzo a garanzia di prestiti pubblici sono semplici speculazioni inattuabili.
La domanda che è rimasta senza risposta (anche se francamente non so se avrebbero potuto risponderci su due piedi) è stata: cosa accadrebbe al nostro oro se l’Italia uscisse dall’Euro? Saremmo costretti a “condividerlo” (anche solo contabilmente, dato che spostamenti fisici come già detto non se ne fanno) con l’Eurosistema? Rientrerebbe totalmente nella nostra disponibilità?
ALTRE NOTIZIE E CURIOSITÀ
– L’oro contenuto nei lingotti ha un tenore estremamente elevato che va da un minimo di 996,2/1.000 a 999,99/1000
– La Riserva è periodicamente sottoposta a verifiche da parte del servizio Revisione Interna e da una società di revisione esterna che le effettua anche nell’interesse della BCE.
– Le verifiche sono effettuate anche con riferimento alla qualità del materiale. Fino ad alcuni anni fa veniva prelevata la cosiddetta “unghiata” da alcuni lingotti che presentano effettivamente degli incavi che sembrano effettivamente scavati con una grossa unghia. Attualmente si utilizza un sistema molto meno invasivo, tramite fori realizzati con un piccolo trapano che preleva minime quntità di metallo per sottoporle ad analisi.
– Tutti i lingotti presentano un marchio che ne identifica la provenienza e un codice di fusione. Ne abbiamo visti alcuni sudafricani, molti americani, ma ce ne sono diversi che recano l’aquila nazista.
Questi gli elementi principali che hanno caratterizzato la nostra visita. Qualcuno l’ha definita “irruzione” ( ESCLUSIVO – i portavoce M5S irrompono all’interno…: http://youtu.be/RNbGc2P677s) , ma naturalmente si è trattato di un evento che ha comportato evidenti problemi di sicurezza e che quindi doveva obbligatoriamente essere concordato nei tempi e nelle modalità di svolgimento. Siamo stati comunque in grado di acquisire elementi conoscitivi che sono spesso ignoti alla cittadinanza e che probabilmente possono fugare dubbi che leggittimamente possono sorgere in assenza di informazioni diffuse.
Sotto l’aspetto puramente “umano” abbiamo potuto vedere con i nostri occhi (e con le dovute cautele abbiamo toccare con mano) una quantità tale di metallo prezioso che sfugge ad una percezione ordinaria... Devo dire che suscita sensazioni difficilmente spiegabili… (ohhhh come ti capisco, in Svizzera ho visto cose che voi umani… n.d. fk)
Purtroppo non è stato in alcun modo possibile effettuare foto o riprese all’interno dei locali di sicurezza e in effetti prima di entrarvi ci è stato chiesto di depositare borse, cellulari e cappotti, tuttavia posso testimoniare che quanto visibile in questo filmato di alcuni anni fa: “Passaggio a Nord Ovest – La riserva aurea italiana: http://youtu.be/4u4iSEQOxyk” corrisponde a realtà.
Spero di aver riferito in maniera più completa possibile, se ho dimenticato qualcosa integrerò sicuramente, così come invito a fare i compartecipanti alla visita. Se avete domande, nei limiti di quanto appreso e delle mie competenze proverò a rispondere.
Vorrei soffermarmi sul fatto più importante:
Metà dell’oro fisico italiano, ovvero 1200 tonnelate NON è custodito in Italia. Perchè?
Davvero ci vogliamo bere la storiella dell’instabilità socio economica? Ma per favore.
Mi chiedo se quell’oro esista effettivamente da qualche parte nel mondo (ne dubito) e nel caso sotto quali condizioni potrebbe essere rimpatriato.
E se detto oro fisicio, esiste ed è libero da vincoli (cosa che dubito ancora di più) per quale CRIMINALE disegno rimane custodito in mani straniere. Ne parlo anche a uso e consumo di coloro che vorrebbero il ritorno dell’Italia alla sovranità monetaria (come noto sapete che non appartengo a quel gruppo).
Chiedo quindi al MoVimento 5 Stelle di continuare questa opera ispettiva ( la famosa apertura della scatola di sradine ) per fare luce su questi interrogativi:

  • Dove è esattamente l’Oro Italiano all’Estero
  • L’oro Italiano all’estero è LIBERO da vincoli e può essere rimpatriato in qualsiasi momento?

Aggiungo solo un commento : ma se qualcuno ( beato lui ) potesse e volesse investire i propri avere in oro, comprandone qualche tonnellata, pensate che se lo porterebbe a casa o preferirebbe lasciarlo negli affidabili forzieri del venditore , pur con tutte le garanzie del caso ? 

Detto ciò, spero che sul rinnovo delle nomine del direttorio la " politica " smetta di sproloquiare e di evidenziare la propria NAIFità ! 

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