MASSIMO ENRICO CORSARO
intervento sulla Fiducia alla Camera dei Deputati
Signor Presidente,
cercherò di seguire davvero il Regolamento della Camera dei deputati che prevede che l'oratore si rivolga al Presidente della Camera.
Nel caso specifico, per la sua autorevole ed onorevole interposta persona, Presidente Leone, mi rivolgo al Presidente della Camera, onorevole Fini, perché credo che per fare giustizia di quello che stiamo celebrando oggi in quest'Aula si debba finalmente dire qualche parola di verità e si debba dire che non siamo qui per le questioni che sono state trattate da molti degli interventi dei colleghi dell'opposizione che hanno parlato fino ad oggi, ma siamo qui per una scelta deliberata e specifica, ancorché incomprensibile, non per noi, ma per gli italiani, del Presidente della Camera dei deputati, onorevole Gianfranco Fini.
Basterebbero le due ore di dibattito che abbiamo appena vissuto per segnalare la gravità dell'atteggiamento del Presidente Fini che ha consentito che, oggi, alla Camera, come stamattina al Senato della Repubblica, la sinistra, incapace di respirare nelle Aule parlamentari, assente nelle piazze, incapace di trovare un leader, senza voti avesse questa opportunità di esprimersi e di avere una vetrina come se davvero avesse una capacità di esprimere un progetto politico alternativo a quello del centrodestra.
Il Presidente Fini si è dimenticato di leggere la realtà, ha finto di non vedere che, in questi anni, pur nelle difficoltà di carattere internazionale che hanno colpito l'Italia maggiormente che le altre realtà, perché partivamo da una situazione deficitaria dei conti pubblici che gli altri Paesi comunitari non avevano, abbiamo avuto un Governo che ha saputo gestire la crisi economico-finanziaria tenendo i conti pubblici, difendendo il credito e, quindi, le imprese e le opportunità di sviluppo del lavoro, la forza lavoro, garantendo una quantità di risorse, per gli ammortizzatori sociali, non conosciuta dagli altri nostri competitori.
E nel fare questo ha avviato - certo che le ha avviate - quelle riforme che, anche questa mattina, il Presidente Berlusconi ha voluto puntualmente richiamare nel suo intervento al Senato, in materia di pubblica amministrazione, di scuola, di processo civile. Ha avviato una riforma delle pensioni senza che in Italia vi sia stata un'ora di sciopero. Andate a vedere che cosa è successo nelle altre parti d'Europa.Sta portando a compimento la riforma dell'università, il federalismo, ha rimesso l'Italia, anzi ha messo l'Italia, per la prima volta, al centro del ruolo delle diplomazie internazionali.
Prima i Presidenti del Consiglio italiani, i Ministri degli esteri della Repubblica italiana, leggevano sulle veline quello che succedeva nel mondo, per essere informati, perché l'Italia non era mai coinvolta nei tavoli decisionali.
Da quel momento, invece, è diventato sì, eccome, un soggetto politico che ha operato sulla base di ambizioni e di livori personali gestendo un'operazione in totale malafede nei confronti dei tanti amici che hanno inteso seguirlo non perché ne condividevano le idee ma per un affetto che è dato da una vita familiare che ci ha visto insieme per anni e anni assolutamente difficili e irripetibili e che li ha portati a condividere una scelta anche quando non la comprendevano e verso i quali, qualunque sia la loro decisione nella votazione di domani, andrà totalmente domani la mia solidarietà personale.
Ha detto in quella fase di rottura che non avrebbe voluto mai fare un partito ma che avrebbe costituito gruppi parlamentari a parte. Ha detto tuttavia che quel gruppo parlamentare non avrebbe mai votato la sfiducia al Governo, ha detto che non si sarebbe mai posto contro il Governo.
C'è un periodo virgolettato del Corriere della Sera, non smentito, in cui le parole attribuite al Presidente della Camera sono le seguenti: «FLI non voterà mai la sfiducia al Governo Berlusconi. Sappiamo cos'è la lealtà verso i nostri elettori» (20 settembre 2010: meno di 75 giorni fa)
Il suo percorso è un ritorno alla vecchia politica delle consorterie e delle segreterie dei partiti di cui l'Italia non ha nostalgia e soprattutto di cui gli italiani non hanno più bisogno. Voglio lasciar perdere le fumisterie e i bizantinismi ai quali siamo stati abituati in queste settimane e in questi giorni perché impiegherei troppo tempo.
Tuttavia voglio ricordare come adesso l'oggetto del contendere per risollevare l'Italia dalla crisi, la priorità delle priorità sia la riforma della legge elettorale. Giro per l'Italia e trovo italiani che si strappano i capelli - io non lo posso fare perché li ho già persi per strada - perché non stiamo riuscendo a cambiare la riforma elettorale.
Che cosa c'è dietro, che cosa c'è dietro questa richiesta di riforma elettorale?
C'è la volontà di togliere ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati. E c'è soprattutto il tentativo di disarcionare il Governo, chiedendo però al Capo dello Stato di non fare la cosa più politicamente legittima cioè quella di rimandarci a votare per la paura che si ha di non prendere un voto in Italia.
"Si governa solo se si ha il consenso e questo viene misurato dall'unico strumento che è stato individuato per misurarlo: le elezioni".
Sapete chi lo ha detto? Lo ha detto Gianfranco Fini: era il 21 dicembre 1994.
Mercoledì prossimo, saranno sedici anni che ha detto queste parole. Oggi siamo al paradosso di un Presidente della Camera dei deputati, della terza carica dello Stato, uno dei massimi rappresentanti delle istituzioni che auspicava che questo dibattito non si tenesse perché voleva che venisse celebrata una crisi extraparlamentare. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere
L'ultima tentata truffa è quella di provare a vendersi comunque come protagonisti del centrodestra.
«Qualunque cosa succeda noi saremo all'opposizione» - lo ha detto ieri in televisione - «ma saremo un'opposizione di centrodestra».
Troppo lunga è la lista delle conversioni sospette. Lei, Presidente Fini - e la conosco da tanto tempo - è passato da Le Pen a Rutelli, dal più grande statista del secolo al male assoluto, è passato dall'etica delle responsabilità alla rivalutazione del Sessantotto, è passato dalla lotta alla droga agli spinelli fumati in Giamaica, dai gay che non possono insegnare alle famiglie omosessuali, dalla legge Bossi-Fini al voto agli immigrati, dal presidenzialismo all'abolizione del premio di maggioranza, dalla battaglia per il merito alla scalata sui tetti delle università: già, a proposito, Presidente Fini, lei è passato da Tatarella a Granata.
Se lo lasci dire, onorevole Menia Roberto, lei ha detto: «Il centrodestra è una categoria della politica»: Roberto, Presidente Fini, ve lo dico con le parole del vostro nuovo compagno Di Pietro: ma voi con la destra adesso che ci azzeccate più?
Altro che OPA sul centrodestra.
Lei, Presidente Fini, da questa parte non è più credibile nemmeno quando declina le sue generalità .
Oggi il livore che la acceca la porta a coartare la volontà di tanti dei suoi che non vorrebbero sfiduciare il Governo, dando un'ennesima dimostrazione - e chi parla l'ha conosciuto sulla sua pelle - di come per davvero lei intende la democrazia all'interno dei partiti che governa: non le va bene come funziona solo quando non è lei l'unico imperatore che gestisce le sorti e i destini di questo e di quello.
Concludo, signor Presidente, sommessamente, con un ricordo personale: io in Alleanza Nazionale da tempo e per molti anni sono stato tra quelli che in modo pubblico ha contestato le linee politiche che il Presidente Fini stava per assumere e quindi sono da tempo lontano culturalmente ed eticamente da lui. Ciò nondimeno il 30 aprile di due anni fa, quando l'ho visto salire sullo scranno più alto di Montecitorio ed accingersi a svolgere il discorso di insediamento, mi sono commosso, perché ho visto passare sotto gli occhi trent'anni della nostra vita e mi è sembrato che quello fosse plasticamente il momento in cui si affermava il fatto che avevamo vinto, che le nostre idee erano resistite a mille attacchi e che si affermavano come in grado di poter gestire la cosa pubblica e di poter governare l'Italia.
Forse avete ragione, non sarà corretto che i giornali vi diano dei traditori per le vostre scelte politiche, ma una cosa è certa, Presidente Fini: lei ha tradito le emozioni e questo gli italiani non glielo potranno mai perdonare.
E che dire dei risultati conseguiti nella lotta alla mafia, garantendo alle patrie galere la stragrande maggioranza dei capi delle cosche mafiose della 'ndrangheta e della camorra...senza scendere a patti con la mafia come in queste ore stiamo scoprendo essere avvenuto 15 anni fa quando il Presidente della Repubblica era il peggior Capo di Stato che in Italia vi sia stato dai tempi dell'imperatore Nerone in poi?
Tutto questo è avvenuto mentre ce lo riconoscevano gli italiani che hanno continuato a concedere al centrodestra ed al Governo Berlusconi continui successi elettorali mentre gli altri, come ha detto l'onorevole Santelli, perdevano, in tutta Europa e in tutto il mondo, fino alle ultime elezioni regionali. In queste ultime il Presidente Fini ha gettato la maschera, perché, fino a quel momento, il ruolo istituzionale è stato un valido scudo per dire che non poteva neanche partecipare alle campagne elettorali di quei candidati presidenti che aveva scelto lui.
martedì 14 dicembre 2010
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