GUARDIA DI FINANZA. ROMA: IN CARCERE UN IMPRENDITORE E IL
FACCENDIERE PROTAGONISTA DEI “PANAMA PAPERS”. SEQUESTRO
DI BENI PER OLTRE 35 MILIONI DI EURO
COMUNICATO STAMPA Roma, 10 luglio 2018
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino
nei confronti di 2 soggetti, indagati per i reati di truffa aggravata e indebita compensazione
di debiti tributari e previdenziali con crediti inesistenti.
Si tratta del professionista romano Gian Luca Apolloni, operante in Italia e all’estero,
emerso nel contesto dell’inchiesta giornalistica “Panama Papers”, e dell’imprenditore
Roberto Laganà, titolare della RTS società cooperativa, attiva nel settore
dell’intermediazione di forza lavoro.
Apolloni è già noto alle cronache giudiziarie: il 17 luglio 2013 è stato arrestato per delitti
tributari a seguito di indagini condotte dalla D.D.A. di Bologna, nel cui ambito erano peraltro
emersi collegamenti con Massimo Ciancimino, figlio di Vito, già sindaco di Palermo e legato
a Cosa Nostra. Il 15 maggio u.s., invece, è stato tradotto in carcere a San Vittore a
disposizione dell’Autorità Giudiziaria milanese, dove si trova tuttora, per il coinvolgimento in
reati fallimentari.
L’indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha preso avvio proprio dalle
rivelazioni dell’“International Consortium of Investigative Journalists”, il quale ha pubblicato
on line i dati dello studio legale panamense “Mossack Fonseca”.
Le attività investigative eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma
congiuntamente all’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate, hanno delineato la figura
del professionista quale intermediario nella creazione di oltre 200 “società schermo” a
Panama, collegate a ulteriori imprese aventi sede a Samoa, Bahamas, Anguilla, Isole
Vergini Britanniche e Cipro.
Attraverso indagini tecniche e perquisizioni, i Finanzieri hanno scoperto che la società RTS,
per neutralizzare i propri debiti fiscali e previdenziali, ha eseguito numerose compensazioni indebite – tramite presentazione di modelli di pagamento F24 relativi a crediti d’imposta
inesistenti – per oltre 15 milioni di euro, azzerando fraudolentemente le citate posizioni
debitorie.
La società, su direttive di Apolloni, simulava investimenti in aree disagiate del sud-Italia per
vantare crediti d’imposta fittizi utilizzando il codice tributo legato ai programmi di
defiscalizzazione per incentivare lo sviluppo di quartieri e aree urbane caratterizzate da
disagio sociale, economico e occupazionale.
Le risultanze investigative sono state confermate da una verifica fiscale eseguita nei
confronti della società, che ha tra l’altro consentito, grazie al coordinamento con la Procura
della Repubblica e la Direzione Metropolitana dell’INPS, di impedire il rilascio del
D.U.R.C. (Documento Unico di Regolarità Contributiva) richiesto dalla cooperativa agli Uffici
del lavoro.
Infine, Apolloni ha truffato numerose persone che si erano rivolte a lui, su suggerimento di
funzionari di una banca lussemburghese, per gestire le operazioni di rientro di capitali
detenuti all’estero tramite la procedura della voluntary disclosure.
Spacciandosi per commercialista e professore di diritto tributario, il protagonista della frode
proponeva ai malcapitati di occuparsi in prima persona delle incombenze del caso, chiedeva
lauti compensi a titolo di competenze professionali e si faceva accreditare le somme
apparentemente necessarie per il pagamento - in realtà mai avvenuto - delle imposte
dovute: il tutto per una truffa da circa 2 milioni di euro ai danni di 8 vittime, clienti del
professionista.
“L’Apolloni – evidenzia il GIP – non ha avuto particolari problemi a carpire la buona fede
degli interessati e a farsi consegnare le somme che anziché versare all’Erario incassava a
suo proprio esclusivo vantaggio”, approfittando sia della “età avanzata di alcune delle
persone offese che della sussistenza di una normativa che, per la sua novità e la sua
difficoltà interpretativa ed esecutiva rendeva oggettivamente necessario ricorrere all’ausilio
di una persona qualificata professionalmente”.
Contestualmente all’esecuzione delle predette misure cautelari personali, le Fiamme Gialle
hanno sottoposto a sequestro, su disposizione dell’A.G., immobili, terreni e conti correnti
per un valore di oltre 35 milioni di euro, anche sulla base di convergenti risultanze investigative della Procura della Repubblica di Milano, riguardanti la RTS e altre imprese di
cui Apolloni era consulente.
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