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Rebibbia, evasi due detenuti: fuga da film con la corda calata dal muro di cinta
Evasione da film dal carcere romano di Rebibbia dove due detenuti hanno fatto perdere le loro tracce dopo essere riusciti a scappare dalla casa circondariale. Lil Ahmetovic, croato di 46 anni, e Davad Zukanovic 40enne nato ad Olbia, questi i due uomini riusciti a far perdere le proprie tracce dopo essersi calati con l'aiuto di una manichetta del sistema antincendio dal muro di cinta dell'istituto penitenziario di via Majetti. I due erano detenuti per reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione.
Scoperta l'evasione nella giornata di mercoledì, sono state attivate le forze dell'ordine che hanno cominciato da subito le ricerche dei due, passando al setaccio le baraccopoli di via Salviati e via di Salone. Allertate tutte le pattuglie le ricerche sono state allargate negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e lungo le autostrade.
Davad Zukanovic, nato ad Olbia in provincia di Sassari nel 1980, ha diversi tatuaggi che lo contraddistinguono. Fra questi un tribale sulla coscia destra,un altro tribale con accanto delle labbra sul braccio sinistro, un coniglio con la scritta "Riccardo" ed un teschio sulla mano ed infine un cuore sul petto. L'uomo si trovava in carcere per furto, minacce, lesioni, falso ideologico, ricettazione e false dichiarazioni.
Nato in Croazia nel 1974, Lil Ahmetovic era in carcere per gli stessi reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione. Ance il 46enne ha dei tatuaggi sul corpo come uno scorpione ed un viso di donna sul braccio destro, ed un secondo scorpione sull'arto superiore sinistro.
A commentare la notizia è Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale, il quale dichiara: “purtroppo eravamo stati facili profeti, mentre l’opinione pubblica e la politica erano attratti – a torto o a ragione – dalle polemiche sulla concessione degli arresti domiciliari ad alcuni ristretti anche a causa dell’emergenza COVID-19, nelle carceri continuava il sostanziale stato di abbandono e i detenuti, se lo decidono, se ne vanno autonomamente senza neppure il vaglio di un giudice”.
“Lo avevamo detto e lo ribadiamo – incalza De Fazio –, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è una nave che imbarca acqua in tempo di mare calmo e non è assolutamente in grado di reggere alle tempeste che ciclicamente lo investono; per questo non basta cambiare gli uomini alla plancia di comando, per quanto bravi e di spessore possano essere i nuovi Vertici, né l’ottimo equipaggio, ma è indispensabile un repentino e sostanziale cambio di rotta che deve essere impresso, in primis, dal ministro Bonafede e dal Governo Conte”.
“Urge – prosegue il leader della UILPA PP – l’approvazione di un decreto-legge che affronti l’emergenza e preveda immediate assunzioni straordinarie e approvvigionamenti logistici e tecnologici per la Polizia penitenziaria, oltre che ulteriori misure di sostegno e rinforzi. Ma serve anche una legge delega che incarichi il Governo di reingegnerizzare il sistema attraverso un compiuto e lungimirante percorso riformatore”.
"L'episodio di questa notte evidenzia tutta la fragilità del sistema carcerario - è il primo commento del segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo - abbiamo bisogno che si presti la giusta attenzione al sistema carcerario Italiano che fà acqua da tutte le parti, prima cosa lo stato deve riprendere il controllo delle carceri che al momento sono senza dubbio sotto il controllo dei delinquenti e delle organazzazioni criminali".
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