di Gian Battista Bozzo
Roma La «pagella» del Fondo monetario internazionale segna buoni voti al governo italiano per la gestione della crisi, anche se il contesto economico resta quello di una ripresa modesta e fragile, basata sulla domanda esterna, cioè sulle esportazioni. Le politiche adottate in Italia, afferma la delegazione del Fmi guidata da Adam Bennet al termine della missione nel nostro Paese, hanno rappresentato «la risposta giusta alla crisi». Le autorità hanno resistito alle pressioni per introdurre ampi stimoli fiscali, si legge nel documento finale, contenendo il deficit; e hanno preso misure tempestive per rafforzare le reti di sicurezza sociale, e sostenere il settore finanziario. Anche il settore bancario ha retto bene, senza necessità di salvataggi.
Il nodo resta quello di sempre: una crescita modesta, a cui è necessario rispondere con riforme che facciano aumentare il potenziale di sviluppo dell’economia. «È una sfida che raccogliamo - dice Giulio Tremonti - : la riforma delle riforme è quella fiscale, di cui il federalismo è parte essenziale. È la nostra sfida per i prossimi tre anni, anche grazie al successo nelle elezioni». Il ministro dell’Economia, che condivide l’analisi del Fondo sulla risposta data all’impatto della crisi, aggiunge che l’Italia chiederà al Fmi «un contributo di consulenza per i nostri programmi».
Dal punto di vista congiunturale, l’analisi degli economisti del Fmi non si discosta da quella di altre istituzioni. Anche in Italia, come nel resto d’Europa, c’è una pur modesta ripresa, ma è fragile, legata alla domanda esterna. È necessario ridurre il peso del debito pubblico e migliorare il disavanzo, che dovrebbe attestarsi nel 2010 agli stessi livelli dell’anno scorso. «Il federalismo fiscale - dicono gli uomini del Fmi - fornisce un’opportunità per rafforzare la responsabilità e la disciplina a tutti i livelli di governo», anche se si tratta ancora di una legge quadro da riempire di contenuti. Pochi, in proposito, i dubbi di Tremonti: «Finora - dice - abbiamo sopportato i costi del federalismo, in particolare nella sanità, ma ora col fisco faremo risparmi». Quanto al disavanzo 2010, il ministro conferma l’obiettivo di ridurlo dello 0,5% del Pil. Sul lato della spesa, il Fmi promuove le riforme pensionistiche fatte dall’Italia in questi anni, anche se sollecita un anticipo dell’entrata in vigore delle nuove norme.
Certo, l’Europa deve agire su innovazione, competitività e crescita, «altrimenti - commenta in un intervento a Bucarest il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Kahn - corre il rischio di finire in serie B anziché rimanere in A con Stati Uniti e Asia. Se l’Europa - aggiunge - non si muoverà rapidamente, nel giro di dieci o vent’anni sarà lasciata da parte». Una conferma della modesta crescita economica continentale viene dalle stime del Fmi, sulla prima economia europea, quella tedesca: la crescita 2010 sarà dell’1,2%, con un export in ripresa più lenta del previsto.
da IL GIORNALE
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