mercoledì 2 giugno 2010
Valori di ieri, di oggi, di sempre
Il generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, ne parla in occasione del sessantaquattresimo anniversario della Repubblica italiana
01-06-2010 - Siamo nell'ufficio del generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, per parlare con lui delle situazioni attuali in Italia e nei teatri internazionali in cui operano i nostri militari, cogliendo l'occasione della Festa della Repubblica italiana, che quest'anno compie sessantaquattro anni.
Quale messaggio il comandante delle Forze Armate invia ai suoi soldati e qual è il motivo conduttore della sfilata ai Fori imperiali quest'anno?
"Il messaggio che vogliamo e dobbiamo dare ai militari impegnati quotidianamente in una serie di missioni in ogni parte del mondo, oltre che in Italia, è che devono essere orgogliosi di quello che stanno facendo e consapevoli del loro ruolo e devono sapere che il Paese apprezza il loro lavoro. La Repubblica Italiana si riconosce nelle sue Forze Armate, che sono elemento fondamentale e costitutivo, strumento indispensabile per la politica estera del Paese, che negli ultimi anni ha assunto maggiore importanza; tant'è che oggi l'Italia siede ai tavoli dove si prendono decisioni, anche in virtù del fatto che le nostre Forze Armate danno contributo sostanziale alle missioni di stabilizzazione che la comunità internazionale è costretta ad intraprendere, per cercare di dare un pò di tranquillità all'umanità irrequieta. "
Ed alla vigilia del 150° Anniversario dell'Unità di Italia, il Paese è ancora sensibile ai valori che hanno dato il via al Risorgimento che ha permesso al popolo italiano di ottenere l'indipendenza?
"Credo che in modo più o meno esplicito questo sia vero. L'unità del Paese è un valore in sè, dal punto di vista etico ed ideologico ed è valore aggiunto dal punto di vista economico. La potenza economica e quindi il ruolo di un Paese si misura in base alla sua potenzialità, la potenzialità di un Paese di sessanta milioni di cittadini non è comparabile con quella di una miriade di staterelli che componevano il panorama italiano di prima dell'unità d'Italia. Non potremmo influire sulle decisioni internazionali, così come l'Italia è ora in grado di fare".
E questi valori di cui abbiamo parlato, rappresentano il motivo trainante della nostra partecipazione alle operazioni internazionali?
"Credo di sì. Il motivo per cui l'Italia si impegna in modo così determinato nelle missioni internazionali è dovuto al senso di responsabilità che noi avvertiamo nei confronti di popoli più sfortunati del nostro che stanno vivendo anni di tragedie interne e perchè siamo consapevoli che questo è essenziale anche alla tranquillità delle nostre città. "
La presenza in Afghanistan dei soldati italiani quest'anno salirà a quasi quattromila unità, siamo in grado di affrontare questo ulteriore impegno?
"L'Afghanistan è certamente oggi il teatro più impegnativo, anche se non è il solo, dal punto di vista strategico; richiede un rafforzamento della nostra presenza, che le autorità politiche hanno deciso e che metteremo in atto entro la fine di quest'anno, per avere un migliore controllo del territorio; controllo essenziale, per permettere lo svolgimento delle attività della società civile, in un ambiente dove la violenza sia meno virulenta di quanto sia oggi".
Parliamo molto di Afghanistan, ma è fondamentale anche l'operato dei nostri militari in altre aeree importanti del bacino del Mediterraneo. Ad esempio, com'è la situazione in Libano?
"La situazione in Libano è apparentemente tranquilla; certo si tratta di equilibri instabili.
La presenza di una forte missione delle Nazioni Unite ai confini del Libano con Israele è assolutamente indispensabile, se vogliamo che ci sia un rafforzamento delle Forze Libanesi in grado di avere un controllo del territorio e una diminuita probabilità di incidenti, che possano portare a nuovi scontri militari".
L'area balcanica vede storicamente impegnate le nostre Forze Armate. Ci arrivano notizie lusinghiere. E' segno che l'approccio italiano è quello giusto?
"I Balcani sono sempre stati un grande problema; come diceva qualcuno, i Balcani producono molto più Storia di quanto possano consumarne.
L'abbiamo purtroppo visto con il primo ed il secondo conflitto mondiale.
Dopo i conflitti che si son succeduti dopo la caduta del muro di Berlino, attraversano una fase di stabilizzazione, grazie all'intervento della Comunità internazionale. Ora, è chiaro che l'impegno militare non è di per sè sufficiente, occorre un disegno politico, con una visione di una futura appartenenza alla comunità europea".
Ampio è il quadro della situazione internazionale in cui le nostre Forze Armate sono operative, con una presenza che riesce ad essere cospicua nonostante i tagli alle riserve finanziarie; il generale Camporini ha accennato allo sforzo che stanno facendo per garantire in modo dignitoso le attività e la sicurezza a soldati e soldatesse, dando fondo alle riserve che, però, dovranno essere ripristinate in futuro.
Anche perché i militari non solo operano a livello internazionale, ma sono presenti sempre e rapidamente sul territorio nazionale: ogni qualvolta si verifichi qualche sciagura sono al servizio del cittadino:
"Siamo sempre i primi ad intervenire".
E sempre pronti a migliorare le loro performances . Conclusa l'epoca del servizio di leva, ora donne e uomini, che chiedono di far parte delle Forze Armate, sono sottoposti ad una accurata selezione, in modo che sia sempre garantita la qualità della professione..."quella qualità spesso invidiata dagli altri Paesi"
Ed ora che è nata la Difesa S.p.a?
"Sono molte le attività che le Forze Armate conducono a favore di altre istituzioni, sino ad ora a titolo gratuito. Possiamo continuare a dare contributo, ma a titolo oneroso"
Come, ad esempio, collaborare con una comunità montana che ha chiesto di lanciare su territori montuosi, mediante elicotteri, esche per la vaccinazione contro la rabbia.
Giustamente, perchè farlo gratis?
Concludiamo l'intervista con il generale Camporini, ammirando un particolare oggetto sul tavolo dl suo ufficio, che, egli ci spiega, è un collimatore di un Mig 21, recuperato presso l'aeroporto afghano di Shindand e donatogli dal generale Rosario Castellano.
Una testimonianza a ricordo della presenza italiana in Afganistan, in cui, come negli altri teatri oprativi, lavorano con passione le nostre Forze Armate. Avendole seguite da vicino, non possiamo che esprimere al loro Capo di Stato Maggiore della Difesa l'ammirazione e la sensazione di orgoglio per essere italiani, se rappresentati da quelle professionalità che abbiamo visto all'opera.
Maria Clara Mussa
da www.Cybernaua.it
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