venerdì 15 ottobre 2010

Euro/ Dollaro a 1,50 ? E' prossimo. Petrolio a 150 $ il barile? Possibile, basta attendere


15 ottobre 2010 ore 9,57: EUR/USD 1.4086 1.4087

Alla stessa ora i prezzi del petrolio sono ancora stabili intorno all'area 80 dollari per barile.

Brent 83.95 83.98
Light Sweet 82.59

La domanda dunque è se vedremo nuovi massimi nelle materie prime

In effetti questo sta già avvenendo; l'oro sta volando verso i 1.500 dollari l'oncia, il mais ha raggiunto i 5,79 dollari per bushel, record degli ultimi due anni,l'etanolo è giunto a 2,2 dollari per gallone. I prezzi del cotone, giunti a 114,87 cents per libra, hanno toccato il prezzo massimo degli ultimi 15 anni.

Le motivazioni sono molteplici. E se per etanolo e mais i record nei prezzi dipendono dal via libera dato negli USA all' E15, il carburante addizionato con il 15% di etanolo che nel 2011 potrà essere usato da 65 milioni di auto; se per il cotone dipende da un magro raccolto nella presente stagione e dall'accaparramento che ne sta facendo la Cina, per tutti ci sono due fattori fondamentali : il deprezzamento del dollaro e la speculazione finanziaria.


La Federal Reserve sta per lanciare un nuovo piano

Non se ne conoscono ancora le cifre, ma i tratti sono chiari e le dichiarazioni preoccupanti. In effetti Bernanke acquisterà sul mercato Treasury Bond per minimo 1.000 miliardi di dollari; risultato un'altra valanga di liquidità per tenere in piedi l'economia. Non solo. Allagare ulteriormente il sistema di liquidità, con tassi praticamente a zero, significa dire agli investitori finanziari : indebitatevi in dollari ed investite sui paesi emergenti che, con qualche problema d'inflazione, hanno i tassi più alti. Attivando questo circuito si fa innanzi tutto bella figura politicamente; nessuno potrà dire che non si è data una mano all'economia. Ma si ottiene un risultato parallelo: quello di convogliare sulle valute emergenti un fiume di capitale finanziario in cerca di maggiori rendimenti. Ne consegue che queste valute tenderanno ad apprezzarsi, rendendo più difficili le esportazioni di merci prodotte in quei paesi e facilitando produzione ed esportazione a stelle e strisce. Oltretutto, al maggior guadagno in termini di rendimento finanziario potrà anche sommarsi il guadagno derivante dall'apprezzamento di quella valuta sulla quale è stato indirizzato l'investimento finanziario.


" E' INTERESSE DELL'AMERICA AVERE UN DOLLARO FORTE "

Questo leit motiv viene ripetuto dall' AMMINISTRAZIONE ogni qualvolta ci si avvicina ad una svalutazione della moneta. E' statistico ! E così, dai primi di settembre il dollaro s'è svalutato del 5% circa nei confronti di pressochè tutte le valute. Ovviamente questo avviene a discapito anche dei propri cittadini. Quando la moneta nazionale perde valore nelle ragioni di scambio, il portafoglio di ognuno di noi s'impoverisce. Di questo può accorgersene chi passa da un'area valutaria all'altra. Ma quanti sono gli americani che vengono in Europa dopo esserci già stati, magari 8 anni fa ? Pochissimi ! Quindi la massa non se ne accorge e le imprese nazionali tirano una boccata d'aria: con la valuta interna deprezzata le loro esportazioni hanno un vantaggio per crescere. Quando nel 2002 andai per la prima volta in Messico, paese quasi a cambio fisso con il dollaro che lì è usualmente moneta di pagamento, con un euro ricevetti 80 cents di dollaro. Oggi, con lo stesso euro, riceverei quasi un dollaro e mezzo ! Il turista capisce da queste cose il senso di una moneta che s'è rivalutata. L'industriale italiano, al contrario, se ne accorge tutti i giorni. Come puoi invogliare l'americano a comprare Made in Italy se quello che comprava con 80 cents di dollaro ora gli costa un dollaro e mezzo ?


LA CINA E' PREOCCUPATA

L'Impero Celeste è due volte preoccupato. Rigidamente legato, fino a poco tempo fa, al dollaro nel valore di cambio, vedeva con noncuranza le fluttuazioni della moneta verde. Anzi, svalutandosi contestualmente la catenaria dollaro/Yuan quest'ultimo vedeva aumentare la sua competitività dei prezzi nelle altre aree valutarie.

Ma ora che tutti stanno chiedendo a Pechino di accettare una congrua rivalutazione della sua moneta la storia si fa complicata. La CINA è costretta ad incrementare il suo PIL a livelli prossimi al 10% annuo, tutti gli anni. E deve farlo con le esportazioni. Il perchè di questa necessità è ovvio. Può, è vero, cercare d'aumentare i consumi interni, quindi crescere perchè i cinesi consumano di più. Ma cosa può consumare in più una società dove lo stipendio mensile medio è pari, per i più fortunati, a 200/300 dollari ? Molti salari stanno ultimamente crescendo al ritmo del 17%; è un tasso elevato, ma significano 34/50 dollari in più di disponibilità mensile limitatamente ad un terzo della popolazione che lavora nel commercio, nell'industria e nei servizi. E l'altro miliardo che fa?
La popolazione cinese è molto vecchia e gli anziani non dispongono di un sistema pensionistico o di un wellfare come i paesi europei. Ecco perchè debbono crescere a ritmi infernali, ecco perchè la Cina accapara quanto più possibile in ordine ad energia e materie prime.

LA SECONDA PREOCCUPAZIONE

Contrariamente a quanto avvenuto nel passato, e questo spiega perchè vecchi modelli economici sono obsoleti, i paesi ad economia emergente hanno accumulato ampie riserve valutarie. In pratica non hanno debito sull'estero e sono ricchissimi. Generalmente, venendo regolate le transazioni commerciali in dollari, hanno i forzieri colmi di dollari o di obbligazioni in dollari. Vedersi questo pò pò di roba perdere valore li urta un pochino. Soltanto la CINA ha circa 800/900 miliardi di Bond americani.



Ecco quindi iniziare la convergenza verso altre valute. Compriamo Euro si son detti i paesi emergenti, gli sceicchi arabi e chiunque esporti materie prime. Compriamo aziende estere, compriamo porti e strutture da cui partire all'assalto. Così l'euro sale e la nostra merce fatica ancor più ad essere esportata. Ha ragione il Ministro Tremonti: il mondo è cambiato, ed è cambiato così velocemente perchè nessuno ha avuto la capacità di governare questo cambiamento. Tutti ambivano a finire sui libri di storia per aver firmato la prima banconota in euro, per aver ammesso la Cina al WTO, per aver portato l'Europa da 6 a 10 a 27 paesi.
Nessuno ha pensato alla doppia circolazione nuova/vecchia valuta per qualche anno, nessuno ha pensato che se gli operai lavorano in condizioni di schiavitù in Europa, chissà cosa avviene entro il loro confini. Oggi i nodi vengono al pettine.


PETROLIO PROSSIMAMENTE A 150/ 200 DOLLARI AL BARILE

In tutto questo bailamme la speculazione finanziaria ci va a nozze. Per ora è attenta ai cambi e ai debiti sovrani. Nel timore di ulteriori svalutazioni del dollaro, di qualche default sovrano, o di qualche sortita israeliana sull' Iran ( non ha ribadito Amhadinejad in Libano che lo stato di ISRAELE verrà cancellato dalle cartine geografiche ?) sta ammassando oro che da quanto precede pone al riparo. Poi, ad acque calme, ai primi sintomi di ripresa economica robusta si lancerà sul petrolio.

Cosa serve allo sviluppo? ENERGIA. Ma se il dollaro dovesse attestarsi, come probabile, ad 1,50 contro euro i signori dell'oro nero non accetteranno a lungo di essere pagati con carta tanto debole per poi comprare quanto occore pagando l'euro necessario tanto caro. Tempo un anno e torneremo a 150 dollari al barile.

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